Primi danni a Santa Sofia trasformata in moschea da Erdogan
Dei vandali hanno divelto dei pezzi di legno dalla maniglia del grande portale di ingresso e, per incuria e mancanza di controlli, si temono altri danni, anche strutturali
Nel 2020 il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha trasformato i musei di Santa Sophia e Cristo Salvatore a Chora in moschee sostenendo erroneamente che questo fosse il loro uso originario. Santa Sofia invece in origine era una basilica bizantina. Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453 era diventata una moschea. Nel 1935 Kemal Ataturk l’aveva trasformata in un museo e tale è stato fino al 2020. Anche Chora in origine era un monastero, costruito nel 534, in epoca bizantina, poi convertito in moschea nel 1511e nel 1945 in museo. Fortemente contrariati per il fatto che gli edifici perdessero così il loro valore universale, gli esperti dell’Unesco inoltre temevano che potessero essere danneggiati per incuria e cattivo uso. I loro timori si stanno avverando. Il mese scorso dei vandali hanno divelto alcuni pezzi di un portale in quercia che si trova all’ingresso di Santa Sofia. Altri danni, ancora più gravi, potrebbero essere fatti in seguito per trascuratezza e sistemi di controllo insufficienti. Secondo Serif Yasar, capo del sindacato turco che rappresenta gli studiosi di storia dell’arte, in particolare c’è il rischio che entro il 2050 la cupola di Santa Sofia possa incrinarsi e crollare, “se non verranno prese misure precauzionali”. Il governo turco non si starebbe prendendo adeguata cura degli edifici, venendo meno al compito di “proteggerne la storia, la bellezza e il valore”. L’Unesco, che aveva minacciato di togliere il titolo di patrimonio dell’umanità ai due complessi architettonici, sollecita rapporti dettagliati sul loro stato e ritiene che la Turchia non stia seguendo le linee guida prescritte per tutelarli.