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L'ANALISI

Quale morale per ribellarsi alla "teoria Oettinger"

Abbiamo un governo degli equilibrismi e delle scommesse su cui pesa l’ormai famosa frase del Commissario UE Oettinger. Eccoci alla questione centrale. Qual è l’anima morale di questo governo? Esso è frutto di una ribellione, che ha trovato sfogo nelle urne il 4 marzo scorso. Riuscirà il nuovo governo a soddisfare queste esigenze morali, prima che politiche? Ma il patto di governo ha volutamente lasciato fuori alcuni temi etici di grande importanza su cui Lega e 5 Stelle la pensano diversamente. Ma sarà impossibile che rimangano nel sottosuolo e lì si vedrà se questo governo saprà veramente far leva su solide spinte morali, per avere la forza di rispondere politicamente alla teoria Oettinger.

Editoriali 02_06_2018

Abbiamo un governo. Un governo degli equilibrismi e delle scommesse. Curioso il suo inizio e oggetto di curiosità il suo prossimo cammino. É lo stesso governo che il Presidente Mattarella aveva bocciato. Giuseppe Conte aveva già prenotato l’albergo al mare e ha dovuto disdire. Un ripescaggio così da pantomima non si era mai visto. É bastato spostare Savona dall’economia ai rapporti con l’Europa e il cerchio ha trovato lo sua quadratura. Non si poteva fare subito? Potenza dei mercati, probabilmente. O potenza del tunnel in cui Mattarella si era cacciato. O potenza di non volere responsabilità di far votare in pieno luglio.

Nella bizzarria tutta italiana con cui è nato questo governo, la chiave di lettura principale rimane l’ormai famosa frase del Commissario al bilancio della UE Oettinger: “I mercati insegneranno agli italiani come votare”. Da un lato essa esprime la concreta realtà. Lo aveva detto anche il nostro Presidente motivando il suo no a Savona: “ho dovuto proteggere i risparmi degli italiani”. Ma siccome, dopo questa scelta, lo spread è andato a 300 si è capito che a corrodere i risparmi egli italiani era la mancanza di un governo e non il nome del ministro dell’economia. L’approvazione del primo governo Conte avrebbe rassicurato i mercati più del no a Savona.

Questo voler assicurare i mercati – vale a dire la teoria Oettinger – scopre anche altre dinamiche politiche. Coloro che, da sinistra, hanno sempre sostenuto che il mercato non è un assoluto, ora premono perché si voti come chiedono i mercati. Il Partito Democratico diventa il tutore del sistema e oggi i conservatori sono a sinistra, oltre che in Commissione europea. Marx non avrebbe certo approvato e forse nemmeno Gramsci.

Quanto poi al rapporto tra il nuovo governo e i mercati, se visto in prospettiva, diventa una questione di grande curiosità circa l’operato dell’esecutivo. Lo spostamento di Savona ha significato la rinuncia al “cambiamento”? Che – è ovvio – se non passa dall’Europa non sarà cambiamento. Oppure è una tattica per smorzare i toni e attuare realmente, e per tappe, il cambiamento? Ascoltare i mercati per non ascoltare i mercati. Lavorare contro l’Unione Europea ma insieme all’Unione Europea. Curioso come è nato, questo governo, ma curioso anche come si comporterà.

Se si vuole liberare la politica dal dovere di farsi dettare le regole dai mercati, ci vuole un forte impegno morale e un coraggio che uno, se non ce l’ha, non può darselo da solo. L’economia condiziona la politica soprattutto separandola dalla morale e trasformandola in tecnica. Priva di valori, essa finisce sempre per applicare la teoria Oettinger. Ma con dei valori forti, superiori ad essa stessa, la politica può rifiutare di votare come i mercati chiedono. Il nuovo governo è nato ibrido, il no a Savona lo ha obbligato ad una posizione per il momento interlocutoria: non ha rinunciato alla propria spinta morale ma nello stesso tempo l’ha frenata.

A irrobustire la sua forza morale non basterà, però, una specie di “italianismo” fondato sulla sovranità del popolo italiano e sulla retorica che il debitore non può, in ogni caso, diventare schiavo del creditore. Il principio è giusto, ma insufficiente, perché anche l’italianismo (“prima gli italiani”) va riempito di contenuti morali capaci di salvare la politica dalla sudditanza all’economia, tendendola capace di fare scelte che nell’immediato e per certi versi possono anche essere contro i propri interessi materiali. La morale serve proprio a questo: per un principio si accettano dei danni.

Eccoci allora alla questione centrale. Qual è l’anima morale di questo governo? Esso è frutto, in un certo senso, di una ribellione, che ha trovato sfogo nelle urne il 4 marzo scorso. Non si è trattato solo di una ribellione politica, ma morale o, se vogliamo, civile in quanto morale. La propria storia, la propria identità, non in quanto proprie ma in quanto espressione di alcuni valori, la famiglia, i diritti di sempre e non i nuovi diritti, i doveri prima dei diritti, il rifiuto di essere colonia della Commissione europea, la critica all’Unione in quanto centro di una imposizione ideologica tendente a mutare i nostri valori secondo le sue esigenze, un’Europa vera oppure meglio le nazioni … ecco alcune tensioni morali implicite nella ribellione del 4 marzo scorso.

Riuscirà il nuovo governo a soddisfare queste esigenze morali, prima che politiche? A Conte non Basterà farsi fotografare con la pizza d’asporto in mano. Chi è alla Sanità, alla Scuola o alla Famiglia – luoghi centrale per una risposta politica alla ribellione morale – non potrà tergiversare. E dopo la bocciatura di Savona, chi è all’Economia non potrà non essere un po’ savoniano. Il patto di governo ha volutamente lasciato fuori alcuni temi etici di grande importanza su cui Lega e 5 Stelle la pensano diversamente. Ma sarà impossibile che rimangano nel sottosuolo, emergeranno per forza e soprattutto lì si vedrà se questo governo saprà veramente far leva su solide spinte morali, per avere la forza di rispondere politicamente alla teoria Oettinger.