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Qui dove un angelo dipinse l'affresco dell'Annunciazione

La Basilica della Santissima Annunziata di Firenze è sempre stata il fulcro della vita cittadina. Si racconta che nel 1250, posto la prima pietra di una chiesa, in seguito a delle avvenute apparizioni mariane, l’affresco riproducente l’Annunciazione venne miracolosamente portato a termine da un angelo.

Cultura 06_08_2016
La Basilica della Santissima Annunziata di Firenze

Forse non tutti sanno che fino a metà del XVIII secolo in Toscana rimase in uso il cosiddetto Stile dell’Incarnazione, ovvero il computo dei giorni dell’anno a partire dal 25 marzo, festa dell’Annunciazione. Anche per questo motivo la Basilica della Santissima Annunziata di Firenze è sempre stata il fulcro della vita cittadina. 

Essa sorge sul luogo dove la compagnia dei Servi di Maria aveva, nel 1250, posto la prima pietra di una chiesa, in seguito a delle avvenute apparizioni mariane, per la quale commissionarono a fra' Bartolomeo un affresco riproducente l’Annunciata. Nonostante l’impegno profuso, il maestro non riusciva a portare a termine il viso di Maria che venne invece concluso miracolosamente da un intervento angelico, mentre il pittore era caduto in uno stato di sonnolenza. 

Michelangelo Buonarroti così si espresse circa l’icona mariana: «Quivi non è arte di pennelli, onde sia stato fatto il volto della Vergine, ma cosa divina veramente». L’immagine divenne subito oggetto di profonda devozione: ancora oggi è venerata all’interno della Basilica che da essa derivò il titolo con cui fu consacrata nel 1516. Nel corso del Quattrocento il santuario medievale venne ampiamente modificato, essendo già stato dotato nel secolo precedente di numerose cappelle, per iniziativa delle diverse nobili famiglie fiorentine che nella chiesa della Madonna ambivano alla propria sepoltura. 

Fu coinvolto l’architetto Michelozzo cui successero Antonio Manetti e il grande Leon Battista Alberti che intervenne nella realizzazione della tribuna circolare.  Sulla piazza progettata da Filippo Brunelleschi si affaccia un portico di arcate a tutto sesto. Un affresco del Pontormo riveste l’arco centrale mentre un mosaico raffigurante l’Annunciazione, firmato da David Ghirlandaio, accoglie il fedele sopra il portale di ingresso che non conduce direttamente all’interno della chiesa, ma nel Chiostrino dei voti, una sorta di atrio porticato che precede lo spazio sacro. 

Le sue linee architettoniche furono disegnate da Michelozzo e le lunette, inquadrate dalle arcate, affrescate dai maestri protagonisti dell’imminente stagione manierista. Il Pontormo, Rosso Fiorentino, Andrea del Sarto raccontarono le Storie di Maria, titolare della chiesa, sulle pareti del lato destro e le storie di San Filippo Benzi, il più importante tra i fondatori dell’ordine dei Serviti, sul lato sinistro. 

L’interno è una navata unica sulla quale si aprono numerose cappelle che proseguono anche attorno alla tribuna circolare. Il sontuoso aspetto, conferito da stucchi, marmi e preziose dorature, è di gusto barocco. I miracoli della Vergine sono riportati nei secenteschi quadri tra i finestroni, di Cosimo Ulivelli. Lo sfarzoso soffitto è del Volterrano, cui spetta anche l’Assunzione della grandiosa cupola. Tra il 1680 e il 1683 vi dipinse la Madonna sollevata da angeli fino al trono dell’Altissimo, in un tripudio di santi del Vecchio e del Nuovo Testamento. 

Essa sovrasta l’imponente tribuna impostata da Michelozzo e trasformata dall’Alberti che concepì un impianto centrale, con cappelle radiali, di gusto antico. Sempre l’Alberti disegnò l’altare maggiore per il quale Antonio e Giuliano da Sangallo nel 1483 scolpirono il Crocefisso ligneo, ora collocato in una cappella laterale. 

Sulla lunetta sopra la porta che collega il Chiostro grande, o dei Morti, alla chiesa Andrea del Sarto lasciò nel 1525 quello che è considerato uno dei suoi capolavori: la Madonna del Sacco, ovvero un Riposo durante la fuga in Egitto, con la Vergine che tiene in braccio il Suo Bambino e un giovane San Giuseppe intento a leggere le pagine di un libro.