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LA RICANDIDATURA

Raggi, così i 5S scardinano il vincolo dei due mandati

Nonostante il disastro amministrativo degli ultimi quattro anni, Virginia Raggi correrà di nuovo per il Campidoglio. Ad oggi sono nulle le possibilità che arrivi a un ballottaggio. Ma con questa mossa i big dell’M5S sdoganano la deroga al vincolo dei due mandati

Politica 12_08_2020

Non è bastato il disastro amministrativo degli ultimi quattro anni. Non sono bastate le torbide vicende giudiziarie di alcuni suoi stretti collaboratori. Non è bastato il vincolo dei due mandati, previsto dalle “ferree” regole grilline. Virginia Raggi sfida il buon senso e la pazienza dei romani e decide di ricandidarsi. La prossima primavera correrà per riconquistare il Campidoglio e guidare per altri cinque anni la Capitale.

Il primo cittadino romano invita i cittadini a chiudere un occhio, se non due, e a dimenticare gli autobus in fiamme, le buche in ogni angolo di strada, i rifiuti accatastati e non smaltiti, il degrado delle periferie, il dissesto delle aziende partecipate, le macroscopiche carenze di servizi essenziali. Lei dichiara di volersi ricandidare «perché non ci sta ad apparecchiare la tavola per far mangiare quelli di prima» e che, ma lei non lo dice, in molti casi ora stanno con lei, nel senso che appoggiano la sua giunta. Lei allude a portatori di interessi e predatori di incarichi, commesse, appalti, ma in questi quattro anni, va detto, alcune persone a lei molto vicine sono state coinvolte in inchieste su presunte irregolarità amministrative e lei stessa ha ricevuto avvisi di garanzia per abuso d’ufficio (poi archiviata la sua posizione) nell’inchiesta sullo stadio della Roma e per falso (assolta in primo grado), in relazione a una serie di nomine fatte quantomeno con leggerezza.

Infine, ciliegina sulla torta, anche lei si è guadagnata un posto nel libro dei politici incoerenti, visto che nel dicembre 2017 dichiarava: «Non mi ricandido. Arrivare viva alla fine di questo mandato sarebbe un successo».

Ecco perché in Rete anche il popolo grillino è diviso su questo suo annuncio, definito quantomeno inopportuno, visto che non è passato al vaglio della piattaforma Rousseau. Formalmente dovranno essere gli iscritti e i simpatizzanti grillini a pronunciarsi sulla sua ricandidatura, teoricamente impedita dal vincolo dei due mandati. Virginia Raggi è infatti al suo secondo mandato elettivo, avendo già fatto il consigliere di minoranza nella consiliatura precedente, quando il sindaco era il dem Ignazio Marino. Ma ormai si sa che le regole pentastellate stanno saltando una dopo l’altra e dunque salterà anche questa del doppio mandato.

Virginia Raggi usufruirà di una deroga che, al momento opportuno, verrà accordata anche a tutti i big del Movimento, da Luigi Di Maio a Roberto Fico, che altrimenti dovrebbero lasciare la politica alla fine dell’attuale legislatura. Come al solito, il parere online del “popolo grillino” servirà per imbellettare e ammantare di spirito democratico l’ennesima decisione verticistica e oligarchica presa da Grillo, Casaleggio e soci.

Il sindaco di Roma è dunque la “testa d’ariete” dei vertici dei 5 Stelle per scardinare il divieto di ricandidatura per chi è già stato eletto due volte. L’endorsement di Beppe Grillo in favore della ricandidatura di Virginia Raggi non servirà di certo a impedire una figuraccia all’attuale sindaco, già scaricato da tutti i suoi possibili alleati. Nel Pd romano non vogliono neppure sentire pronunciare il suo nome, quindi appare esclusa un’alleanza. I sondaggi per i grillini continuano ad essere disastrosi e quindi le possibilità che l’attuale primo cittadino riesca ad arrivare al ballottaggio sono praticamente nulle.

In questo modo, però, i big del Movimento realizzano un duplice scopo: sdoganare la deroga al vincolo del doppio mandato e bruciare il nome della Raggi che, una volta esclusa dal ballottaggio per la guida della città (facile prevedere una sfida finale tra un esponente del centro-destra e uno del Pd), non sarebbe spendibile né per incarichi di governo né per una candidatura in Parlamento né tantomeno per ruoli di responsabilità nel mondo Cinque Stelle.

Chiara Appendino, l’altro sindaco pentastellato in scadenza di mandato, pare abbia scelto una strada più intelligente: fare un passo indietro e promuovere una sorta di laboratorio politico 5S-Pd per trovare un candidato sindaco vincente per Torino. In questo modo potrebbe essere “promossa” con un incarico a Roma.

Il Movimento Cinque Stelle, in costante e inesorabile declino, è destinato quindi a perdere di qui a un anno la guida delle poche città sin qui amministrate e, fin da settembre, a diventare marginale nelle battaglie tra centrodestra e centrosinistra. In nessuna delle Regioni e delle città chiamate al voto il 20 e 21 settembre, i grillini hanno possibilità di vincere. Ecco perché il “si salvi chi può” scatterà presto e la scissione tra chi andrà a destra e chi andrà a sinistra potrebbe essere molto vicina.