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L’EMERGENZA

Psiche & Prozac: un effetto collaterale dietro le stragi?

Razzismo, diffusione delle armi, disagio. E se ci fosse dell’altro? Dietro le stragi Usa circolano molte cause. Ma ce n’è una che non viene analizzata, eppure ha una sua logica e c'è chi la studia: uccidere - lo si vede in guerra - non è facile e per farlo devi imbottirti di droga. Molti degli assassini scolastici hanno un passato di disagio psichico. Infatti nel foglietto illustrativo di antidepressivi come il Prozac si legge che…

Editoriali 02_06_2022 English Español

24 maggio 2022, Uvalde, Texas. Il diciottenne Salvador Ramos entra armato a scuola e uccide diciannove bambini e due insegnanti. La campagna per vietare il possesso di armi riparte con l’appoggio del presidente Biden; i «complottisti» gridano al false flag. In effetti, le stranezze non mancano: due mesi prima della strage, proprio in quella scuola, si era tenuta una esercitazione che simulava l’ingresso nell’istituto di un omicida armato; e il generale (a riposo) McInerney aveva postato sul suo account Telegram, più di 24 ore prima della sparatoria, un messaggio nel quale chiedeva la presenza della Guardia Nazionale nelle scuole [immagine]; pare anche che le forze dell’ordine abbiamo atteso più di un’ora prima di intervenire.

Due giorni dopo l’episodio di Uvalde c’è stata un’altra sparatoria su passanti inermi a Seaside, in California; poi in West Virginia. Nemmeno due settimane prima della sparatoria di Uvalde, ce n’era stata un’altra. Un altro diciottenne, Payton Gendron, è entrato in un supermercato a Buffalo (NY) armato con un fucile d’assalto e, filmando la scena con una videocamera, ha ucciso dieci persone. Proprio mentre sto scrivendo, arriva la notizia di un’altra sparatoria in una scuola di New Orleans [https://breaking911.com/breaking-multiple-people-shot-at-high-school-graduation-ceremony-in-new-orleans/].

Tra il 1967 e il 2012, negli Stati Uniti, sono state contate 189 «sparatorie di massa»; l’elenco di sparatorie nelle scuole degli Stati Uniti è spaventoso.

Come mai, negli Stati Uniti, questi episodi si ripetono con una frequenza sconcertante? Si è calcolato che è il paese con il più alto numero di omicidi con armi da fuoco nel mondo, più di 12.000 l’anno, circa 33 al giorno. Com’è possibile? Qual è la causa di questi massacri apparentemente insensati? Il pazzo solitario, come solitamente i media giustificano questi episodi?

L’eccessiva disponibilità di armi, come sostengono i democratici USA? È un complotto, si tratta di giovani plagiati e programmati per uccidere?

Queste stesse domande se l’è poste il controverso documentarista statunitense Michael Moore che ha girato, nel 2002, il documentario Bowling for Columbine. L’occasione è stata l’ennesima sparatoria di massa in una scuola, questa volta a Columbine (CO). Il 20 aprile 1999 due ex studenti, Erik Harris e Dylan Klebold penetrarono armati nella Comumbine High School e uccisero dodici studenti e un insegnante, per poi togliersi la vita. Moore, nel documentario, passa in rassegna tutte le possibili cause di questi episodi, dalla presenza di armi (ma ce ne sono anche in altri paesi), alla convivenza di culture ed etnie diverse (i bianchi si armerebbero per difendersi da neri e ispano-americani), la povertà e il degrado sociale.

Nessuna di queste spiegazioni regge il confronto con altri paesi, ad esempio con il vicino e simile Canada. Moore propende quindi per il permanente clima di terrore generalizzato indotto dai media, che allarmano continuamente la popolazione e la inducono a porsi sulla difensiva. Particolarmente interessante risulta l’intervista a Charlton Heston, attore Hollywoodiano e attivista della National Rifle Association (NRA), una lobby dell’industria delle armi.

Dapprima, Heston giustifica la diffusione delle armi con i conflitti razziali; poi, dopo qualche riflessione, sostiene che gli Stati Uniti hanno una storia di violenza, che la violenza faccia parte dei fondamenti culturali del paese. Moore non è soddisfatto; risponde che anche il Regno Unito, la Germania, altri paesi hanno una storia violenta, ma ciò che accade negli USA non è nemmeno lontanamente paragonabile. La questione, dunque, rimane aperta.

C’è, però, una cosa che non torna. Uccidere, persino in guerra, è molto difficile (a dispetto di ciò che si vede nei film) e pochi ci riescono. È una cosa tanto difficile che, da sempre, gli eserciti fanno uso di droghe in quantità industriali. Le usavano gli antichi Greci e Romani (il vino), i vichinghi (funghi allucinogeni), i guerrieri dell’Amazzonia (coca), i nazisti (metanfetamina), i jihadisti (fenitilina), gli statunitensi… (Łukasz Kamienśki, Shooting up. Storia dell’uso militare delle droghe, UTET 2017). Le droghe contrastano fatica e sonno, alzano la soglia del dolore e, soprattutto, abbattono le barriere morali che impediscono di uccidere un essere umano. Ma se è così difficile in guerra, quanto più dev’esserlo con persone inermi, con bambini?

E se diventasse possibile utilizzando lo stesso metodo usato dagli eserciti in guerra? È la controversa tesi di Ann Blake-Tracy, secondo la quale le sparatorie scolastiche sono dovute agli effetti collaterali degli antidepressivi SSRI (Prozac, Zoloft e altri); anche Michael Moore, che pure non cita questa delicata posizione nel suo documentario, la sostiene in un successivo video.

È possibile? In effetti, molti degli omicidi scolastici hanno un passato di disagio sociale o psichico. Inoltre, ecco cosa recita il «bugiardino» del Prozac: «Quando assumono questo tipo di medicinali, i pazienti al di sotto dei 18 anni presentano un aumentato rischio di effetti indesiderati come il tentativo di suicidio, pensieri suicidari ed atteggiamento ostile (soprattutto comportamento aggressivo, oppositivo e ira)».

Qualunque sia la causa di questi terribili episodi, c’è parecchio da riflettere su questo lato oscuro della nazione che ha l’ambizione di guidare il mondo.