Pregano davanti all'abortificio, scatta la furia rossa del governo
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La Spagna social comunista di Sanchez sta diventando sempre più totalitaria. Scontri e arresti di pro vida in preghiera davanti all'abortificio di Madrid nel giorno dei Santi Innocenti. Mentre il governo Sanchez pensa di liberalizzare l'aborto sino alla nascita.
Nella Spagna di Sanchez e della sua maggioranza social comunista si viene arrestati solo per avere, un giorno all’anno, recitato il Rosario nei pressi delle cliniche abortiste, alle femministe invece ogni minaccia e violenza è concessa e con la futura approvazione di una legge che liberalizza l’aborto sino alla nascita, per i pro life e i credenti si avvicinano le catacombe.
Lo scorso 28 Dicembre, memoria dei Santi Innocenti, i pro vida spagnoli avevano organizzato due manifestazioni di preghiera, "armati" di santo Rosario, si erano dati appuntamento in diverse città del paese nei pressi delle cliniche abortiste e a Madrid dinnanzi alla “Dator”, il più grande abortificio della capitale. Per mantenere l’ordine pubblico, il governo social-comunista spagnolo ha inviato 5 furgoni e 20 agenti, dispiegati per evitare scontri tra gli oranti cattolici e la marmaglia delle femministe abortiste accorse a difesa dell’omicidio degli innocenti.
Le intenzioni della polizia erano apparentemente buone ma, alla prova dei fatti, gli unici a finire nel mirino sono stati proprio coloro che pregavano, mentre le femministe hanno avuto mano libera di agire. In totale, circa 300 persone sono scese in piazza tra Madrid e Saragozza per recitare il Rosario per i bambini abortiti che in Spagna sono più di 99.149 all'anno, secondo l'ultimo studio dell'Istituto per la Politica Familiare (IPF), più di 253 aborti al giorno, uno ogni 5 minuti.
«Siamo venuti a chiedere che la vita venga difesa, questa battaglia è culturale ma deve essere anche spirituale», ha spiegato alla agenzia di stampa “ZENIT” un giovane di 25 anni, mentre si recava alla clinica Dator di Madrid per unirsi all'appello della piattaforma "La preghiera non è un crimine" e per partecipare al rosario che era stato indetto. Dalla primavera dello scorso anno, con l’approvazione della Ley Orgánica 4/2022 del 12 aprile di riforma del Codice penale, si criminalizza le molestie alle donne che si recano in clinica per l'interruzione volontaria della gravidanza, creando l'articolo 172 quater. Questa legge punisce con la reclusione da tre mesi a un anno o con il lavoro di pubblica utilità da 31 a 80 giorni chiunque, al fine di ostacolare il diritto all'interruzione volontaria della gravidanza, molesti una donna con atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi, minando la sua libertà.
Le stesse pene sono comminate se le molestie sono rivolte a professionisti sanitari, operatori o dirigenti di centri autorizzati a praticare l'aborto. All'appello del movimento pro life hanno risposto, per altro verso, anche i gruppi femministi che vogliono trasformare l'aborto in un diritto, rendendo inevitabile lo scontro: i cattolici con il rosario in mano e alzando la voce, mentre le femministe urlavano grida offensive sia ai cattolici che alle persone riunite. «Bruceremo la Conferenza episcopale, con tutti i vescovi dentro», «Via i rosari dalle nostre ovaie», «Che barbarie che chi non partorisce mai ci proibisca di abortire», sono state queste le minacce che facevano da controcanto alle litanie alla Madonna, mentre quelle stesse femministe cecavano indisturbate di intimidire i cattolici.
Nulla di particolarmente nuovo sino a quando, in un crescendo di insulti urlati e preghiere soffuse, la polizia ha deciso di arrestare alcuni giovani scesi a pregare nei pressi della clinica “Dator” di Madrid, ai quali sono stati chiesti i documenti e si è preteso che salissero su un furgone della blindato, venendo identificati come i pericolosi capigruppo del Rosario, mentre le femministe che minacciavano e intimidivano, non sono state né arrestate e né identificate.
Tutto come richiesto proprio dalle femministe della “Assemblea Femminista Tetuán”, la cui portavoce Ruth Portela aveva fatto notare alla polizia che «la legge non specifica il perimetro entro il quale non devono avvicinarsi alla clinica. In questo momento vedo quattro persone che recitano il rosario, anche se in disparte». Un tale approccio elastico alle previsioni normative, come si può ben intuire, metterebbe a rischio chiunque stesse pregando per una qualunque traversa di un quartiere dove esiste una clinica o un ospedale pubblico dove si fanno aborti. Gli agenti hanno anche arrestato il dottor Jesús Poveda, un medico che ha passato quasi 40 anni ad aiutare le madri a rischio di aborto, che stava inscenando un sit-in individuale davanti alle porte della “Dator”. Poveda è stato quindi fedele interprete di quella che è già una tradizione del movimento pro vida in Spagna, si compie un atto di resistenza passiva in un solo giorno dell'anno, la festa dei Santi Innocenti, e si dedicano i restanti 364 a salvare i bambini concepiti. L’atto gravissimo compiuto dal medico è stato quello di recarsi, sin dal primo mattino, alle porte della clinica abortiva e sedersi a terra, in segno di protesta.
Gli accadimenti dei giorni corsi nella Spagna social comunista di Sanchez potrebbero peggiorare ancor più dato che, come trapela dalle intenzioni del nuovo esecutivo a trazione estremista, si starebbe pensando ad una legge che liberalizzi l’aborto fino alla nascita.
C’è da temere un aggravarsi della persecuzione nei confronti di coloro che difendono la vita nascente e contrastano la legalizzazione del macello di bimbi innocenti, certamente i pro life che lo scorso 28 dicembre hanno osato incollare poster con immagini di bimbi abortiti o inneggianti la vita nascente o addirittura si sono permessi di regalare piccoli feti di plastica ai passanti, potrebbero rischiare pene ben più gravi delle attuali. C’è un filo rosso che unisce i partiti socialisti e comunisti di ogni continente, dal Regno Unito alla Germania, da Washington a Madrid, è quello del sangue innocente di milioni di bimbi macellati sull’altare del progresso barbaro.