Quanto c'è di buono nella manovra del governo
Pur nel breve tempo che ha avuto a disposizione, il governo Meloni ha marcato una forte discontinuità con il passato su molti aspetti qualificanti delle politiche sociali e della gestione dell’economia. Si registrano qualificanti interventi riequilibratori che muovono nella direzione di una valorizzazione del merito e si punta alla crescita.
Nelle ultime ore le opposizioni stanno rumoreggiando non poco sulla manovra, definendola iniqua e attaccandosi a sue presunte criticità. Inoltre stanno bersagliando l’esecutivo perché ha annunciato che ricorrerà al voto di fiducia, al fine di scongiurare ogni rischio di imboscate parlamentari e di esercizio provvisorio. L’obiettivo di Palazzo Chigi è approvare definitivamente la manovra anche al Senato entro domani. Nulla di cui scandalizzarsi, visto che tutti gli esecutivi degli ultimi anni, anche quelli di solidarietà nazionale, hanno posto la questione di fiducia sulla legge di bilancio per mettere un freno alla girandola di emendamenti ed evitare snaturamenti dell’impianto iniziale della manovra.
Tutte queste polemiche non stanno favorendo un’adeguata comprensione dei dettagli della legge di bilancio da parte dei cittadini, che invece avrebbero il diritto di essere informati correttamente su notizie di interesse pubblico che hanno a che fare con il fisco, il mercato del lavoro, la qualità della vita.
Pur nel breve tempo che ha avuto a disposizione, il governo Meloni ha marcato una forte discontinuità con il passato su molti aspetti qualificanti delle politiche sociali e della gestione dell’economia. Si registrano qualificanti interventi riequilibratori che muovono nella direzione di una valorizzazione del merito e di una cancellazione di sussidi improduttivi e a pioggia. Tutto questo può dare fastidio soltanto a chi si è sempre cullato sullo status quo, cioè sulla visione di uno Stato assistenzialista che foraggia a fondo perduto serbatoi di rendite parassitarie, senza intervenire sulle cause strutturali che generano povertà e squilibri sociali.
La finanziaria da 35 miliardi si concentra prevalentemente sul caro energia (21 miliardi). Dunque i margini per interventi radicali su altri fronti sono fortemente ridotti. Tuttavia novità incoraggianti non mancano. Anzitutto il centrodestra è stato di parola sulla flat tax promessa in campagna elettorale. Si allarga infatti la platea di professionisti e partite Iva beneficiari del regime forfettario al 15%. Sale cioè da 65 a 85mila euro la soglia dei ricavi o compensi per avere diritto all’agevolazione. Inoltre, fino a 100.000 euro di guadagni lordi annui viene applicata la flat tax incrementale del 15% sulla differenza tra l’incremento e il reddito più alto dell’ultimo triennio.
La legge di bilancio conferma il taglio contributivo del 2% per redditi fino a 35mila euro e allarga la platea per il taglio del cuneo fiscale al 3% estendendola ai redditi fino a 25mila euro dai precedenti 20mila. Inoltre, nel pacchetto lavoro figura anche l'estensione da 6mila a 8mila euro del tetto per le decontribuzioni dei giovani, dei percettori di reddito di cittadinanza e delle donne fragili.
E a proposito di reddito di cittadinanza, va detto che il governo ha avuto coraggio e non si è lasciato intimidire dalle velate minacce di rivolte sociali arrivate da Giuseppe Conte e dal Movimento Cinque Stelle. La manovra ha stabilito che perderà il reddito chi rifiuterà la prima offerta di lavoro, ovunque localizzata e anche se non compatibile con le proprie capacità. A decorrere dal primo gennaio 2023 l'erogazione del reddito di cittadinanza ai giovani tra i 18 e i 29 anni sarà condizionata al completamento del percorso della scuola dell'obbligo.
Altro traguardo importante inserito in manovra è il rialzo a 600 euro delle pensioni minime per gli over 75. Per quanto riguarda i mutui, sarà possibile rinegoziarli, passando dal tasso variabile al fisso per quelli fino a 200mila euro con Isee non superiore a 35mila euro e senza ritardi nei pagamenti. Positiva anche la modifica del congedo parentale, che sale dal 30 all’80%. Potranno beneficiarne anche i padri. Aumenta poi l’assegno famigliare per i nuclei con quattro o più figli.
Va invece sospeso il giudizio su provvedimenti innovativi perché bisognerà capire che impatto concreto potranno avere sulla vita dei destinatari. Un esempio su tutti: la sperimentazione del reddito alimentare per chi è in povertà assoluta. La manovra stanzia un fondo da 1,5 milioni nel 2023 e 2 milioni nel 2024 per distribuire pacchi alimentari con i prodotti invenduti.
Altro capitolo assai controverso è quello relativo al Pos e ai contanti. Rimangono le sanzioni per i commercianti che non accettano pagamenti con il Pos per acquisti di cifre inferiori a 60 euro. Tuttavia, l’esecutivo si è impegnato ad azzerare le commissioni sui pagamenti mediante Pos inferiori a 30 euro, affinchè non gravino sui commercianti. Il tetto massimo all’uso dei contanti rimane però quello annunciato: cinquemila euro. Anche su questo il governo Meloni ha tenuto duro. La cancellazione delle cartelle esattoriali dal 2000 al 2015 inferiori ai 1.000 euro non è automatica. Saranno cancellati solo gli interessi. La decisione se stralciare o meno l’imposta e le sanzioni spetterà agli enti locali e sarebbe operativa dal 31 marzo 2023.
Per i 18enni arriva il nuovo bonus cultura fino a 1000 euro quale somma di 500 euro per chi ha un Isee famigliare fino a 35.000 euro e gli altri 500 nell’eventualità del voto di maturità pari a 100 su 100.
Infine, si è polemizzato sulla norma che autorizza la caccia ai cinghiali nei parchi urbani. La verità è che anche questa è una norma di buon senso che consente di combattere una vera e propria emergenza. Non sono pochi gli italiani che hanno perso la vita o ricevuto danni permanenti di vario tipo per colpa dei cinghiali che girano indisturbati addirittura in alcuni centri cittadini, distruggendo vetrine o provocando violenti incidenti stradali. Il rischio per l’incolumità delle persone è concreto e anche su questo il governo ha dimostrato di avere coraggio e di non cedere ai deliri animalisti.
È evidente che la manovra andrà valutata nel concreto e senza pregiudizi ideologici di alcun tipo, né pro né contro. Se riuscirà a stimolare occupazione e consumi vorrà dire che avrà interpretato al meglio i bisogni del Paese, in particolare quello di un riequilibrio nella tassazione e nella redistribuzione del reddito e delle risorse disponibili. Ma impallinare fin da ora il governo per le scelte che ha fatto significa essere prevenuti e vivere di propaganda elettorale.