Quei vescovi tedeschi incerti sulla fede, ma certi sulla politica
La Conferenza episcopale tedesca vieta ai cattolici di votare AfD, partito valutato xenofobo ed estremista. Un intervento curioso, nel verso di una secolarizzazione dell’episcopato.
Merita di non andare nel dimenticatoio la recente presa di posizione della Conferenza episcopale tedesca (Cet) che, in un documento datato 22 febbraio 2024, vieta ai cattolici di votare il partito Alternativa per la Germania (AfD), valutato come xenofobo ed estremista. Già il 26 settembre 2023 monsignor Georg Bätzing, presidente della Cet, aveva detto: «Noi come Chiesa cattolica possiamo solo prendere le distanze da questo», aggiungendo: «Vogliamo, questo è molto chiaro, una Germania democratica, europea e cosmopolita che affronti i nostri problemi».
I vescovi dell’ex Germania Orientale hanno pubblicato una lettera aperta dal titolo “Difendere la democrazia”.
Durante la recente assemblea plenaria della Cet, tenutasi ad Augusta, è stata appunto approvata una dichiarazione che attesta l’incompatibilità tra essere cattolici e votare per l’AfD. Il riferimento è anche ad altri partiti, ma l’AfD è senz’altro il più importante, dato che i sondaggi lo danno in forte crescita nei Länder in cui si voterà nel 2024.
Senza entrare nel merito dei programmi dell’AfD, questo intervento episcopale è abbastanza curioso. Come è noto l’episcopato tedesco sta attraversando un periodo convulso sul piano della fede e della dottrina. Il Synodaler Weg ha prodotto esiti devastanti e di recente il Vaticano è dovuto intervenire per bloccare la costituzione di un Comitato sinodale tedesco che avrebbe dovuto accompagnarsi ai vescovi nel governo della Chiesa. L’episcopato germanico aveva assicurato che non sarebbe stata messa in questione la funzione del vescovo, però si sa come vanno queste cose: si comincia col minimizzare per allargare il discorso in seguito.
Ciò che stupisce è che questi vescovi, così confusi sul piano della fede, ritengano di avere una certezza cristallina nel giudizio politico e addirittura un dovere di fare politica. È lecito e anche doveroso che dei vescovi forniscano insegnamenti ai cattolici in politica, ma di solito lo fanno fermandosi alla morale, alla quale la politica appartiene, senza entrare direttamente nella politica disputata. L’impressione è che sia stato fatto un passo avanti nella secolarizzazione dell’episcopato, che non interviene sui grandi drammi etici del mondo di oggi – dall’aborto al gender – anzi si apre ad essi con una certa disinvoltura, ma assume posizioni molto rigide sul voto politico. Addirittura, si vuole vietare ai cittadini impegnati nell’AfD di svolgere qualsiasi funzione all’interno delle comunità cattoliche. Ma se questo ormai non viene negato più a nessuno in virtù dell’integrazione di “tutti, tutti, tutti”, perché fare un’eccezione per questo partito? E perché i vescovi non vietano di votare i partiti che hanno nel loro programma l’uccisione di essere innocenti a spese dello Stato? Anche nei divieti e nelle condanne servirebbe una coerenza.
Il vescovo Bätzing dice di volere «una Germania democratica, europea e cosmopolita», mettendo così la Chiesa tedesca a servizio di questa democrazia liberale con tutti i suoi limiti, di questa Unione Europea con tutti i suoi limiti, della società multireligiosa con tutti i suoi limiti, senza accennare a nessun criterio di valutazione a proposito di questi obiettivi. Come se lo scopo della religione cristiana fosse di formare persone “democratiche, europee e cosmopolite”. Come non osservare, a questo proposito, che proprio la degenerazione di queste tre idee è alla base del rigurgito dell’estremismo politico?
Stefano Fontana