Quel che cela (davvero) l'Obamacare e non ci dicono
Quella che è in corso nel Parlamento degli Stati Uniti attorno all’Obamacare non è una battaglia tra la luce, che sarebbero i democratici schierati a difesa di quella riforma, e le tenebre, che sarebbero Trump e i suoi decisi ad eliminarla. Tutti i corrispondenti dagli Usa dei giornali e dei telegiornali italiani che più contano sono infatti dei “liberal” militanti. Non ci raccontano quindi l’America per quello che è.
Quella che è in corso nel Parlamento degli Stati Uniti attorno all’Obamacare non è una battaglia tra la luce, che sarebbero i democratici schierati a difesa di quella riforma, e le tenebre, che sarebbero Trump e i suoi decisi ad eliminarla (in realtà non ad eliminarla ma ad emendarla). Tenuto conto dell’influenza che quanto avviene negli Usa ha anche da noi, diventa allora sempre più importante rendersi conto di come sia distorta e settaria l’informazione che riceviamo al riguardo.
Tra l’altro per i motivi storici su cui già ci soffermammo in altre occasioni, tutti i corrispondenti dagli Usa dei giornali e dei telegiornali italiani che più contano sono infatti dei “liberal” (ossia dei radical-chic) militanti. Non ci raccontano quindi l’America per quello che è. Ci raccontano una loro America, quella dei salotti borghesi-progressisti di New York e alcune poche altre grandi città. Delle Americhe come quella emersa con la vittoria di Donald Trump su Hillary Clinton se possono non ci dicono nulla; e se non possono ci dicono soltanto peste e corna.
Tanto nel caso dell’Obamacare (noi diremmo della sanità pubblica) quanto in un altro caso cruciale degli Stati Uniti di oggi come l’aborto, su cui ci soffermeremo più avanti, diventa perciò in primo luogo importante dare delle informazioni di base. Proposto dal presidente Obama ed entrato in vigore nel 2010, l’Affordable Care Act, ACA, comunemente noto come “Obamacare”, alla prova dei fatti si è dimostrato un fallimento. La spesa per la sanità (in Italia pari al 9,2 per cento), è salita negli Usa al 17,1 per cento del prodotto interno lordo diventando così quasi il doppio della media nei Paesi industrializzati. Ciononostante circa il 15 per cento degli americani continua a non esserne coperto; quindi ha accesso soltanto al pronto soccorso e alle cure di emergenza.
Ogni recente ricerca demografica ha confermato che la maggioranza degli americani disapprova l’Obamacare e vorrebbe vederlo riformato. Non è uno scontro tra destra e sinistra, parole e concetti che negli Stati Uniti sono ancora più superati che da noi. Tanto e vero che tra i critici più severi dell’Obamacare c’è l’AFL-CIO, ossia la più importante centrale sindacale degli Usa. Non siamo quindi di fronte a una battaglia per il sì o per il no alle cure mediche accessibili a tutti a prescindere dalla possibilità o meno di pagarle immediatamente. Il dissenso non è sul “sì” ma sul “come”. Molti poi dei voti di questi giorni al Senato degli Usa – che tanti nostri giornali e telegiornali spacciano per voti pro o contro l’assistenza medica agli americani in miseria – sono invece scontri su questioni di metodo e non di contenuto.
Non meno settaria e distorta, dicevamo, è l’informazione sull’aborto. Si spacciano gli Stati Uniti come il paese ove l’aborto trionfa mentre invece da decenni è oggetto di una contestazione sempre più forte. Fatto poi particolarmente sgradito a quei corrispondenti italiani “liberal” di cui si diceva, e perciò quanto mai censurato, la mobilitazione contro l’aborto negli Usa non è una…cosa cattolica. Il grosso di tale movimento è anzi protestante. Sia Trump che il suo vice Pence, entrambi protestanti, lo sostengono. E pure molti laici vi partecipano.
E’ poi importante sapere che giustamente negli Stati Uniti l’aborto non viene ritenuto una prestazione sanitaria. Viene perciò praticato quasi esclusivamente non negli ospedali bensì in appositi ambulatori che sui nostri giornali diventano “cliniche” solo per un errore di traduzione forse intenzionale (in inglese clinic significa “ambulatorio”, e non clinica). Questa è già una bella differenza rispetto a quanto accade in Europa, dove spesso non solo l’aborto ma anche pratiche come la fecondazione eterologa vengono spacciate come attinenti alla sfera della salute, e sono perciò a carico dello Stato.
In secondo luogo negli anni si sono moltiplicati i limiti apposti alla pratica degli aborti. Basti dire che già nel 1976 il Congresso degli Usa approvò una norma, l’Hyde Amendment, che esclude in generale l’aborto dalle prestazioni offerte dal governo federale a persone a basso reddito attraverso il programma Medicaid. Tale programma può farsene carico soltanto in un limitato numero di casi: stupro, incesto e pochi altri. La maggior parte degli Stati degli Usa ha poi seguito l’esempio del governo federale. Attualmente solo 17 Stati su 50 finanziano l’accesso all’aborto. La censura di notizie come queste sulla grande stampa “laica” italiana resta comunque sgradevole, ma va messa in conto. Più difficile invece è rassegnarsi al fatto che anche la stampa ufficiosa “di ispirazione cattolica” vi si conformi.