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GIUBILEO LETTERARIO / 18

Quando la politica “illuminata” cercò di eliminare il papato

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L’artificiosa separazione della ragione dalla fede, operata dall’illuminismo, si tradusse in una politica anticlericale che si spinse a fare prigioniero il Papa. Il clima di ostilità verso la Chiesa influì sul mancato Giubileo del 1800.

Cultura 17_03_2025
ritratto di Pio VI

Nella seconda metà del Settecento, la cultura razionalistica illuministica e la politica anticlericale ad essa legata ebbero un’influenza molto forte anche sui Giubilei e sulla Chiesa: venne celebrato il Giubileo del 1775, mentre nell’anno di svolta tra Settecento e Ottocento, dopo secoli, non si promulgò la bolla per l’Anno Santo. Ne vedremo tra poco le ragioni.

Il clima culturale che ormai da decenni pervadeva la cultura e la società era caratterizzato da una fiducia smisurata nella scienza, nella tecnica, nel progresso, resi possibili grazie all’affrancamento della ragione dallo stato di minorità in cui si trovava – così ritenevano certi pensatori – fino a quel momento, per usare le parole del più rappresentativo filosofo del secolo: Immanuel Kant (1724-1804). Grazie alla ragione considerata come ratio sui et universi, ovvero misura di sé e della realtà, erano possibili l’uomo nuovo e soprattutto un’effettiva conoscenza della realtà, la rifondazione del sapere e la nascita di nuovi epistemi. Senz’altro, l’illuminismo assunse caratteri differenti in base al retroterra culturale in cui attecchì.

Con profondo senso antistorico l’illuminista francese vedeva nel passato e nella tradizione il nemico principale da sgominare con tutte le sue superstizioni e i suoi falsi credi in nome di una nuova epoca, fondata su un nuovo umanesimo o, se vogliamo, su una nuova umanità. In questo mondo Dio, se c’era, non c’entrava, era relegato nell’Iperuranio filosofico, non interveniva nella realtà. In Francia, ad esempio, l’illuminista era per lo più ateo o deista, rifiutava le religioni positive, attaccava o contestava apertamente il cristianesimo, il cattolicesimo e la Chiesa. In questo dilagante soggettivismo la religione era concessa come fatto privato, nel silenzio della propria coscienza. Con atteggiamento prometeico, l’illuminista si avvaleva del nuovo fuoco (la ragione) per contrapporsi al cielo, di cui pensava ormai di poter fare a meno. In Terra cercava di costruire il nuovo mondo e per questo si istruiva, diventava erudito, poligrafo e poliglotta, coltivava l’enciclopedismo e tendeva al cosmopolitismo. Non era più cittadino di una patria, ma appartenente al mondo intero, degna cornice in cui lui possa abitare. Convinto di un futuro perfetto, in cui tutti i limiti umani sarebbero stati superati e si sarebbero realizzate le «magnifiche sorti e progressive», considerava il peccato originale come un’invenzione della Chiesa e attribuiva la presenza del male nel mondo o alla natura o al progresso storico dell’uomo (Rousseau).

In un clima culturale siffatto, nel 1773 papa Clemente XIV soppresse l’ordine dei Gesuiti cedendo alle richieste dei sovrani cattolici illuministi. Un anno più tardi indisse il Giubileo con la bolla promulgata il 12 maggio, giorno dell’Ascensione. Il Papa concedeva l’indulgenza plenaria anche a chi non avesse partecipato al Giubileo per malattia o morte. Clemente XIV invitò i cardinali a predisporre tutto con cura e diede indicazioni perché ci fosse un clima di decoro e penitenza in città.

Il 22 settembre 1774 Clemente XIV morì. Ci vollero ben cinque mesi per l’elezione del nuovo papa, Pio VI, nel febbraio 1775. Così, il Giubileo iniziò con due mesi di ritardo e durò solo dieci mesi. Il nuovo Papa provvide ad attuare una politica di ammodernamento nello Stato della Chiesa promuovendo il miglioramento delle vie di comunicazione e il prosciugamento delle paludi. Manifestò, però, anche atteggiamenti nepotisti elargendo benefici a parenti e ad amici, facendo costruire Palazzo Braschi per il nipote.

Nel Settecento si era diffuso sempre più il Grand Tour, un fenomeno che coinvolse le classi nobiliari ed elitarie europee, ma anche artisti e letterati che si muovevano alla ricerca della bellezza percorrendo le mete più significative del continente, ma soprattutto visitando le città d’arte più affascinanti dell’Italia, come Venezia, Firenze, Roma, Napoli e tante altre fino ad arrivare in Sicilia. Il Grand Tour era una modalità di formazione sulle orme della bellezza, una bellezza non solo presente nel creato, ma anche creata dalle mani dell’uomo, documentata da città, edifici, sculture, pitture. Nel Grand Tour formazione e svago trovavano una bellissima forma di sintesi e di espressione. Il termine turista deriva proprio dall’espressione Grand Tour.

Su questa scia papa Pio VI fece pubblicare le prime guide che permettevano ai pellegrini di conoscere meglio Roma e le sue opere d’arte.

Nei dieci mesi dell’Anno Santo 1775 celebrazioni religiose e feste sfarzose si susseguirono in città, in contrasto con l’atteggiamento austero e sobrio che aveva contraddistinto gli ultimi Giubilei. Lo stesso Pontefice si adattò alla consuetudine dei sovrani europei di impomatarsi prima delle uscite ufficiali. A Roma giunsero probabilmente poco meno di trecentomila pellegrini, un numero non irrilevante se si tiene conto che la popolazione urbana ammontava a circa 165 mila abitanti.

Sul finire del XVIII secolo si verificò la Rivoluzione francese che durò per dieci anni (dal 1789 al 1799). Tra il 1796 e il 1797 Napoleone Bonaparte conquistò Milano e la Lombardia, cedendole poi all’Austria con il Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797). Nel febbraio 1798 l’esercito francese entrò a Roma e instaurò la Repubblica Romana. Venne dichiarato decaduto il potere temporale di papa Pio VI. La Repubblica Romana fu in vigore fino al settembre 1799 quando l’esercito francese uscì da Roma. Il Papa venne portato in Francia come prigioniero, ove morì il 29 agosto 1799. Venne celebrato un primo funerale in Francia il 29 gennaio 1800. Il Papa fu sepolto come comune cittadino nel cimitero civico. La cassa portava l’iscrizione «Cittadino Giannangelo Braschi - professione Papa». Cosa accadde più tardi alla sua salma? Rimase in Francia?

Il conclave per l’elezione del nuovo Papa si tenne a Venezia, essendo Roma occupata. Dopo alcuni mesi, nel marzo 1800 il vescovo di Imola, Barnaba Chiaramonti, fu eletto Papa con il nome di Pio VII. Rimase in Veneto per alcuni mesi. Rientrò a Roma nel luglio 1800. Doveva essere celebrato il ventesimo Giubileo, ma non accadde: era la prima volta dal 1300 per un anno centesimo. L’Anno Santo si ridusse a due settimane in cui il Papa assicurò l’indulgenza plenaria a chiunque avesse ottemperato alle pratiche di pietà.

Riesumata alla vigilia di Natale del 1801, la salma di papa Pio VI venne trasportata via mare da Marsiglia alla Liguria e, poi, a Roma dove il suo successore Pio VII ne celebrò nuovamente il funerale.