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VACCINI E RESISTENZA

Pretestuosa criminalizzazione dei "No Green pass"

Il tentativo di politici e media di descrivere come terroristi e criminali tutti quanti si oppongono al Green Pass è surreale. Pochissimi - per quanto ingiustificabili - atti individuali di violenza non cancellano la realtà di decine di migliaia di persone che da mesi si ritrovano pacificamente in piazza per protestare contro la vaccinazione obbligatoria.

Editoriali 01_09_2021
Una manifestazione contro il Green pass obbligatorio a scuola

Il tentativo di criminalizzare in blocco come violenti, o addirittura "terroristi", tutti gli oppositori dell'obbligo di lasciapassare sanitario (chiamato orwellianamente "green pass") istituito lo scorso luglio dal governo Draghi sulla scia di quello francese, appare, oltre che rozzo e pericoloso, addirittura surreale a chi abbia seguito anche solo distrattamente l'evolversi del dibattito.

Da quando, infatti, l'esecutivo con quella decisione senza precedenti - in flagrante contraddizione non solo con la Costituzione e le sentenze della Consulta ma anche con il documento recente del Consiglio d'Europa e con il regolamento Ue emanato in materia - ha escluso per legge i cittadini non vaccinati da molti luoghi, attività, luoghi di lavoro, servizi per costringerli col ricatto a farsi somministrare un trattamento sanitario contro la propria volontà, si sono susseguite, con cadenza almeno settimanale, innumerevoli manifestazioni di protesta in tutto il territorio italiano. Manifestazioni nate spontaneamente, composite, plurali, non ideologizzate, quasi sempre prive dell'organizzazione di partiti o movimenti politicamente radicati. Ma soprattutto - nonostante la loro spontaneità ed eterogeneità, e nonostante la rabbia generata dai provvedimenti costruttivi del governo - manifestazioni pacifiche e civilissime, salvo casi molto rari di tensione.

Questo movimento di opposizione civile - che, a parte una moderata attenzione di Fratelli d'Italia e il sostegno di alcuni esponenti della Lega, non ha finora trovato una solida sponda nelle forze politiche presenti in parlamento - è proseguito con regolarità e intatta partecipazione anche nel mezzo dell'estate, testimoniando un impegno e una dedizione che, comunque la si pensi sul tema in oggetto, dovrebbero quanto meno guadagnare a quei cittadini il rispetto di tutti gli altri.
Abbiamo invece assistito, fin dal sorgere delle proteste, ad un crescente, sempre più aggressivo tentativo di screditare gli oppositori del "green pass" da parte di quasi tutto il ceto politico governativo, dei tanti "esperti" più o meno scientifici aggregati alla macchina dell'emergenza pandemica, dei media schierati quasi unanimemente a favore del “dogma” della vaccinazione coatta indiscriminata, dipinta come panacea contro un virus ancora descritto da essi come un morbo apocalittico.

Tutti costoro in ogni occasione pubblica e con ogni mezzo hanno fatto costantemente a gara a elaborare l'accusa più infamante contro qualsiasi critica al lasciapassare vaccinale, utilizzando a piene mani le più viete metafore guerresche e qualificando senza alcuna remora i dissidenti come traditori o disertori. Hanno bollato regolarmente, senza distinzioni,  i contrari all'inoculazione forzata con l'epiteto grossolano e per loro infamante di "no vax", cercando di dipingere quelle prese di posizione - persino quando provenivano da intellettuali di chiara fama e prestigio internazionale - come frutto di risibili fantasie complottiste partorite da plebe disinformata, analfabeta, plagiata, "terrapiattista".

Una forzatura ingiusta e violenta, in quanto nel movimento “no green pass” - come in Francia - soltanto una sparuta minoranza è contraria tout court ai vaccini, e moltissimi tra quanti protestano sono essi stessi vaccinati, ma non per questo rinunciano a rivendicare la libertà individuale, l'uguaglianza civile, il rispetto dei limiti al potere contro ogni discriminazione. Così come chi si è battuto nei mesi scorsi contro i lockdown, il coprifuoco e le chiusure non era "negazionista" - epiteto delegittimante usato allora dallo stesso blocco di potere e mediatico - in quanto non negava affatto l'esistenza di un serio problema sanitario, ma era radicalmente in disaccordo con l'idea che si potesse affrontarlo al meglio segregando un'intera società.

