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DOPO IL VOTO

Qualcosa di nuovo accade in Russia

I comunisti crescono vistosamente.
Ma è un voto di protesta contro l'ingessatura semiautoritaria del Paese, non un rigurgito nostalgico.

Attualità 06_12_2011
In Russia tornano i comunisti?

 

Alla vigilia delle elezioni parlamentari in Russia i sociologi parlavano di un paese demotivato, sfiduciato nella possibilità di cambiamento, e soprattutto disunito, dove il cittadino medio non si fida delle amministrazioni locali, dei media, della polizia, dei vicini, ma solo della ristretta cerchia familiare. E dicevano anche che il cittadino medio continua invece a sperare nel presidente, ma come istituzione astratta, chiunque egli sia. Alla vigilia delle elezioni qualcun altro, sulla stampa, invocava il diritto di "votare contro tutti" perché nessuno dei partiti in lizza lo rappresentava. Nel complesso un quadro di disagio e immobilismo.

A due giorni dalla votazione si può dire per lo meno che non è rimasto tutto come prima, che la società ha dato segni di vita e di una volontà propria. La maggioranza del 49,54% ottenuta dal partito di governo è da leggere in confronto con i risultati del 2007 e mostra un calo di oltre 14 punti, non sufficienti a ribaltare il panorama politico ma sicuramente vistosi. I brogli, se brogli ci sono stati, l’oscuramento dei siti di informazione indipendenti, le dimostrazioni preventive dei giovani putiniani che dichiaravano in piazza la loro totale fiducia nel governo, non hanno impedito del tutto che la tanto auspicata società civile facesse qualche passo avanti. Ci sono state manifestazioni di protesta con numerosi arresti. A Mosca, nel pomeriggio del 5 dicembre, la polizia ha presidiato in forze alcune piazze per impedire altre manifestazioni.

Un tempo la forma di protesta dei cittadini era sfornare barzellette antigovernative nella propria cucina. Ora si vedono su YouTube numerosi filmati ripresi nei seggi da persone comuni, che si sono esposte nella denuncia senza troppi ripensamenti. È verosimile che il consistente aumento (oltre 8 punti) dei comunisti sia un voto di protesta e non un rigurgito di tardive nostalgie, ipotesi suffragata dal fatto che anche il partito di governo, negli ultimi tempi, ha rimesso in auge diversi "valori" sovietici senza per questo attirarsi maggiori simpatie. Questi voti dimostrano che una parte dell’elettorato non approva l’attuale sistema politico considerandolo semiautoritario, monopolizzatore di ogni iniziativa nella vita del paese. Questa parte dell’elettorato, con ogni probabilità, non si riconosce in nessuno dei partiti esistenti e costituisce una massa imprevedibile che, a seconda delle circostanze, potrà schierarsi in vario modo.

Comunque, al di là delle considerazioni strettamente politiche, la Russia ha dimostrato di essere viva, nonostante la generale depressione e sfiducia; anche all’interno della stessa Chiesa ortodossa, pure schierata per la stabilità di cui Russia Unita è garante, si è svolta una discussione vivace tra posizioni molto varie. È l’inizio di un vero dibattito? Di certo è l’inizio di qualcosa di nuovo, di cui il governo non potrà non tenere conto. La Russia si sta diversificando e ancora sono possibili diverse strade. Può essere, come l’accorato appello del patriarca Kirill all’unità sembra temere, l’inizio di divisioni laceranti, o può essere invece l’inizio di un obbligato ma leale confronto con le esigenze vere della società.