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SIRIA

Preghiera e digiuno, le armi più potenti

Una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria. La preghiera è indispensabile: la coscienza di tutti è il primo campo di battaglia in cui lo Spirito Santo si fa sentire. Il digiuno è una forza importante per chiedere a Dio la pace.

Siria, G20 diviso di S.Magni

Ecclesia 07_09_2013
Francesco

L’invito di Papa Francesco per una giornata di preghiere e di digiuno (sabato 7 settembre) per ottenere da Dio la pace in Siria, ha avuto risposte corali e positive. Una vera e propria mobilitazione di diocesi, parrocchie, istituti religiosi, associazioni, movimenti non solo ecclesiali ma anche laici. Il nostro ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha dichiarato che non si unirà alla preghiera del Papa “in quanto laica”, ma “è probabile” che si unirà al digiuno. E questo avviene non solo nella nostra Italia, ma un po’ in tutto il mondo si registrano adesioni, anche nei Paesi islamici, in India e Sri Lanka, in Indonesia e Giappone. Papa Francesco, che viene “dalla fine del mondo”, ha detto che si fa «interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno dall’unica grande famiglia che è l’umanità con angoscia crescente: è il grido della pace!». È vero, nessun altro grande leader al mondo ha l’autorità morale e spirituale del Vescovo di Roma, per appellarsi al sentimento profondo dei popoli e trovare poi rispondenza. Papa Francesco, che ha suscitato grandi simpatie per il suo modo di essere e di agire, si sta affermando come leader internazionale non solo per il miliardo e 200 milioni di cattolici o i due miliardi di cristiani, ma per tutti i popoli, tutti gli uomini.

Ne siamo felici e ringraziamo il Signore che guida i suoi passi, ma non basta. Nei suoi brevi commenti alla Parola di Dio che tiene ogni giorno alla S. Messa nel pensionato Santa Marta, Papa Francesco richiama sempre la responsabilità personale di tutti coloro che lo ascoltano, di noi che lo leggiamo. La parola del Papa (come quella del Vangelo naturalmente), è sempre provocatoria della nostra vita di credenti in Cristo. Se la fede non cambia la vita, la mia vita, rendendomi sempre più simile al Signore Gesù, non conta, non serve. Non basta la partecipazione emotiva alle tragedie dell’umanità, di chi si limita ad assistere alle guerre e ad altre calamità davanti allo schermo televisivo, con qualche sospiro di compassione e il segreto pensiero: meno male che questi disastri sono lontani da me, da casa mia!

Le due proposte di Papa Francesco per questa Giornata per la Pace in Siria: preghiera e digiuno. La preghiera è indispensabile anche per evitare una guerra. I “laici” non ci credono, ma noi ci crediamo. Papa Francesco ha detto: «Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all'altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell'incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione». Ecco: “ascoltare la voce della propria coscienza”, perché le guerre nascono nella testa di chi le dichiara e la testa, il cuore, la coscienza di tutti è il primo campo di battaglia in cui Dio, lo Spirito Santo si fa sentire, lasciando però libero l’uomo di decidere. Papa Francesco grida “con tutta la mia forza”. A questa sua forza si aggiunge quella della nostra preghiera. Se non è solo un pensierino, ma un sacrificio del nostro tempo per parlare seriamente con Dio e chiedergli il dono della pace. Ad esempio, recitare il Santo Rosario, ricevere Gesù nell’Eucarestia, far celebrare una o più Sante Messe, un’ora di adorazione per questo scopo. Come individui noi contiamo poco o nulla, come oranti che danno a Dio il tempo della preghiera, contiamo molto di più. Gesù ha detto: «Qualunque cosa chiediate al Padre mio nel mio nome, egli ve la concederà» (Giov. 14, 13-14).

Il digiuno. È una forma di partecipazione, una forza importante per il nostro benessere spirituale e per chiedere a Dio la pace in Siria, nel mondo. Anche il digiuno non è una passeggiata, deve costarci sacrificio: significa saltare un pasto o non mangiare per tutto il giorno (questo ci rende più forti, non più deboli!); oppure rinunziare alla televisione per un giorno intero; c’è anche il “digiuno della lingua”, rinunziare a chiacchiere inutili, al gossip quotidiano, ecc. Insomma, qualcosa che morda nella nostra carne viva, per renderci partecipi, non solo emotivamente, ma fisicamente, alle sofferenze del popolo siriano. Noi credenti sappiamo che Gesù è morto in Croce per salvarci. Noi accettiamo una piccola Croce di rinunzia per dare una mano ai nostri fratelli e sorelle siriani.

Siria, G20 diviso di Stefano Magni