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MACERATA

Provocatore cacciato: «Non si sta a messa in ginocchio»

Fedele cacciato da Messa a Macerata: si era inginocchiato alla consacrazione. In realtà, come ha ricostruito La Nuova Bussola sentendo il parroco e il vicario, è stato un provocatore che ha richiamato l'attenzione su di sé. Ma la reazione spropositata del servizio d'ordine mostra il nervo scoperto di un abuso che prosegue con la scusa della pandemia.

Ecclesia 12_05_2021

Cacciato dalla chiesa durante la Messa perché continua a stare in ginocchio. Non sono cronache marziane, ma quanto accaduto domenica scorsa a Macerata nella chiesa di Santa Croce.

Un video caricato su Youtube ieri pomeriggio ha mostrato lo sconcertante episodio di un fedele che viene raggiunto da una volontaria del servizio d’ordine con tanto di pettorina d’ordinanza e con fare da “gestapo” gli intima di alzarsi. Il video, divenuto virale in poche ore non specifica il luogo, ma dall’accento dei protagonisti e da un passaggio in lontananza del celebrante che si rivolge al «vescovo Nazzareno» si può ipotizzare che si tratti di una chiesa della Diocesi di Macerata, dove appunto, è vescovo Nazzareno Marconi.

«Sì, si tratta della chiesa di Santa Croce di Macerata», ci risponde don Gianluca Merlini, il vicario generale al quale ci siamo rivolti per verificare quale fosse il teatro della singolare cacciata dal tempio.

Ma che cosa raffigura il video? Un uomo in ginocchio che riprende la donna del servizio d’ordine che gli intima di «alzarsi perché in chiesa non ci si può inginocchiare». Nel dialogo tra i due si percepisce che la volontaria della parrocchia è snervata dopo numerosi ammonimenti andati a vuoto.

«Ci sono delle regole, si metta in piedi - gli dice parandosi davanti -. Non si può stare in ginocchio durante la Messa… Avanti … E si tiri su la mascherina». Nel frattempo, la donna attende qualche istante mentre il prete prosegue con la Preghiera Eucaristica, poi fa cenno in fondo alla chiesa al collega del servizio d’ordine di avvertire i carabinieri.

«Tiri su la mascherina», ribatte all’uomo che chiede: «Chi chiama, la polizia?», «dobbiamo portarla fuori», replica lei. «Perché mi metto in ginocchio in chiesa?», «si, ci sono delle regole da rispettare e ora chiamiamo la polizia».

Alla donna si affianca un uomo che intima all’uomo di uscire. Intanto il fedele in ginocchio continua a riprendere con la videocamera del telefonino. La volontaria lo minaccia: «Faccia come vuole, la denunciamo per violazione della privacy, chiamiamo i carabinieri». L’uomo riprende i due che si allontanano per chiamare i carabinieri e commenta: «Mi vogliono cacciare perché mi sono inginocchiato in chiesa».

L’effetto del video è sgradevole: non esistono disposizioni che proibiscano ai fedeli di inginocchiarsi e non esistevano neppure quando il governo ha siglato il protocollo per le messe nel maggio dello scorso anno quando le chiese vennero riaperte.

Quello di proibire di inginocchiarsi è sempre stato un abuso di alcuni parroci ligi al rito pandemico e desiderosi di proibire una pratica ritenuta obsoleta. Per questo il video che sta girando in queste ore fa comunque riflettere.

Però, alcune verifiche si impongono. Chi era il fedele che sembra subire le soverchie angherie della “gestapo parrocchiale”? Nel video si fa cenno alla mascherina abbassata, potrebbe essere un provocatore?

È la stessa domanda che si fa il vicario al telefono con la Bussola: «Vorrei capire che cosa è successo prima, dal video si vede la volontaria della parrocchia alterata. Prima di esprimere un giudizio vorrei capire se siamo di fronte a un provocatore».

A questo punto cerchiamo il parroco. «Si è trattato di un provocatore con la sua fidanzata – ci riferisce don Pierandrea Giochi -. Io stavo celebrando Messa e vedevo che dall’inizio della celebrazione c’era del trambusto in fondo alla chiesa. Poi, alla fine della Messa, due signore sono venute in sagrestia a raccontarmi l’accaduto».

Don Pierandrea ha così saputo che l’uomo si è presentato fin da subito con la mascherina abbassata e «più volte il servizio d’ordine lo ha richiamato a osservare le regole, ma continuamente ha fatto finta di nulla». Poi, alla consacrazione, l’uomo si è inginocchiato «nonostante sui banchi io abbia fatto mettere il cartello di non inginocchiarsi perché, non inginocchiandosi più nessuno, chi lo fa non può garantire il metro di distanza dall’altro che gli sta davanti». In realtà guardando il video si percepisce molto bene che l’uomo ha sufficiente spazio dai fedeli davanti a lui.

Ma per il parroco si è comunque trattato di una provocazione anche se dal video compare un atteggiamento molto aggressivo della fedele che lo vuole mandare via. «Il video può essere stato montato ad arte – prosegue -, io so che tante persone erano indispettite per questi continui richiami disattesi. Non ci si può prendere gioco così della Messa».

Parole sacrosante. Effettivamente se l’uomo ha provocato abbassandosi continuamente la mascherina non c’è appello: non si può andare a Messa per provocare e vedere l’effetto che fa.

Resta il fatto che certe misure prestano il fianco anche ai provocatori: quel fedele è stato allontanato proprio durante la consacrazione e la prima motivazione asserita dalla donna era proprio quella dello stare in ginocchio proibito. Questo non può accadere, non poteva accadere un anno fa, anche se è accaduto e non può accadere oggi. Certo, è vergognoso che ci siano provocatori in giro che di fatto profanano la Messa, ma quella di proibire di inginocchiarsi è una misura che umilia il fedele e che mostra quanto la pandemia sia diventata una scusa per impedire una pratica sacrosanta e mai vietata.

Comprensibile se si tratta di un esibizionista polemico, ma scatterebbe la stessa “tagliola” se si trattasse di un fedele normale e pio. Cacciarlo o costringerlo ad alzarsi, forti di una pettorina rilasciata dal parroco, mentre in quel momento si è in ginocchio di fronte all’Eucarestia non è un arbitrio meno grave oltre a mostrare un nervo scoperto della Chiesa di oggi che è l'ossequio dovuto al pandemicamente corretto che cancella la sensibilità del sacro di moltissimi fedeli.

E dovrebbe far riflettere su che cosa sono diventate certe messe al tempo del covid 19, nell’anno secondo del rito pandemico.