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Regina di Saba, prefigurazione dei convertiti a Cristo

La vera Sapienza, “splendida e incorruttibile”, che la regina di Saba simbolicamente richiama, prefigura la conversione a Cristo di tutti i popoli della terra. La ricca sovrana compare come simbolo della Chiesa sposa di Cristo, e nei cicli a rilievo dei portali delle cattedrali, dove, accanto a Salomone, appare nella veste di giudice dell’ultima ora. Come a Parma nel complesso dell'Antelami.

Cultura 15_02_2020

Benedetto Antelami, Il re Salomone e la regina di Saba, Parma – Battistero della Cattedrale

Sia benedetto il Signore, tuo Dio, che si è compiaciuto di te così da collocarti sul trono d’Israele, perché il Signore ama Israele in eterno e ti ha stabilito re per esercitare il diritto e la giustizia". (1Re, 9)

A pronunciare queste parole fu la regina di Saba che, venuta a conoscenza della straordinaria sapienza del re d’Israele, Salomone, si mise in cammino per raggiungerlo e verificarne la saggezza.  Portò con sé molti doni, oro, gioielli, incensi e profumi; il suo lungo viaggio, dai confini del mondo a Gerusalemme, fu usato come prefigurazione veterotestamentaria di quello dei Magi, giunti dall’estremo oriente ad adorare il Bambino Gesù.

La sua fortuna iconografica ha origini medievali: è nel dodicesimo secolo che la ricca sovrana comincia a comparire miniata nei codici biblici, quale simbolo della Chiesa sposa di Cristo, e nei cicli a rilievo dei portali delle cattedrali, dove, accanto a Salomone, appare nella veste di giudice dell’ultima ora. Disse, infatti, Gesù, interrogato da scribi e farisei: “La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!”. 

La coppia regale fu inserita da Benedetto Antelami - scultore e architetto originario della Val d’Intelvi e attivo a cavallo tra XII e XIII secolo, periodo di transizione dal romanico al gotico - nel programma iconografico del portale settentrionale del Battistero di Parma, presso il quale ricoprì la carica di “magister operis”. Le due statue furono collocate nella nicchia a destra dell’ingresso: in loco oggi si trovano copie, essendo stati ricoverati gli originali all’interno del Museo diocesano.

Le due figure a tutto tondo, che mostrano ancora oggi tracce dell’antica policromia, sembrano dialogare tra di loro. Salomone, leggermente rivolto a sinistra, guarda la sua ospite, parlandole socchiudendo appena le labbra. La regina, la testa coronata lievemente girata, sorregge il manto con la mano sinistra per agevolare il suo incedere verso il sovrano, come sembra suggerire la postura della gamba destra che avanza sotto la lunga tunica elegante.  

Riconosciamo i due personaggi dal cartiglio nella mano regale che recita così: “Salomon Regina Austri”, Salomone e la regina del sud, citata, appunto, nel Vangelo di Matteo. Non sono soli e altre coppie li affiancano. Intorno a loro lo scultore dispose, in posizione simmetrica, le figure del re Davide e del profeta Natan, che gli aveva preannunciato la venuta del Messia dalla sua discendenza. In alto, sopra il portale, gli Arcangeli Michele e Gabriele rappresentano, infine, il compiersi del disegno di Dio nel mondo.

È un messaggio profetico quello che si legge nel marmo rosa del Battistero: l’annuncio del Verbo incarnato cui rimandano anche tutti gli altri rilievi, gli alberi di Giacobbe e quello di Jesse, le storie del Battista, la Vergine con il Bambino benedicente e l’Adorazione dei Magi.

È questa la vera Sapienza, “splendida e incorruttibile”, che la regina di Saba simbolicamente richiama, prefigurando la conversione a Cristo di tutti i popoli della terra. Salomone l’amò sopra ogni altra cosa. Così, infatti, egli disse: “La preferii agli scettri e ai troni e stimai le ricchezze un nulla di fronte a lei, a cui non paragonai la pietra più preziosa.” Sap7