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COVID E POTERE

Quant'è dura protestare da Trieste in giù

Ogni mattina un italiano si sveglia e si sforza di pensare che non vive in un regime autoritario e che non esiste alcuna deriva autoritaria. Che va tutto bene e andrà meglio dopo la fine della pandemia e tutto quel che fanno le autorità rispetta la Costituzione, quella che Benigni definisce “la più bella del mondo”. Poi uno legge che a Trieste...

Editoriali 03_11_2021
Stefano Puzzer

Ogni mattina un italiano si sveglia e si sforza di pensare che non vive in un regime autoritario e che non esiste alcuna deriva autoritaria. Che va tutto bene e andrà meglio dopo la fine della pandemia e tutto quel che fanno le autorità rispetta la Costituzione, quella che Benigni definisce “la più bella del mondo”.

Uno si sforza, poi legge che a Trieste, dopo le manifestazioni dei No Green Pass (manifestazioni pacifiche, senza vetrine o auto sfasciate, senza feriti o morti), il sindaco Roberto Dipiazza (Forza Italia) e il prefetto Valerio Valenti hanno deciso di vietare ogni manifestazione in piazza Unità d’Italia, almeno fino al 31 dicembre. Motivi di salute. Lo spiega il prefetto: “Per me in questo momento prevale il diritto alla salute e dobbiamo trovare forme per non reprimere il diritto alla libera manifestazione, ma quanto meno comprimerlo”. Pare strano che una piazza venga preclusa ad ogni successiva manifestazione. Parrebbe quasi una violazione del diritto di assemblea. Il sindaco Dipiazza, infatti, spiega: “Siamo vicini alla zona gialla. È un momento molto grave in cui non c'è più rispetto delle regole, ora basta. Chiederò il rispetto delle regole e lo farò anche al limite della legge” (corsivo nostro). Per fortuna che prefetto o primo cittadino non hanno seguito il suggerimento del presidente locale di Confindustria, Michelangelo Agrusti: “Spingeremo perché sia stabilito che il peso di eventuali nuove restrizioni gravi solo su coloro che non sono vaccinati, perché sono disertori. Se questa è una guerra, in una guerra c'è chi ha paura, non combatte, viene messo al muro e fucilato. Qui non fuciliamo nessuno, ma il peso di eventuali nuove restrizioni deve gravare esclusivamente su questi disertori, che mettono a rischio la salute di tutti. La pazienza è finita”.

Ma va tutto bene, da un punto di vista legale, come certificano i costituzionalisti, se il diritto alla salute viene messo a rischio, allora è lecito vietare anche le manifestazioni. Gli stessi costituzionalisti, sempre nel nome del diritto alla salute hanno legittimato, nell’ordine: arresti domiciliari di persone sane e innocenti (lockdown), coprifuoco in tempo di pace e infine Green Pass obbligatorio per lavorare. Ci eravamo illusi di vivere in una Repubblica fondata sul lavoro, abbiamo invece uno Stato fondato sul diritto alla salute, nel nome del quale possono essere sospesi tutti gli altri. Senza scomodare totalitarismi del passato, c’è un inquietante parallelo con l’attualità estera: anche a Hong Kong, il governo e il regime di Pechino hanno stroncato la protesta pro-democrazia imponendo un divieto assoluto di assembramenti per motivi di salute.

Ma anche la stessa giustificazione sulla tutela del diritto alla salute vacilla, di fronte all’uso della ragione. Chiunque, infatti, può chiedersi: perché gli assembramenti di manifestanti a Trieste hanno causato un’impennata di contagi (come i media, a reti unificate, dicono da una settimana) e non la manifestazione di Cgil-Cisl-Uil (200mila persone, dichiarate, in piazza a Roma)? E perché nemmeno la protesta per il mancato Ddl Zan ha dato adito a contagi, anche se abbiamo le prove fotografiche che molti non avevano neppure la mascherina? E qualcuno sta prendendosi il disturbo di tracciare i contagi dopo il rave party, totalmente incontrollato, nei pressi di Torino, appena concluso? A quanto pare, solo a Trieste una manifestazione di portuali (metà dei quali vaccinati) e di no Green Pass crea un problema di contagi e fa scattare un divieto di manifestazioni nel nome del diritto alla salute.

Ma non viviamo in un regime autoritario. Non esiste alcuna deriva autoritaria. Basta evitare assembramenti. Il leader della protesta portuale, Stefano Puzzer, si è messo da solo, in piazza del Popolo con un banchetto. Una protesta solitaria. Ma siccome era una manifestazione “non preavvisata” è stato fermato ed espulso da Roma. Su di lui ora pende un Daspo di un anno: non potrà metter piede nella capitale.