Invece di prendere sul serio, e magari provare a contestare con argomentazioni credibili, queste rivendicazioni, il blocco governo/esperti/media allineati ha preferito, seguendo un'infausta tradizione emergenzialista italiana già vista tra anni Settanta e Novanta, la facile strada della caricatura e della demonizzazione, soffiando irresponsabilmente sul fuoco dei conflitti.

E così abbiamo dovuto ascoltare personaggi pubblici dai quali ci si sarebbe potuto attendere equilibrio e senso di responsabilità, chiedere che ai non vaccinati venissero addebitate in caso di malattia tutte le spese sanitarie, che essi fossero addirittura esclusi dalle prestazioni del servizio medico nazionale, che fosse vietato loro di accedere a tutti i "luoghi pubblici", che fossero segregati in casa "come sorci". Abbiamo ascoltato addirittura il ministro dell'Interno Lamorgese definire "inaccettabili" libere manifestazioni e opinioni dei cittadini in una democrazia pluralista. E ancora, proprio oggi, addirittura dare degli "idioti" a chi esprime idee diverse dalle sue.

Proprio in questi ultimi giorni la campagna di damnatio sistematica del "no vax nemico del popolo" ha raggiunto il suo culmine, prevedibile ormai e tuttavia, appunto, surreale per la sua evidente pretestuosità: si sono messi insieme isolati episodi di intemperanza e intimidazione da parte di contestatori (assolutamente inqualificabili ed evidentemente da condannare con la massima nettezza) con la minaccia di alcuni gruppi di bloccare le stazioni ferroviarie (giustamente stigmatizzata come un'interruzione di pubblico servizio dannosa per gli stessi cittadini che si vorrebbero a parole difendere) e con i soliti insulti via social (che, come è noto, arrivano a tutti gli attori pubblici continuamente da ogni parte) per addebitare all'intero movimento di protesta una presunta tendenza sistematica alla violenza, laddove esso invece, come ricordato sopra, si è distinto finora quasi universalmente per atteggiamento composto e senso di responsabilità.

Si tratta di una esasperazione artificiosa da apprendisti stregoni che di fatto fomenta gli estremismi, crea rischi ingenti di degenerazione irrecuperabile della dialettica democratica e denota, in realtà, una grande fragilità e debolezza del blocco di governo emergenziale, sempre più incapace di gestire la drammatizzazione da esso stesso costruita sul panico indotto dalla minaccia del virus. Questa forzatura va respinta con la massima fermezza da tutti coloro che, nella differenza delle opinioni, hanno a cuore la salvaguardia della pacifica convivenza e delle istituzioni costituzionali in Italia.

E tuttavia il pericolo di radicalizzazione che questa campagna delegittimante sta favorendo deve anche indurre tutto lo schieramento che si oppone al "green pass" e ad altre soluzioni autoritarie ad una urgente, seria riflessione. Quanto più, infatti, l'establishment politico e mediatico cerca costantemente la provocazione per mettere gli oppositori nell'angolo degli impresentabili pericolosi, tanto più questi ultimi devono evitare ad ogni costo di farsi risucchiare nella logica della contrapposizione estremista, respingendo e condannando senza alcun equivoco ogni eccesso, ogni aggressione, ogni minaccia, ogni illegalità da parte di chi pretende di essere accomunato in qualsiasi modo ad essi.

Questo schieramento giovane e vario, che raccoglie molte culture politiche diverse, potrà conseguire qualche concreto risultato soltanto se si terrà stretto ad ogni costo alla sua comune ragion d'essere: la difesa del diritto e della costituzione, attraverso il costante richiamo a poteri e istituzioni a rispettare i principi da cui essi traggono legittimità.