Dalla storia alla matematica gender, bambini nel mirino in Spagna
Il governo socialista spagnolo è impegnato nella riforma dei programmi scolastici, alla luce della Legge Celaá. Nelle bozze dei decreti relativi alle scuole per bambini da 0 a 12 anni si parla di “scoperta personale della sessualità”, “giochi esplorativi stimolanti”, insegnare la matematica secondo una “prospettiva di genere”, ecc. Un progetto che mira a eliminare morale e identità cristiana.
Dopo che la Lomloe, meglio conosciuta come Legge Celaá, è stata approvata il 29 dicembre scorso, il governo socialista spagnolo è alle prese con la sua declinazione pratica, cioè la riforma nei programmi scolastici di tutto il paese. Nei giorni scorsi, il 9 e 10 agosto, si è scoperto che Il governo vuole promuovere in tali decreti tutto il peggio della neodottrina educativa occidentale che annacqua le nozioni accademiche di base e le sostituisce con pericolose, nonché fantasiose, ideologie. Ne sono un esempio alcuni allegati ai decreti per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia e primaria spagnola (da zero a 12 anni) che includono la “scoperta personale della sessualità” e “giochi esplorativi stimolanti”; la matematica secondo una prospettiva di genere (che sta già inquinando le menti di centinaia di migliaia di bambini negli Usa) e altre non meno pericolose amenità sulla grammatica, la lettura dei testi scolastici etc.
Nel caso della primaria (6-12 anni), il governo dà appunto alla matematica una “prospettiva di genere”, ma gli insegnanti avvertono che c’è meno contenuto nel nuovo curriculum: mancano i numeri romani, la regola del tre e il dettato. Il governo ha abbracciato il progetto di trasformare gli studenti in piccoli ricercatori, ma senza fornire loro gli strumenti nozionistici né una bussola per poter indagare la realtà. Anzi, il socialismo pedagogico in salsa iberica vuole imporre ai bimbi spagnoli degli spessi paraocchi ideologici, cosicché si abituino a vedere solo uno spaccato della realtà. Il Ministero dell’Educazione ha inviato nei giorni scorsi alle comunità regionali alcune delle bozze di questi decreti, alle quali il quotidiano ABC ha avuto accesso. I ministeri regionali dell’educazione dovranno valutarle e completarle: nelle regioni senza lingua co-ufficiale, i regi decreti rappresentano il 60% del curriculum, mentre in quelle con una lingua co-ufficiale il 50%.
La nuova matematica che il governo sta preparando per la scuola primaria avrà inoltre un “senso socio-emotivo” per aiutare gli alunni a “gestire” i loro sentimenti. Il testo, a cui anche El Mundo ha avuto accesso, dice che “risolvere problemi matematici dovrebbe essere un compito gratificante”. “L’acquisizione di competenze emotive nell’apprendimento della matematica promuove il benessere degli studenti e il loro interesse per la disciplina e la motivazione per la matematica da una prospettiva di genere”. Il governo, oltre a programmare generazioni di ignoranti patentati e privi di nozioni di base in matematica, grammatica, lettura e storia, vuole insegnare ai bambini della scuola primaria cosa è “buono” e cosa è “cattivo” nel programma scolastico sui “Valori civici ed etici”. Agli studenti verrà insegnato a riconoscere i rischi di “manipolazione e disinformazione”, tutto inteso ovviamente nel senso del politicamente corretto: così facendo, uno spirito critico giovanile che volesse andare oltre i confini della conoscenza di regime e volesse indagare o apprendere altre informazioni storiche, filosofiche, matematiche e letterarie, potrebbe rischiare di essere accusato di “discriminazione” verso i compagni di classe.
Il Partito Popolare di Pablo Casado ha detto che i nuovi curriculum scolastici sono impregnati di una “straordinaria perversione”, un chiaro tentativo del governo di “appropriarsi dell’educazione per introdurre l’ideologia nelle classi” che viola l’articolo l’articolo 27 della Costituzione, “spogliando i genitori della responsabilità dell’educazione dei loro figli” e impedendo a questi ultimi di “ricevere una formazione religiosa e morale” secondo le “convinzioni” dei genitori. Gli stessi Popolari, a nome delle coalizioni di governo regionale che li vedono coinvolti, hanno già deliberato di sviluppare i curriculum regionali in modo da impedire l’indottrinamento ideologico che si vuole imporre da Madrid. Il leader di Vox, Santiago Abascal, non è stato da meno, lanciando al governo un messaggio chiaro: “Giù le mani dai nostri bambini… nessun indottrinamento con l’amnesia storica, nessun laboratorio di sessualità per preadolescenti, nessun attacco alla famiglia, nessun insegnamento in odio alla Spagna”.
La Legge Celaá con i suoi regolamenti, la legge sulla “memoria storica” (che rilegge la storia del paese sotto la prospettiva femminista, anticristiana e comunista), la legge sull’eutanasia, la proposta sulla legge pro trans, quella per liberalizzare ulteriormente l’aborto e le tante decisioni delle amministrazioni comunali di abbattere i crocifissi pubblici, sono parte dell’unico progetto socialista (da Zapatero sino a Sanchez): sradicare completamente le radici e tradizioni cristiane dal paese. Questa è stata la lucida denuncia dei vescovi spagnoli lo scorso 29 luglio. A nulla sono valse le rassicurazioni del nuovo ministro dell’Educazione Pilar Alegría sulla collaborazione con le scuole paritarie del paese, come hanno detto all’unisono gli esponenti delle scuole cattoliche e dei genitori: mancano fatti concreti sul finanziamento, l’autonomia delle scuole, la garanzia della libertà di scelta, il tema dell’insegnamento della religione cattolica.
L’indottrinamento e la banalità educativa sono due flagelli nell’educazione socialista degli scolari: insieme distruggono la libertà di spirito, mortificano il desiderio di verità e annullano la volontà di sacrificio. Questa catastrofe (dis)educativa è la vera pandemia di questo inizio di secolo.