Quaranta giorni per la Vita, così si sconfigge l’aborto
Preghiera, formazione, aiuti materiali: inizia oggi, memoria dei Santi Innocenti, la campagna 40 giorni per la Vita, promossa dalla Diocesi di Ventimiglia. Un’iniziativa per infrangere «il muro di indifferenza» eretto dalla cultura dominante sulla pratica dell’aborto; e per offrire, a chi vi ha partecipato, la possibilità di scoprire la Misericordia di Dio.
Preghiera e formazione per sconfiggere l’aborto. Ma anche la raccolta di aiuti materiali per chi pensa di abortire a causa di difficoltà economiche. Si può riassumere così l’iniziativa “40 giorni per la Vita” lanciata dalla Diocesi di Ventimiglia - San Remo, che inizia oggi 28 dicembre, memoria liturgica dei Santi Innocenti fatti uccidere da Erode, per concludersi domenica 6 febbraio 2022, quando le parrocchie italiane celebreranno l’ormai tradizionale Giornata della Vita.
L’iniziativa - che ha un implicito legame con l’idea dei “40 Days for Life” sorta e già ben radicata in America - è una boccata di aria fresca per la nostra Italia, dove la gran parte della società civile è da decenni assuefatta all’aborto legale e nella stessa Chiesa sono rimaste poche voci a levarsi in difesa della vita nascente, per di più ordinariamente sottoposte alla gogna dei media.
Come primo mezzo per uscire da questa situazione è quindi necessario «un itinerario di preghiera, personale e comunitario, per implorare dal Signore che siano illuminate le coscienze di tutti gli uomini circa la grave e diffusa piaga dell’aborto e che l’umanità sia condotta a cancellare per sempre un tale efferato delitto contro il dono prezioso della vita, la dignità della donna e la sacralità della missione della famiglia», come spiega monsignor Antonio Suetta nel messaggio di presentazione dell’iniziativa che porta la data del 22 ottobre, memoria di san Giovanni Paolo II. A partire dalle 18 di oggi (con inizio nella cattedrale di Nostra Signora Assunta) e per ogni giorno fino al 6 febbraio, a Dio piacendo, il vescovo di Ventimiglia celebrerà una Santa Messa in una parrocchia diversa del territorio diocesano, con l’espressa intenzione di difendere la vita. Allo stesso fine, sono in programma quattro veglie di preghiera in quattro distinti luoghi della diocesi.
Insieme all’orazione serve, in perfetto stile cristiano, una solida cultura della vita, «affinché - scrive Suetta - si possa infrangere il muro di indifferenza, talvolta ignorante e talvolta colpevole, sulla verità della pratica dell’aborto, che è un grave omicidio perpetrato contro una persona innocente».
In quest’ottica, a mo’ di sussidio per i 40 giorni per la Vita, la diocesi di Ventimiglia ha reso disponibile online un libretto che contiene un’intenzione di preghiera al giorno (dedicata di volta in volta alle mamme e ai papà, ai medici e infermieri, agli educatori e insegnanti, ai politici, ai malati terminali, agli sposi che scelgono di adottare, ecc.) e un brano per meditare, con citazioni tratte dalle Sacre Scritture, dai santi, dalle omelie e dal magistero di Francesco, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, del quale si citano più stralci di quel capolavoro che è l’enciclica Evangelium Vitae.
Tra le testimonianze in calendario, quella del professor Giuseppe Noia, ginecologo all’avanguardia nel campo della medicina fetale e delle cure prenatali; e poi l’incontro con Jacopo Coghe (Pro Vita & Famiglia) e Massimo Gandolfini (Family Day) per confutare le idee che stanno dietro eutanasia e suicidio assistito.
Il già citato libretto fa il controcanto alla cultura oggi dominante, pressoché sempre calata dall’alto da un potere che ha instillato nelle menti le proprie menzogne e usato per i propri fini il tema della (fallace) «libertà» che sarebbe venuta alle donne dall’aborto. Così, per esempio, rispetto al vecchio slogan «l’utero è mio e lo gestisco io» si ricorda che c’è di mezzo la vita di un altro e che la sua soppressione, lungi dal dare libertà, causa dolore (fisico, psichico e spirituale), che si sostanzia in quella che è chiamata sindrome post-aborto. E al mondo secolarizzato che diffonde ideologie all’apparenza buone, ma gratta gratta malvagie, la campagna promossa dalla diocesi di Ventimiglia risponde con un altro slogan, pieno invece di verità: «Salva il nascituro e salverai il mondo!» (Madre Teresa, in fondo, non diceva lo stesso ricevendo il Nobel per la Pace?).
Come osserva Suetta, «è curioso come i principali programmi di lotta ai problemi che assillano la vita sulla Terra prevedano il controllo delle nascite attraverso i “diritti di salute riproduttiva”, di cui l’aborto e i contraccettivi (anche abortivi) sono l’attuazione pratica». Nel libretto si ricordano le stime di Worldometers.info sui circa 42 milioni di aborti l’anno, che fanno dell’aborto la più grande pandemia di questi tempi, molto più duratura e dura a vincere di quelle causate dai virus. Al cristiano la battaglia contro questa cultura di morte «può sembrare impari», ma la storia di Davide e Golia - spiega ancora il vescovo - ci ricorda che tutto può chi confida nel Signore.
Nella Misericordia di Dio, che ha la sua più alta espressione in Gesù morto in croce per noi, c’è la risposta anche ai drammi che attraversano le mamme e le altre persone pentite di aver partecipato a uno o più aborti e che spesso hanno bisogno solo di sapere - come via per ritrovare la vera pace - che è possibile chiedere perdono, essere perdonate e perdonarsi. Importante, in questo senso, oltre alle catechesi disseminate nel sussidio della diocesi è l’incontro nell’ambito dei 40 giorni per la Vita con i volontari della Vigna di Rachele (in programma il 25 gennaio), un’associazione già nota ai lettori della Bussola (vedi qui e qui) e che da anni aiuta donne e uomini in vario modo caduti nel peccato dell’aborto a intraprendere un cammino di guarigione spirituale.
Un’iniziativa, dunque, che è una buona notizia e si spera che possa essere imitata anche in altre diocesi.