Raffaello Sanzio, modello dell’artista cristiano
Oggi ricorre il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio (1483-1520), fra gli artisti eccelsi che hanno goduto nei secoli del patrocinio della Chiesa. Dallo “Sposalizio della Vergine” agli affreschi nelle Stanze Vaticane, il pittore di Urbino è stato autore di autentici capolavori di arte sacra. Unendo alla straordinaria tecnica pittorica «una fede matura, una ricerca costante», come spiega Rodolfo Papa alla Nuova BQ, «per benedire l’arte sua».
La Chiesa cattolica nel corso della sua lunga storia ha patrocinato centinaia di migliaia di artisti, alcuni forse mediocri, altri grandi, altri grandissimi, ed alcuni eccelsi. Sicuramente, per quello che riguarda la pittura e l’arte sacra, fra gli eccelsi bisogna annoverare Raffaello (1483-1520), morto il 6 aprile di 500 anni fa.
Era figlio di Giovanni Santi (o Sancti, da cui poi Sanzio), a sua volta pittore e suo primo maestro nella natia Urbino. Il padre lo incoraggiò allo studio delle opere dei grandi maestri del passato, come Piero della Francesca. Fu ammesso alla scuola di Pietro Vannucci, detto il Perugino, da cui Raffaello poi trarrà ispirazione anche per alcune sue opere, come lo “Sposalizio della Vergine” che riprende stilisticamente la “Consegna delle chiavi” del Perugino.
Nel 1504 lo troviamo a Firenze dove rimarrà per quattro anni approfondendo la grande lezione dei maestri fiorentini, essendo Firenze la culla di quel periodo che a posteriori abbiamo definito come “Rinascimento”.
Poi, alla fine del 1508, eccolo a Roma, chiamato da papa Giulio II per affrescare le Stanze Vaticane, che inizialmente doveva dipingere con altri artisti ma che poi gli furono affidate in esclusiva. Riferisce la Treccani:
«Per prima fu affrescata la stanza detta della Segnatura (1508-11): motivo iconografico dominante è l’esaltazione delle idee del vero, del bene e del bello. Del vero, nei due aspetti di verità rivelata, nella teologia (Disputa del Sacramento), e di verità naturale o razionale, nella filosofia (Scuola di Atene); del bene, nelle Virtù cardinali e teologali e nella legge (Gregorio IX approva le decretali, Triboriano consegna le pandette a Giustiniano); del bello rappresentato dalla Poesia (Parnaso); sulla volta, come sollevate in una “sfera delle idee”, appaiono le personificazioni dei principî del vero (rivelato e razionale), del bene e del bello. L’estrema semplicità compositiva è determinante ai fini dell'immediato manifestarsi del valore simbolico delle raffigurazioni; la costruzione dello spazio si fa più complessa grazie all’ideazione di imponenti architetture, umane nella Disputa, reali nella Scuola di Atene, dove il “Tempio della sapienza” si ispira ai progetti di Bramante per il nuovo S. Pietro».
A Roma divenne artista celebratissimo, coccolato da Pontefici e da tutta la società romana. Sarà attivo anche come architetto della fabbrica della nuova Basilica di San Pietro in Vaticano. La sua morte, avvenuta il 6 aprile, è ancora un mistero. Alcuni la attribuiscono ad una malattia venerea, altri ad avvelenamento. Fu sepolto a Roma, nel Pantheon. Un epitaffio sulla tomba, attribuito a Pietro Bembo, dice: «Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di esser vinta; ma ora che è morto teme di morire». Il critico d’arte Vittorio Sgarbi dice di Raffaello: «Raffaello Sanzio è grande perché è il pittore dell’armonia, della proporzione e del bello» (lanuovasardegna.it).
A nostra domanda, l’artista Rodolfo Papa, storico dell’arte, pittore e accademico pontificio, ci ha così delineato l’importanza di Raffaello per l’arte sacra: «Raffaello è il modello indiscusso da secoli per tutta l’arte sacra della Chiesa, egli incarna l’ideale dell’artista cristiano, che unisce studio della realtà delle cose, conoscenza antiquaria dell’arte e penetrazione spirituale dei testi evangelici. Avendo egli studiato con Leonardo sa portare alle massime conseguenze le teorie artistiche del Maestro di Vinci e le somma alla scoperta dell’antico in chiave cristiana. Per questo è divenuto uno spartiacque nella concezione della pittura sacra cristiana. Raffaello è il pittore divino, è colui che unisce doti naturali all’impegno costante, tanto da diventare il disegnatore impareggiabile che inventa nuove composizioni che faranno da modello per tutti, compreso il più anziano Michelangelo».
Allora ci sarebbe da interrogarsi sul modo in cui Raffaello ancora oggi possa essere di esempio per artisti che, come Rodolfo Papa e altri, vogliono essere “postraffaelliti” e non “preraffaelliti” (movimento nato in Inghilterra nell’epoca del Romanticismo che vagheggiava il ritorno ad un’arte passata, prima dell’influenza, appunto, di Raffaello).
Rodolfo Papa su questo punto ci ha detto: “Raffaello è ancora attuale, non solo per la tecnica mirabile, per la cura del particolare, per la composizione impareggiabile, per l’acuta iconografia che costantemente reinventa alla luce di una più profonda visione d’insieme dell’arte pittorica, ma a tutto questo - che è già molto - unisce una fede matura, una ricerca costante del segno adeguato per dire bene, per benedire l’arte sua. Egli infatti inserisce la preghiera nella ricerca della forma bella. Ci sono delle lettere che descrivono lo stato d’animo di Raffaello nel periodo in cui deve ritrarre la Vergine in un dipinto, in cui descrive ad un amico lo sconforto nel non riuscire a trovarne la vera forma, che gli apparirà dopo lunga preghiera, finalmente in sogno, e solo in quel momento riuscirà nell'impresa. Raffaello Sanzio da Urbino è ancora oggi modello per un artista che voglia dipingere per la Chiesa, perché è artista completo, capace di unire lo studio delle cose fisiche con quelle trascendenti, di unire alla grande tecnica una grande fede, ecco perché dobbiamo ancora ammirarlo come un maestro”.
Insomma, un autentico gigante della cultura cattolica a cui bisognerebbe sempre ritornare per comprendere quei principi eterni che hanno fatto dell’arte sacra cristiana un faro e un esempio per tutto il mondo.