L'EDITORIALE
Preti pedofili, la verità e la menzogna
La memoria presentata da un avvocato alla corte di Los Angeles dimostra come in molti casi le accuse di molestia sessuale da parte di sacerdoti fossero false o molto esagerate...
Editoriali
07_01_2011
La notizia che arriva dagli Stati Uniti deve far meditare: l’avvocato americano Donald H. Steier ha consegnato alla Corte Superiore della contea di Los Angeles una memoria di dieci pagine nella quale contesta la veridicità di molte accuse di molestie sessuali a danni di minori rivolte a sacerdoti cattolici nella grande diocesi californiana.
Si badi bene: quand’anche i casi di pedofilia tra il clero si riducessero a uno solo, sarebbe uno di troppo. La ferita in molti casi insanabile che questi sacerdoti infedeli hanno provocato abusando di bambini e ragazzi rappresenta un atto gravissimo e abominevole. Nessuna consolazione può venire dalle statistiche, che mostrano come il fenomeno non sia certo un’esclusiva cattolica. Nessuno può permettersi di minimizzare.
Il danno e la controtestimonianza sono stati e continuano a essere enormi. Benedetto XVI, che già da cardinale aveva predisposto norme più severe per combattere il fenomeno e che le ha volute ulteriormente inasprire, ci ha insegnato a considerare proprio il peccato dentro la Chiesa come la persecuzione più grave per la Chiesa stessa. Una persecuzione che arriva dall’interno, non da avversari esterni.
Il Papa non ha minimizzato, non ha scaricato responsabilità, ha preso a incontrare personalmente durante i suoi viaggi le vittime dei preti pedofili. Questo atteggiamento profondamente evangelico di Benedetto XVI, che ha chiesto penitenza, purificazione e giustizia, non ci deve però far chiudere gli occhi sulla possibilità che in alcuni (pochi? molti?) di questi casi le accuse non corrispondano al vero o siano state esagerate.
Proprio questo emerge dalla relazione dell’avvocato Steier, il quale afferma che nella metà dei casi che ha preso in esame le accuse si sono dimostrate false o molto esagerate rispetto alla realtà dei fatti. Di fronte alla facilità con cui le diocesi ora liquidano lauti idennizzi, oltre alle vittime vere, si sono fatti avanti i furbi.
Nessun prete che si sia macchiato di questo atroce delitto deve rimanere impunito e soprattutto è necessario che i vescovi esercitino i loro compiti di governo impedendo che casi del genere si ripetano. Le vittime vanno accolte e seguite.
Ma ogni accusato ha diritto alla difesa ed è sacrosanto verificare la fondatezza delle accuse. Anche perché la cronaca dimostra che soprattutto Oltreoceano, ma non solo, ci troviamo di fronte a campagne mediatico-giudiziarie che non mirano soltanto alla verità dei fatti, ma che intendono presentare la Chiesa cattolica come una congrega di malfattori e di predatori sessuali e pretendono chiamare alla sbarra lo stesso Pontefice per rispondere in sede civile delle responsabilità di singoli sacerdoti.
«La Chiesa non ha paura della verità», disse Leone XIII, aprendo agli studiosi l’Archivio segreto vaticano. Di fronte all’abominio di chi ha tradito il sacerdozio abusando dei bambini, bisogna chiedere giustizia, non bisogna aver paura della verità. Ma la verità va in ogni caso prima accertata.