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Storia

Quando la sinistra comunista era "omofobica"

Oggi la sinistra abbraccia la causa LGBT. Ma i padri fondatori la pensavano in modo diverso.

Gender Watch 02_04_2018

Con la Rivoluzione d’ottobre l’omosessualità venne depenalizzata, ma non con Stalin il quale reintrodusse il reato di omosessualità.  Nikolai Krylenko, commissario del popolo (ossia ministro) per la giustizia, dichiarò che «l’omosessualità è il prodotto di decadenza delle classi sfruttatrici, che non hanno niente da fare. In una società democratica fondata su sani principi, per tali persone non c’è posto».

La Grande enciclopedia sovietica scrive nel 1952: «L’origine dell’omosessualismo è collegata alle circostanze sociali quotidiane; per la stragrande maggioranza della gente che si dedica all’omosessualismo, tali perversioni si arrestano non appena la persona si trovi in un ambiente sociale favorevole. Nella società sovietica con i suoi costumi sani, l’omosessualismo è visto come una perversione sessuale ed è considerato vergognoso e criminale. La legislazione penale sovietica considera l’omosessualismo punibile, con l’eccezione di quei casi in cui lo stesso sia manifestazione di profondo disordine psichico». Spesso le persone omosessuali finivano nei gulag per morirci. Si calcola che siano stati 50mila i maschi omosessuali condannati per reati legati all’omosessualità dal 1934 agli anni Ottanta.

Oggi chi milita a sinistra si fa un vanto a difendere le rivendicazioni del mondo omosessuale, ma i padri fondatori della sinistra la pensavano in modo decisamente diverso.

http://www.gay.it/community/forums/topic/stalin-e-i-gay-un-rapporto-difficile