«Quei bambini violentati o uccisi prima di nascere»
Nel suo secondo Natale, il Pontefice argentino si è rivolto Urbi et Orbi invocando la fine delle guerre e delle ingiustizie. «Il mio pensiero va a tutti i bambini uccisi e maltrattati, a quelli uccisi prima di vedere la luce. Ai bambini massacrati sotto i bombardamenti anche là dove è nato Gesù. Ancora oggi sopra il loro sangue campeggia l'ombra degli attuali Erode».
Dopo avere ricordato nella notte di Natale la tenerezza del Bambino Gesù, nel Messaggio Urbi et Orbi del 25 dicembre 2014 Papa Francesco ha insistito sulle «tante lacrime che ci sono in questo Natale insieme con le lacrime di Gesù», a causa di tanti Erode che ancora perseguitano i bambini, cominciando da prima che nascano. Nell'omelia della Messa della notte di Natale, il Papa ha mostrato «lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio e ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione». Il Bambino Gesù è icona dell'infinita pazienza di Dio. «Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto. E tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio».
Insieme, è un'icona dell'umiltà. Facendosi bambino, Dio «ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri ed i nostri limiti». Alla fine, «il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza». Dio ci vuole bene ma io, il Papa ci invita a chiederci, «permetto a Dio di volermi bene? E ancora: abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! La risposta del cristiano non può essere diversa da quella che Dio dà alla nostra piccolezza. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine». Questa lezione la capì, già al tempo di Gesù, «la gente semplice, disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario, non la videro gli arroganti, i superbi».
Il giorno di Natale il Papa ha ripetuto che «sono le persone umili, piene di speranza nella bontà di Dio, che accolgono Gesù e lo riconoscono», mentre tra i potenti di questo mondo spesso prevalgono «l’indifferenza, il rifiuto». Il rifiuto di Dio e la violenza, tragicamente, colpiscono anche i bambini. «Il mio pensiero», ha detto Francesco, «va a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati, sia a quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita; sia a quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice; e ai bambini massacrati sotto i bombardamenti, anche là dove il figlio di Dio è nato». Il Papa paragona esplicitamente i bambini perseguitati e uccisi alle vittime di Erode: «Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode. Sopra il loro sangue campeggia oggi l’ombra degli attuali Erode».
La denuncia diventa preghiera: «Gesù salvi i troppi fanciulli vittime di violenza, fatti oggetto di mercimonio e della tratta delle persone, oppure costretti a diventare soldati; bambini, tanti bambini abusati. Dia conforto alle famiglie dei bambini uccisi in Pakistan la settimana scorsa». Come di consueto a Natale il Papa cita i Paesi dove i bambini - e non solo loro - soffrono: ricorda la «brutale persecuzione» dei cristiani e di altre minoranze religiose in Iraq, in Siria, in Nigeria «dove altro sangue viene versato e troppe persone sono ingiustamente sottratte ai propri affetti e tenute in ostaggio o massacrate». Chiede pace per l'Ucraina, per la Terrasanta e per i tanti Paesi africani dimenticati dove i conflitti tribali fanno milioni di morti. Per la Libia. Per i Paesi flagellati dal virus ebola, per cui chiede più solidarietà dalla comunità internazionale. Erode c'è ancora dove si uccide, ma c'è anche dove si volta la testa dall'altra parte e si rifiuta di guardare le vittime. Di fronte al Bambino Gesù, Papa Francesco prega perché «con la sua mansuetudine questo potere divino tolga la durezza dai cuori di tanti uomini e donne immersi nella mondanità e nell’indifferenza, nella globalizzazione dell’indifferenza. Che la sua forza redentrice trasformi le armi in aratri, la distruzione in creatività, l’odio in amore e tenerezza». Rifiutare il modello Erode, in tutte le sue declinazioni e travestimenti, e «riconoscere nel Bambino Gesù, la salvezza donata da Dio a ogni uomo»: è questo l'augurio di Natale del Papa al mondo.