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CLIMATOLOGI

Record di gas serra. Ma il riscaldamento non c'è

Le emissioni di gas serra non sono mai state così alte. L'Organizzazione Metereologica Mondiale avverte che avranno un forte impatto sul riscaldamento globale. Ma intanto, questo riscaldamento, non si vede. La tendenza è rallentata dalla fine degli anni '90, anche se le tesi dei climatologi son dure a morire.

Creato 10_09_2014
Gas serra

Altra dose di catastrofismo in arrivo. Le emissioni di anidride carbonica (Co2) nel 2013 hanno battuto il record, che finora era stato raggiunto nel 1984. Mai, da allora, erano cresciuti i gas serra nell'atmosfera così rapidamente.

La relazione annuale del Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm) rilancia l’allarme climatico: «Sappiamo con certezza che il nostro clima sta cambiando e che le condizioni climatiche diventano sempre più estreme a causa di attività dell’uomo come ad esempio la combustione di combustibili fossili», ha detto il segretario generale, Michel Jarraud, nella nota che accompagna il rapporto, il Greenhouse Gas Bulletin. «Le emissione di Co2 (anidride carbonica, ndr) passate, presenti e future avranno un impatto sul riscaldamento globale e l’acidificazione degli oceani. Le leggi della fisica non sono negoziabili». O forse lo sono?

Lo strano fenomeno, che inizia ad essere sotto gli occhi di tutti, è l’assenza di riscaldamento globale. Non così forte come è stato previsto, per lo meno. E non così correlato alle emissioni da record di Co2. Già ne avevamo parlato su queste colonne al momento della pubblicazione di un nuovo studio sullo “hiatus”, pausa, nella crescita della temperatura, a cui il mondo scientifico sta cercando di dare una risposta.

Lord Matt Ridley, autore di The Rational Optimist (L’ottimista razionale), sulle pagine del prestigioso Wall Street Journal si diverte a prendere in giro i catastrofisti della climatologia. «Il 23 settembre le Nazioni Unite daranno un ricevimento per i leader mondiali, a New York, per chiedere loro un’azione urgente contro il cambiamento climatico. I leader della Cina, dell’India e della Germania hanno già annunciato che non parteciperanno al “summit” e altri, probabilmente, seguiranno il loro esempio, lasciando il presidente Obama un po’ solo. Che sia perché non ritengono più una minaccia la previsione secondo cui, più tardi nel nostro secolo, l’aria possa diventare un po’ più tiepida?». Lord Ridley ricorda che lo stesso Ipcc abbia cambiato le sue previsioni. Per i 30 anni successivi al 1995, aveva ipotizzato un aumento di temperatura di 0,7 gradi Celsius. Adesso la previsione è di 0,5 gradi Celsius. Probabilmente dovrà essere corretta al ribasso.

Lord Ridley, nel suo stesso articolo, ritiene che vi siano due reazioni del mondo scientifico di fronte a questa doccia fredda subita dalla teoria del Global Warming. La prima è stata la negazione: non esiste alcuna “pausa” del riscaldamento. La seconda, attuale, è quella della giustificazione: la pausa esiste, ma non modifica sostanzialmente la teoria generale del riscaldamento globale. Nello scandalo delle email della East Anglia, i ricercatori, discutendo fra loro tramite posta elettronica, ammettevano candidamente come non vi fosse più un vero e proprio riscaldamento globale fin dal 1998. Allora era il 2005. Nelle email gli scienziati in questione ritenevano non fosse il caso di divulgare quella tesi, prima di tutto perché 7 anni erano troppo pochi per essere statisticamente rilevanti. E poi perché non era politicamente conveniente parlarne (ed è per questo che lo scambio di email è diventato uno scandalo). Adesso gli anni sono diventati 15, un arco di tempo statisticamente più rilevante, ma la “pausa” continua. E a questo punto, possiamo parlare ancora di pausa? Tra il 1940 e il 1975 il clima si è raffreddato, tra il 1975 e il 1998 si è riscaldato, dopo il 1999 il riscaldamento è drasticamente diminuito. Di che “riscaldamento globale” stiamo parlando, allora?

Il quotidiano britannico The Guardian, sulla sponda politica opposta (di sinistra) rispetto all’americano Wall Street Journal, si pone la stessa domanda. Intervista il fisico britannico Brian Cox, il quale insiste graniticamente nel negare ogni dubbio. Il professor Cox afferma che gli scienziati siano convinti al 95% che il riscaldamento esista, continui e sia provocato dalle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo. Il fatto che vi sia un 5% di margine di incertezza, secondo Cox, non giustifica alcuno scetticismo. Per il fisico britannico si tratta solo di scelte politiche e di comunicazione sbagliata “un dibattito falsato” dalla troppa accuratezza, una falla sfruttata dagli scettici per promuovere la loro agenda politica “non scientifica”. Non si dovrebbe parlare nemmeno di margine di incertezza, dunque. Secondo Cox si dovrebbe vendere il riscaldamento globale praticamente come una verità assodata.

I fatti e le temperature, tuttavia, dovrebbero suggerire qualche dubbio in più. Farebbero pensare, non a un errore di comunicazione “sfruttato dagli scettici”, ma ad un possibile fallimento scientifico di una teoria che domina il dibattito da un ventennio. I fallimenti esistono, d’altra parte: se una teoria non fosse fallibile o falsificabile, non sarebbe neppure scientifica. E Al Gore (ex vicepresidente Usa) si rassegni: aveva previsto il completo scioglimento dei ghiacci del Polo Nord entro 5 anni. Lo diceva nel 2009. Oggi siamo nel 2014. E i ghiacci dell’Artico sono aumentati rispetto a quelli di 5 anni fa.