Ragazzina aggredita perché indossa il crocifisso
A Terni, 12enne islamico arrivato da poche settimane dal Senegal insulta e picchia una sua compagna di classe perché si rifiuta di togliersi una catenina con il crocifisso. Per la preside è un normale screzio tra adolescenti, e casomai a provocare è stata la ragazzina cattolica che esibendo il crocifisso ha esasperato il suo compagno.
Dopo il caso di Conselice, ecco Terni. Dopo gli insulti alla processione della Madonna ecco l’aggressione a una ragazzina di 12 anni da parte di un suo compagno di classe che non sopportava il crocifisso che portava al collo. In entrambi i casi protagonisti sono ragazzini islamici.
A Terni l’aggressione è avvenuta all’uscita di una scuola media nel quartiere periferico di San Giovanni mentre la ragazzina, già fatta segno dell’ostilità del suo compagno di classe senegalese, camminava insieme a sua madre: «Mi ero accorta che ci stava seguendo - ha raccontato la ragazzina a Repubblica - e mia madre mi diceva di non guardarlo. Poi all'improvviso è corso verso di me e mi ha dato una gomitata alla schiena, una specie di colpo di karatè. Io sono caduta in avanti, mi sono messa a piangere». Poi ha provato a strapparle il crocifisso dal collo, bloccato immediatamente dalla madre della ragazza, poi medicata in ospedale per il colpo ricevuto, con una prognosi di 20 giorni. La denuncia è partita d’ufficio ma data l’età dell’aggressore non ci sarà nessuna conseguenza penale.
Sul motivo dell’aggressione subito dirigenti scolastici, autorità politiche e diocesi hanno invitato alla prudenza per evitare strumentalizzazioni e capire veramente la natura del gesto prima di dare un giudizio definitivo. Atteggiamento più che giusto vista la delicatezza della situazione, soprattutto in una città che non più di due mesi fa è stata sconvolta dalla morte assurda di un 27enne, ucciso senza alcun motivo all’esterno di un bar in centro da un marocchino ubriaco, che non aveva neanche i titoli per restare in Italia.
Col passare dei giorni però alla prudenza si sta sostituendo l’omertà e la volontà di coprire la realtà, cercando di ridurre il tutto a normali screzi che ci sono tra adolescenti. I fatti però suggeriscono qualcosa di diverso: il ragazzo era arrivato dal Senegal il 27 aprile, quindi da poche settimane, per ricongiungersi al padre, un ambulante che risiede con regolare permesso di soggiorno in Italia già da diversi anni. La situazione familiare, a quanto raccontato da alcuni genitori della scuola media, già potrebbe aiutare a spiegare qualcosa. Il padre ha infatti una moglie in Italia e due in Senegal, per un totale di sette figli, che sta cercando di fare arrivare in Italia uno alla volta. La moglie in Italia non sarebbe comunque la madre del ragazzino protagonista della violenza. Il padre inoltre è parte di una piccola comunità senegalese che potremmo definire di stretta osservanza islamica tanto che le sorelle del ragazzo in questione indossano rigorosamente il velo.
C’è chi dice che in Senegal il ragazzino frequentasse una scuola coranica, fatto sta che sin dal suo arrivo – dicono i compagni di classe – oltre a farsi notare per diversi comportamenti strani (peraltro comprensibili in un ragazzo di quell’età sbattuto da un giorno all’altro in un mondo completamente diverso senza conoscere una sola parola di italiano) ha messo in mostra una particolare avversione per i crocifissi appesi alla parete e appunto per il crocifisso che la sua compagna di classe portava al collo. Da qui un crescendo di insulti e atteggiamenti ostili fino all’aggressione di tre giorni fa.
Si può comprendere allora che, pur con tutte le attenuanti del caso, ridurre il tutto a normali screzi fra adolescenti appare evidentemente riduttivo. Ma la cosa peggiore è che preside e vice-preside della scuola media ieri, durante un consiglio d’istituto dedicato al caso, hanno attribuito la responsabilità alla vittima, che «ha esasperato con atteggiamenti di fanatismo e integralismo cristiano il suo coetaneo di religione musulmana». Insomma, la ragazzina non doveva ostentare il crocefisso al collo, visto che il nuovo arrivato non gradiva avrebbe dovuto toglierselo. Sarebbe come dire che la persecuzione dei cristiani nel mondo, è colpa dei cristiani stessi che pretendono di vivere apertamnente la propria fede. Davvero una ben strana concezione della libertà religiosa, ma purtroppo questa sembra essere la mentalità prevalente, soprattutto in chi guida la comunità e ha responsabilità pubbliche.
Il caso peraltro non è isolato. Fonti locali riferiscono che alcuni giorni fa in un istituto superiore tecnico sempre a Terni, un altro caso simile ha visto per protagonista una adolescente islamica che per giorni ha preso di mira una sua compagna di classe malgrado fosse stata ripresa anche dagli insegnanti per il suo atteggiamento. Finché un’altra ragazza, per difendere la sua compagna le ha risposto in malo modo invitandola a tornarsene in Marocco se non le piaceva il nostro mondo. Apriti cielo, ragazzina islamica in presidenza a lamentarsi e studentessa italiana sospesa per “pensiero razzista”.
A essere davvero preoccupante, quindi, non è tanto l’atteggiamento di alcuni immigrati quanto la risposta delle autorità – scolastiche, civili e potremmo aggiungere anche religiose – che a forza di non voler vedere la realtà contribuiscono a esasperare le tensioni. Difficle non notare che Terni, fino a poco tempo fa una cittadina tranquilla, da un po’ di tempo si trova spesso al centro di fatti di cronaca, che coincidono con una profonda trasformazione in atto nella sua popolazione. Basti pensare che nel comprensorio ternano – ci dice l’ultimo censimento – la popolazione straniera è quadruplicata e solo nella città di Terni dal 2005 al 2012 gli stranieri sono più che raddoppiati, arrivando a costituire più del 10% della popolazione (clicca qui). Altro dato significativo è che la popolazione totale è rimasta in questo tempo costante a circa 110mila abitanti, il che vuol dire che c’è una vera e propria sostituzione di abitanti locali con stranieri. Una vera e propria rivoluzione demografica. Circa la metà degli immigrati presenti a Terni sono rumeni e albanesi, ma ci sono anche significative comunità dal Marocco, dal Pakistan e dall’Africa sub-sahariana.
Qualcuno potrà dire che è un caso ma negli ultimi dieci anni si assiste anche a un aumento vertiginoso della criminalità: basti pensare che nell’ultimo Diario della transizione del Censis Terni figura ai primi posti per l’aumento dei furti in appartamento, con un +243,7% in dieci anni (clicca qui).
Pensare che questa situazione possa essere risolta con moralistici inviti all’accoglienza e al rispetto delle religioni (ma solo quelle altrui) è la dimostrazione dell’idiozia della nostra classe dirigente che non si rende conto che l’immigrazione è un fenomeno complesso che va governato con attenzione e con regole chiare, se si vuole davvero favorire l’integrazione. Se poi addirittura di fronte a gesti di palese arroganza e violenza, si attribuisce la responsabilità alle vittime nel nome del quieto vivere e del politicamente corretto si mettono le basi per l’esplosione del conflitto sociale.