Quanto Kant c’è nella Chiesa di oggi?
Secondo Kant, la rivelazione non aggiunge nulla ai principi della morale della coscienza pura. Dall’attuale svalutazione della dogmatica all’idea che più che parlare di Dio dovremmo parlare dell’uomo, sono molti gli aspetti del cattolicesimo attuale che dipendono dall’impostazione protestante dell’ateismo filosofico.
Per ateismo filosofico si intende una filosofia che non ritenga possibile conoscere nulla della trascendenza, nemmeno l’esistenza di un Fondamento trascendente. Una fede religiosa che accolga l’ateismo filosofico potrà credere per fede ma sarà atea per ragione. Andando all’osso del problema, il Protestantesimo si trova in questa situazione. È una religione credente per fede ma atea per ragione. A Lutero non interessava conoscere qualcosa di Gesù Cristo, interessava sentirsi da Lui salvato in coscienza.
La cosa riguarda da vicino anche la Dottrina sociale della Chiesa. Il Protestantesimo non ha avuto e non può avere una Dottrina sociale perché non riesce a cogliere un nesso di verità tra la rivelazione di Dio e la costruzione politica della società. Ciò deriva dalla scissione da esso proposta tra natura e sopra-natura. La Dottrina sociale della Chiesa, invece, presuppone proprio questo rapporto analogico, sicché la rivelazione contiene anche alcune luci essenziali per animare la costruzione politica. Anche il cristianesimo ortodosso ha una sua Dottrina sociale, pur con alcune varianti rispetto alla Chiesa cattolica, proprio perché non fa concessioni alla separazione tra natura e sopra-natura, ragione e fede.
Il problema a questo punto diventa il seguente: se il protestantesimo è ateo filosoficamente, se questo produce una separazione tra natura e sopra-natura che rende impossibile la Dottrina sociale della Chiesa e se c’è indubbiamente stata e c’è tuttora una grande influenza della teologia protestante su quella cattolica, può essere che l’ateismo filosofico penetri anche in questa indebolendo la sua Dottrina sociale? Si converrà, credo, che il problema è reale e non da me inventato.
La filosofia moderna, e specialmente quella ottocentesca, è, come si sa tutta protestante: da Hegel a Nietzsche in pratica i giochi sono tutti fatti. Questo percorso ha via via trasformato la separazione della natura e della sopra-natura in una dipendenza di quest’ultima dalla prima. La cosa era inevitabile perché la fede separata dalla ragione diventa fideismo irrazionale e si presta a venire interpretata come un’invenzione mitica che risponde ad interessi che si collocano ai piani inferiori. Il Protestantesimo inevitabilmente finisce per pretendere di demitizzare la fede.
Nel 1793 Immanuel Kant scriveva “La religione entro i limiti della pura ragione”. Qui la religione è posta come un’esigenza della morale, Gesù è l’uomo perfetto e un esempio per capire cosa voglia dire essere graditi a Dio il quale apprezza l’uomo morale, colui che vive secondo la purezza dell’intenzione. La rivelazione non aggiunge nulla ai principi della morale della coscienza pura, serve solo a sostenere la nostra speranza circa la possibilità della sua realizzazione: se noi siamo manchevoli, c’è stato però un uomo (solo uomo) che ha realizzato la legge morale nella su purezza e integrità. Così la fede diventa un umanesimo moralista, i dogmi sono inutili e la chiesa è la comunione universale di coloro che vivono la morale naturale. È evidente che la Dottrina sociale della Chiesa qui non serve più. Dopo Kant questa visione si è radicalizzata sempre di più sicché tutta la filosofia protestante, sulla base del suo ateismo filosofico, ha considerato la religione come fenomeno dipendente da altro, al quale deve essere ridotto.
Quanto c’è di Kant nella teologia e nella vita della Chiesa cattolica di oggi? A ben vedere non c’è poco. L’attuale svalutazione della dogmatica rispetto alla sopra-valutazione del buon agire morale, l’idea che formiamo una fratellanza universale indipendentemente dalla religione, la convinzione che basta seguire la coscienza per essere buoni cristiani, l’interpretazione del significato dei sacramenti in termini di comunione umana, l’idea che Cristo sia come un ideale di vita buona e che Egli alberghi nel cuore dell’uomo (questo sarebbe per molti cattolici il Natale), che la Chiesa sia non il fondamento dell’unità del genere umano ma la sua espressione, l’idea che il cristianesimo consista nel fare delle buone azioni e che più che parlare di Dio dovremmo parlare dell’uomo… sono molti gli aspetti del cattolicesimo attuale che dipendono dall’impostazione protestante dell’ateismo filosofico.
Stefano Fontana