Processo a Salvini, rischia 15 anni per un atto di governo
Un altro processo a un personaggio di primo piano della scena politica. Matteo Salvini, leader del partito in testa a tutti i sondaggi, è stato rinviato a giudizio dalla procura di Palermo. L'accusa è di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. Salvini rischia 15 anni di carcere per aver ritardato lo sbarco di 147 immigrati dalla Open Arms nel 2019.
Nei giorni scorsi il nuovo segretario del Pd, Enrico Letta aveva incredibilmente indicato tra le priorità dell’Italia il voto ai sedicenni e lo Ius soli. Ieri abbiamo scoperto un’altra priorità, questa volta grazie alla Procura della Repubblica di Palermo: processare Matteo Salvini per sequestro di persona nel caso Open Arms.
Già assistere alla sceneggiata di vedere un politico di primo piano della vita politica del Paese, leader del partito in testa in tutti i sondaggi, trascorrere tanti sabati in Sicilia per difendersi da un’accusa del genere, proprio mentre la rabbia popolare scatenata dalle prolungate restrizioni anti-Covid rischia di esplodere, la dice lunga sul pericoloso clima che si è creato nel nostro Paese. Proprio in un momento in cui viene invocata da tutti i vertici istituzionali la massima coesione nazionale, con un governo nato per sconfiggere la pandemia e, nel frattempo, contribuire al superamento di annose e laceranti contrapposizioni tra poteri, da Palermo arriva un siluro non da poco.
L’inchiesta riguarda i ritardi dello sbarco di 147 migranti della Open Arms nell’agosto 2019 di fronte all’isola di Lampedusa. L’ex Ministro dell’Interno è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Pena prevista: 15 anni di carcere. La richiesta di rinvio a giudizio è arrivata al termine dell'udienza preliminare che si è svolta ieri nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. La discussione è stata sostenuta dai tre magistrati presenti in aula. La prima a parlare è stata la procuratrice aggiunta Marzia Sabella, seguita dal pm Geri Ferrara. Ha concluso il capo della Procura Francesco Lo Voi. "Non vedremmo come in un caso come questo non si possa chiedere il rinvio a giudizio", ha ribadito il magistrato.
I pm hanno ripercorso l'istruttoria fatta dal tribunale dei ministri contro Salvini, poi Lo Voi ha richiamato le deposizioni fatte a Catania (nell'udienza per il caso Gregoretti) dall'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "L'azione amministrativa, hanno detto, era del ministro dell'Interno, gli altri sapevano dopo. Il presidente Conte ha spiegato che non si è mai discusso in consiglio dei ministri dei singoli casi e ancora meno della concessione del porto sicuro alle navi delle Ong. La redistribuzione dei migranti non può pregiudicare la concessione del porto sicuro". Secondo l’accusa, la decisione presa all’epoca dal titolare del Viminale era solo in parte condivisa con il governo perché l’azione di governo non parla di blocco generalizzato delle navi. Per la Procura, la questione è tutta "amministrativa" (cioè gestita in autonomia dal Viminale) e non "politica, che è stata affrontata dal Parlamento con l'autorizzazione a procedere". Ha concluso Lo Voi: "L'accusa è sostenibile in giudizio, si chiede il rinvio a giudizio per entrambi i reati così come configurati". Nell’udienza di ieri le parti civili (ben 18, tra le quali la Ong Emergency, il Comune di Palermo e quello di Barcellona) si sono associate alla richiesta della Procura. Il 17 aprile sono previste la discussione della difesa e la decisione del giudice.
Il senatore del Carroccio, presente ieri nell'aula bunker di Palermo, ha reso dichiarazioni spontanee. "La Procura di Palermo ha chiesto rinvio a giudizio e processo contro di me per sequestro di persona - ha commentato al termine dell'udienza - 15 anni di carcere la pena prevista. Preoccupato? Proprio no. Sono orgoglioso di aver lavorato per proteggere il mio Paese, rispettando la legge, svegliando l'Europa e salvando vite. Se questo deve provocarmi problemi e sofferenze, me ne faccio carico con gioia. Male non fare, paura non avere". La linea difensiva di Salvini rimane la stessa: ha agito per garantire la sicurezza dei confini e l’ordine pubblico e sta pagando per tutti, quindi si sente il capro espiatorio di una situazione paradossale. Ritiene di aver salvato vite umane comportandosi in quel modo, sottolineando per altro che non ci fu alcun sequestro di persona, come ha ribadito al termine udienza il suo avvocato Giulia Bongiorno, perché la nave Open Arms aveva diverse possibilità, anche di andare in Spagna e non lo fece.
Che la linea di Salvini (prima la redistribuzione, poi gli sbarchi) fosse quella dell’intero esecutivo vi sono pochi dubbi, altrimenti non si capisce perché il premier Conte e gli altri ministri non si dissociarono in modo netto e deciso all’epoca dei fatti, mandando avanti il Ministro dell’Interno.
Il leader della Lega continua quindi a doversi difendere da accuse grottesche che nessuno avrebbe mai dovuto formulare. Se l’obiettivo è quello di tenere sotto torchio Salvini sperando che si indebolisca elettoralmente, l’effetto potrebbe essere proprio quello contrario, cioè di renderlo un martire agli occhi dell’opinione pubblica, sempre più preoccupata del futuro dell’Italia e degli italiani e sempre meno interessata alle beghe del passato sugli immigrati.