Reginald Foster, il latinista che rendeva viva una lingua morta
Nel giorno di Natale di questo 2020 è morto il carmelitano Reginald Foster, nato nel 1939 a Milwaukee nel Wisconsin e considerato uno dei più grandi latinisti della Chiesa cattolica, se non il più grande.
Nel giorno di Natale di questo 2020 è morto il carmelitano Reginald Foster, nato nel 1939 a Milwaukee nel Wisconsin e considerato uno dei più grandi latinisti della Chiesa cattolica, se non il più grande. Era una persona che amava intensamente la lingua latina, che insegnava gratuitamente, senza chiedere nulla ai suoi studenti. Quando era alla Gregoriana, questo gli diede dei problemi con i gesuiti (che avevano pure qualche ragione) in quanto molti allievi che partecipavano ai suoi corsi non pagavano nulla né all’insegnante né all’università. Il professor Foster era conosciuto come “il latinista del Papa“, in quanto lavorava nella Segreteria di Stato per la traduzione dei documenti ufficiali del pontefice e della Santa Sede. Raccontava di questa esperienza e di come il latino stesse oramai scomparendo nella vita della Chiesa. A chi entrava in confidenza con lui svelava aneddoti e dietro le quinte che erano sempre molto gustosi.
Il professor Foster era un genio del latino, aveva anche ideato un metodo di insegnamento del latino che richiedeva l’esperienza della lingua come una lingua vivente. Dei suoi ex allievi hanno tentato di mettere in forma di libro questo metodo. Gli allievi lo adoravano, e giustamente. Gli americani lo chiamavano Reggie con quella confidenza che a noi europei un pochino spaventa. Per noi era il professor Foster e basta. Ma non era una persona che incuteva timore, gli piaceva giocare con il latino, come sapevano tutti gli allievi che in questo periodo di Natale cantavano Jingle Bells con queste parole: “Consulis manu/ mappa decidit,/acer cum curru/equus exsilit./pone nos sonant/carcerum valvae,/quam Circenses delectant!/quam gaudent aurigae!:/ tinniunt, tinniunt/usque phalerae;/ quam libenter audiunt/ in cursu aurigae!” (provateci!).
Era un tipo certamente singolare ma di grande bontà e di grande cuore, da cui traspariva un amore sincero per quello che faceva. Sit tibi terra levis, professor Foster! Nel cuore dei tanti a cui ha insegnato con tanta dedizione, non sarà mai dimenticato.