POLEMICHE
Quelli che a Natale ignorano il festeggiato
Quelli che tutto l’anno dicono che lo Stato è laico e inveiscono contro la Chiesa, per coerenza a Natale dovrebbero lavorare...
Attualità
29_12_2011
Quelli che dicono tutto l’anno che lo Stato è laico, anzi laicissimo e che la religione non deve mettere becco negli affari sociali dovrebbero andare a lavorare a Natale, dato che festa più religiosa non c’è. Quelli che sono per l’aborto-eutanasia-fivet-contraccezione-divorzio-omosessualità-via-i-crocefissi-dalle-scuole non dovrebbero fare un solo augurio a Natale, perché è appropriazione indebita.
Quelli che berciano a motivo dell’esenzione dell’ICI a beneficio di alcuni immobili ecclesiastici, dovrebbero andare come volontari la notte di Natale o a Capodanno a servire nelle mense per i poveri ospitate in questi istituti e poi si troverebbero ad usare la bocca per dire altro, forse per una parola di conforto. Quelli che ogni giorno che Dio manda in terra trovano il modo per fare i mangiapreti non dovrebbero aver nulla da festeggiare sotto Natale perché qui il festeggiato è proprio Colui che perseguitano.
Quelli che puntano il dito contro le presunte ricchezze della Chiesa, come quel Giuda che rimproverava Gesù perché Maria sprecava olio profumato per i suoi piedi, e poi si dissanguano in regali anche per il proprio cane, a Natale dovrebbero assaporare la ricchezza del digiuno da ogni cosa. Quelli che sono presi dalla ansia del “Non posso non regalargli niente, che figura ci faccio?”, dovrebbero ricordarsi che il Natale non è la festa dei doni, ma è il compleanno di Chi si è donato per noi sulla Croce. Quelli che si consumano nel consumismo, ed escono esausti dalla sbornia natalizia, dovrebbero risparmiare soldi ed energie interiori per il nuovo anno che verrà. Quelli che dicono “Auguriauguri” tutto di un fiato dovrebbero farsi una semplice domanda: ma auguri per cosa?
Quelli che vanno a messa solo a Natale perché amano le tradizioni, dovrebbero andarci ogni domenica perché anche questa è una tradizione bimillenaria e perché nella Chiesa c’è la vera Tradizione Quelli che pensano all’amante, a come divorziare, ad una seconda possibilità per gli altrettanti secondi 40 anni dovrebbero guardare la mattina di Natale negli occhi il proprio figlio e si accorgerebbero che i pensieri chissà perché hanno cambiato direzione. Quelli che stanno cercando il perché di questa crisi economica e non lo trovano, dovrebbero lasciare le strade affollate per lo shopping natalizio ed entrare in un Chiesa: scoprendola vuota troverebbero la risposta che cercavano. Quelli che sono arcistufi di ritrovarsi ogni anno come in un girone dantesco incastrati in quella catena di montaggio fatta di marce forzate all’acquisto coatto, cene con parenti e para-parenti acquisiti in seconde nozze, brindisi, regali senza senso e forse non fatti alla persona giusta, dovrebbero rallegrarsi perché stanno intuendo che il vero Natale è altrove.
Quelli che a Natale stanno come il 23 aprile o il 12 giugno perché nel loro cuore c’è l’angoscia per una malattia dall’esito infausto, la disperazione per la morte del proprio marito, l’ansia per il figlio che è cambiato tanto e tanto peggio, la preoccupazione per il conto in banca che proprio sotto le feste ha deciso di mettersi a dieta, dovrebbero guardare a quel Bambino braccato da Erode e comprendere che prima di loro anche Dio si è immerso in un mare di dolore ma ne è uscito vittorioso. Quelli che non sperano più e vedono tutto nero, dovrebbero guardare il nero stellato della notte di Natale che è scintillante di una misteriosa speranza ultraterrena.
Quelli che pregano, frequentano i sacramenti, sono devoti a Maria, hanno idee sane su tutto, sono pieni di buon senso, ascoltano il Papa, fanno il loro dovere, amano la loro famiglia e sono in buoni rapporti più o meno con tutti, dovrebbero accorgersi che in realtà festeggiano Natale ogni giorno e poi dovrebbero guardare con attenzione una qualsiasi statuina del presepe. Se sono fortunati potranno scorgere il loro stesso viso.