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MESSAGGIO DEL PAPA

Quaresima memoria viva del nostro Battesimo

Il Papa nel messaggio divulgato oggi sottolinea che la Quaresima va vissuta come momento favorevole per sperimentare la grazia che salva.

Attualità 22_02_2011
papa

Il 22 febbraio il Santo Padre ha reso pubblico il suo Messaggio per la Quaresima 2011, formalmente datato 4 novembre 2010. Il Messaggio insiste sul «nesso particolare che lega il Battesimo alla Quaresima», ed esorta a fare della Quaresima un tempo in cui ciascuno di noi ricorda il proprio Battesimo e riflette su che cosa il Battesimo concretamente significa.

«Il fatto - scrive il Papa - che nella maggioranza dei casi il Battesimo si riceva da bambini mette in evidenza che si tratta di un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze. La misericordia di Dio, che cancella il peccato e permette di vivere nella propria esistenza "gli stessi sentimenti di Cristo Gesù" (Fil 2,5), viene comunicata all’uomo gratuitamente». Commentando diversi brani di san Paolo il Pontefice nota che «il Battesimo [...] non è un rito del passato, ma l’incontro con Cristo che informa tutta l’esistenza del battezzato, gli dona la vita divina e lo chiama ad una conversione sincera, avviata e sostenuta dalla Grazia, che lo porti a raggiungere la statura adulta del Cristo».

La Quaresima va vissuta come speciale memoria del Battesimo, e quindi «come momento favorevole per sperimentare la Grazia che salva. I Padri del Concilio Vaticano II hanno richiamato tutti i Pastori della Chiesa ad utilizzare "più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale" (Cost. Sacrosanctum Concilium, 109). Da sempre, infatti, la Chiesa associa la Veglia Pasquale alla celebrazione del Battesimo: in questo Sacramento si realizza quel grande mistero per cui l’uomo muore al peccato, è fatto partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo stesso Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti (cfr Rm 8,11). Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi».

Non solo la Quaresima è memoria del Battesimo, ma «ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d’oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana: davvero essi vivono il Battesimo come un atto decisivo per tutta la loro esistenza».

Il nesso fra Battesimo e Quaresima, spiega il Papa, vive anzitutto nella liturgia: «la Chiesa, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima, ci guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore, facendoci ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana: per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui».

Illustrando questo cammino, Benedetto XVI esamina uno per uno i Vangeli delle cinque domeniche di Quaresima che, letti insieme, ripercorrono in effetti il cammino dei catecumeni. Nella prima domenica, siamo chiamati a contemplare «la condizione dell’uomo su questa terra. Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù, è un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità». Non si tratta solo di fragilità intrinseca alla condizione umana. Il Vangelo ci richiama alla realtà delle insidie del demonio e comprende, afferma il Papa, «un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta "contro i dominatori di questo mondo tenebroso" (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore».

Ma Cristo è sempre più forte del demonio, e nella seconda domenica «il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell'uomo». Meditare la Trasfigurazione invita «a prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio».

La terza domenica propone l'incontro di Gesù con la donna samaritana, cui il Signore chiede: «Dammi da bere» (Gv 4,7). Questo Vangelo «esprime la passione di Dio per ogni uomo e vuole suscitare nel nostro cuore il desiderio del dono dell’ "acqua che zampilla per la vita eterna" (v. 14): è il dono dello Spirito Santo, che fa dei cristiani "veri adoratori" in grado di pregare il Padre "in spirito e verità" (v. 23). Solo quest’acqua può estinguere la nostra sete di bene, di verità e di bellezza! Solo quest’acqua, donataci dal Figlio, irriga i deserti dell’anima inquieta e insoddisfatta, "finché non riposa in Dio", secondo le celebri parole di sant’Agostino [354-430]».

La quarta domenica della Quaresima è la «domenica del cieco nato», e «presenta Cristo come luce del mondo. Il Vangelo interpella ciascuno di noi: "Tu, credi nel Figlio dell’uomo?". "Credo, Signore!" (Gv 9,35.38), afferma con gioia il cieco nato, facendosi voce di ogni credente. Il miracolo della guarigione è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuole aprire il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più profonda e possiamo riconoscere in Lui l’unico nostro Salvatore. Egli illumina tutte le oscurità della vita e porta l’uomo a vivere da "figlio della luce"».

Infine, nella quinta domenica, con  la risurrezione di Lazzaro, «siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza: "Io sono la risurrezione e la vita… Credi questo?" (Gv 11,25-26). Per la comunità cristiana è il momento di riporre con sincerità, insieme a Marta, tutta la speranza in Gesù di Nazareth: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo" (v. 27). La comunione con Cristo in questa vita ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine in Lui. La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l’uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all’economia. Privo della luce della fede l’universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza».

Attraverso questo percorso catecumenale, vera preparazione alla grande festa della Pasqua, la Chiesa vuole insegnarci, afferma il Pontefice, «a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la "terra", che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo».
Non basta ascoltare la Parola di Dio. In Quaresima siamo invitati ad accompagnare la meditazione con «le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, espressioni dell’impegno di conversione».
Il problema della tentazione è infatti molto concreto, e si manifesta in particolare nella brama «dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita. La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte; per questo la Chiesa, specialmente nel tempo quaresimale, richiama alla pratica dell’elemosina, alla capacità, cioè, di condivisione. L’idolatria dei beni, invece, non solo allontana dall’altro, ma spoglia l’uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio, unica fonte della vita».

In tutti questi diversi modi e significati, dunque, la Quaresima «ci conduce a riscoprire il nostro Battesimo», che molti di noi hanno dimenticato o escludono dalla propria memoria o dai propri pensieri. invece, esorta il Papa, «quanto il Sacramento significa e realizza, siamo chiamati a viverlo ogni giorno in una sequela di Cristo sempre più generosa e autentica. In questo nostro itinerario, ci affidiamo alla Vergine Maria, che ha generato il Verbo di Dio nella fede e nella carne, per immergerci come Lei nella morte e risurrezione del suo Figlio Gesù ed avere la vita eterna».