Prepariamoci: dopo il Covid tornerà l'emergenza clima
A causa del coronavirus non si parla più di cambiamento climatico? Prima del terribile 2020, non si parlava d’altro e il clima era considerato un’emergenza, oltre che la base della politica economica europea. Ma adesso torna. E ad inaugurarlo è la visita di Greta Thunberg alla Merkel, che invita i leader europei ad affrontare l'emergenza climatica con lo stesso senso di urgenza (e la stessa perdita di libertà) di quella sanitaria
A causa del coronavirus non si parla più di cambiamento climatico? Non abbiamo più paura del riscaldamento globale? Prima del terribile 2020, non si parlava d’altro e il clima era considerato un’emergenza, oltre che la base della politica economica europea. Dal gennaio 2020 è sembrato quasi che fosse finito un po’ nel dimenticatoio. Ma non per molto.
In occasione del secondo anniversario dello “sciopero per il clima”, Greta Thunberg è stata accolta con tutti gli onori da Angela Merkel. Greta, nella sua consueta modestia, ha dispensato complimenti, bacchettate (“abbiamo perso altri due anni”) e consigli alla leader della maggior potenza economica europea (“È stata carina con me, ma tutti possono essere leader, basta che facciano il loro dovere democratico”). Ed ha espresso un concetto che è veramente importante per capire il futuro che ci attende. Il 28 novembre 2019 il Parlamento europeo aveva dichiarato l’“emergenza climatica e ambientale”, ma secondo Greta: “Si prendono impegni, si tengono grandi discorsi. Ma quando si tratta di agire, siamo ancora in uno stato di negazione. La crisi climatica ed ecologica non è mai stata trattata come una crisi”. L’attivista svedese ha paragonato il modo in cui è stato combattuto il Covid, come un’emergenza reale, e quello in cui viene affrontato il cambiamento climatico (come una politica e non una vera crisi). E ovviamente il suo suggerimento è quello di condurre una lotta al cambiamento climatico con lo stesso senso di urgenza. Implicitamente vuol dire che i governi nazionali e, in questo caso, sovranazionali, dovranno essere dotati ancora di poteri speciali.
Perché è importante quel che dice Greta? Non tanto per la ragazza in sé, che non ha potere decisionale, quanto per chi rappresenta, visto che è la testimonial di quello che ormai è il consenso comune delle classi dirigenti europee. E perché, per il mondo mediatico-accademico, è la portavoce di quel che dice “la scienza”, l’indiscutibile parere di chi (fra accademie, agenzie sovranazionali, comitati tecnico-scientifici e riviste autorevoli) detta la linea su cosa fare e cosa non poter fare, cosa dire e cosa non poter dire.
I media sono ovviamente i primi a lanciarsi in questa campagna di rinnovata emergenza climatica. Per ora solo poche (ma significative) testate, quali la Nbc, la Cnn e il Guardian, hanno deciso di adottare il termine di “emergenza climatica” o “crisi climatica”, come chiede Greta, invece del più generico “cambiamento climatico” o “riscaldamento globale”. È capitato di sentir sempre più spesso queste definizioni anche nei telegiornali italiani.
Dopo aver dato, da fine febbraio a inizio giugno, notizie solo sul Covid minuto per minuto, dalla prima all’ultima notizia, i Tg nazionali (e non solo in Italia) hanno inoltre ricominciato, almeno da giugno, a riservare uno spazio fisso ad almeno una notizia sul clima. E si tratta sempre del solito schema che veniva seguito prima dell’emergenza Covid: un servizio catastrofista (ghiacciai che si sciolgono, nuove malattie o specie a rischio a causa del clima) seguito da uno edificante (una soluzione verde, come energie rinnovabili o nuovi metodi di produzione “sostenibili”).
Alcune delle notizie più eclatanti di questa settimana sono semplicemente false. Una di queste è il record di temperatura, "la più alta di sempre", che si sarebbe registrato nella Death Valley, in California, dove la colonnina di mercurio ha toccato l’impressionante 54,4 gradi centigradi. Ma, storicamente parlando, la temperatura più alta della Death Valley è stata 56,6 gradi (nel 1913) e non i 54,4 gradi attuali. Eppure è incredibile come un dato di dominio comune sia stato deliberatamente ignorato e nessuno abbia chiesto scusa.
Altre notizie sono basate su dati autentici, ma non particolarmente significativi, come quelli sono scioglimento dei ghiacci in Groenlandia che quest’anno, a quanto risulta dalle misurazioni, avrebbe battuto un altro record storico. Ma è una catastrofe? No, a giudicare dal nome stesso della “Groenlandia”, cioè “terra verde”. Nell’Alto Medioevo era infatti coperta di foreste e abitabile molto più di adesso. Eppure nel Medioevo, così come nei secoli precedenti, non si verificò quel catastrofico innalzamento degli oceani che spesso viene associato alle notizie sullo scioglimento dei ghiacci.
I rischi di un nuovo lockdown sono concreti, basti vedere quanto si parla, nei media e in tutti gli ambienti politici, di “seconda ondata” (ancora tutta da dimostrare) del coronavirus. Ma anche quando dovesse finire l’emergenza Covid, è subito pronta a tornare quella precedente, sul clima. Non crediate di tornare liberi a fare la vita di sempre, dunque. L’idea di approfittare della pandemia per cambiare definitivamente il nostro stile di vita è stata lanciata da gruppi di intellettuali e uomini di scienza, come i firmatari dell’appello francese promosso dall’attrice Juliette Binoche. Ma ora sta attecchendo nella politica e ad essere sacrificata, nella nuova emergenza permanente, sarà soprattutto la nostra libertà.