Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni Evangelista a cura di Ermes Dovico

ANNIVERSARIO

Radio Vaticana, da 80 anni la voce del Papa

Ideata da Guglielo Marconi, fu Pio XI a dare il via alle trasmissioni nel 1931: un mezzo che ha modificato l'immagine del papato.

Attualità 14_02_2011
Pio XI, Marconi, Pacelli

Inaugurata da Pio XI, alla presenza del suo ideatore, lo scienziato Guglielmo Marconi, la stazione radio della Città del Vaticano iniziò le sue trasmissioni il 12 febbraio 1931. La nascita dell’emittente fu una diretta conseguenza dei Patti Lateranensi, i cui accordi, in due articoli, riconoscevano alla Chiesa il diritto di rivolgersi al clero e ai fedeli, usufruendo di tutti i mezzi di comunicazione disponibili, tra cui appunto la radio.

Il primo comma dell’articolo 2 del Concordato stabiliva: «La Santa Sede comunica e corrisponde liberalmente con i vescovi, col clero e con tutto il mondo cattolico senza alcuna ingerenza del governo italiano», mentre l’articolo 6 del Trattato, comma 3°, precisava fra gli impegni dello Stato italiano quello di provvedere «altresì al collegamento, direttamente anche cogli altri Stati, dei servizi telegrafici, telefonici, radiotelegrafici, radiotelefonici e postali nella Città del Vaticano». Il progetto, affidato alla Compagnia Marconi di Londra, fu realizzato nel corso di due anni e dotò la Santa Sede di un impianto all’avanguardia, in grado di far arrivare la voce del Papa in tutto il mondo.

Pio XI esordì al microfono alle ore 16 e 30. Nel suo primo messaggio si rivolse: «A tutto il creato, a Dio, ai cattolici, alla gerarchia, ai religiosi, ai missionari, a tutti i fedeli, agli infedeli e dissidenti, ai governanti, ai sudditi, ai ricchi, ai poveri, agli operai e ai datori di lavoro, agli afflitti e perseguitati». La direzione dell’emittente fu affidata al gesuita p. Giuseppe Gianfranceschi, matematico e fisico illustre, in quel momento presidente della Pontificia Accademia Romana dei Nuovi Lincei, incarico affidatogli da Benedetto XV nel 1921, in occasione della rinascita dell’Accademia. Gianfranceschi decise di legare le attività dei due soggetti vaticani, facendo pubblicare gli interventi scientifici letti alla radio in un nuovo periodico, il cui nome era Nuncius Radiophonicus.

La prima seduta completa dell’emittente fu tenuta il 19 aprile 1931. Riprendendo la parola il Papa parlò di una seconda inaugurazione: «Se la prima infatti fu l’inaugurazione sacra alla fede, questa seconda è stata l’inaugurazione sacra alla scienza. Allora fu trasmessa la parola apostolica della fede, ora è stata trasmessa la parola della scienza. La stessa divina Scrittura ci dice che come Dio è autore della fede, così lo è anche della scienza». Dopo il Pontefice presero la parola dodici accademici che lessero i loro interventi adoperando il latino, l’italiano e il francese.

L’utilizzò della radiò modificò l’immagine del Papato. L’immediatezza del suono della voce di Papa Ratti, e l’attento ascolto dei radioascoltatori, consentirono alla Chiesa di rafforzare la propria autorità morale davanti al mondo e ai suoi governanti. A partire da quel momento la Santa Sede si rese indipendente da qualsiasi tentativo di uso strumentale della propria voce. Se, infatti, nel corso della Prima guerra mondiale, la Chiesa era stata isolata, e le sue parole in alcuni casi travisate dai governi belligeranti, da allora il Papa ebbe la possibilità di farsi ascoltare in maniera chiara e diretta.

Nel corso del 1931 la Radio Vaticana riportò due importanti discorsi tenuti da Pio XI. Il 15 maggio venne trasmesso il discorso pronunciato dal Pontefice in occasione dell’enciclica Quadragesimo Anno, mentre il 27 dicembre furono mandate in onda le parole pronunciate dal Papa a chiusura del XV centenario del Concilio di Efeso. Negli anni seguenti Ratti intensificò i propri interventi ricordando il decimo anniversario della propria elezione, celebrando le virtù di una venerabile, rivolgendo messaggi ai fedeli d’Oriente, ed inviando saluti e benedizioni in occasione di grandi raduni cattolici.

Dal 1936 fu inaugurata la tradizione dei radiomessaggi natalizi. Con il passare del tempo Marconi fu in grado di migliorare ulteriormente le prestazioni dell’emittente vaticana. Nei primi mesi del 1933 furono collegati gli impianti della Città del Vaticano con quelli di Castelganfolfo, la residenza estiva dei Papi. Nel 1936 la Radio Vaticana fu accolta ufficialmente nella Unione Internazionale Radiofonica. Dopo la scomparsa di padre Gianfranceschi la direzione fu assunta da padre Filippo Soccorsi. Su incarico del Papa il nuovo direttore si adoperò per potenziare i programmi dell’emittente favorendo in particolare la messa in onda di frequenti notiziari.

Fu creata a tal proposito una vera e propria redazione composta da appartenenti alla Compagnia di Gesù. Ai Gesuiti Pio XI affidò infatti la gestione dell’emittente. In qualità di unici responsabili, i padri Gesuiti furono impegnati nel corso delle drammatiche vicende della Seconda guerra mondiale a far ascoltare al mondo la voce di Pio XII, autore di numerosi e significativi discorsi in favore della pace.

Nel febbraio del 1971, in occasione del quarantesimo anniversario della fondazione della radio, Paolo VI ricordò il servizio offerto alla Chiesa dalla redazione, utilizzando le seguenti parole: «Quale potenza acquista la voce! Quale funzione è affidata alla Radio! Vi è mai servizio più congeniale con la nostra missione apostolica, quanto quello che voi, resi ministri della Parola, rendete alla causa del Vangelo e della Chiesa? A voi riecheggiare il Verbo, a voi assumere la vocazione profetica dell’apostolato cattolico! lo scopo essenziale della Radio Vaticana, Noi leggiamo nei vostri Statuti, è quello di unire direttamente il centro della cattolicità con i diversi Paesi del mondo, di dare al Papa la possibilità di rivolgersi direttamente a tutti i fedeli della terra, e diffondere la sua parola e il suo pensiero, di informare sull’attività della Santa Sede, di farsi eco della vita cattolica nel mondo, di mostrare il modo di vedere della Chiesa, e, in genere, di esporre il messaggio cristiano».