Posti in prima fila, i vaticanisti sconfessano la Sala Stampa
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L'Associazione Internazionale dei Giornalisti Accreditati in Vaticano smentisce Bruni sulla selezione dei "privilegiati" durante l'incontro del Papa con i media. Pessima pubblicità per la comunicazione vaticana nel periodo di massima attenzione mondiale.

Acque agitatissime in via della Conciliazione. Il pasticcio dei posti in prima fila all'udienza di Leone XIV con i rappresentanti dei media sta mettendo in serissima difficoltà la già affannata comunicazione vaticana. Sono passate più di 48 ore da quando abbiamo fatto una richiesta formale alla direzione della Sala Stampa per sapere chi ha scelto e con quali criteri i posti privilegiati da riservare ad alcuni giornalisti. Nessuna risposta è arrivata dal direttore Matteo Bruni.
Sembrerebbe, però, che rispondendo privatamente alle domande di alcuni colleghi scontenti Bruni abbia attribuito la responsabilità della selezione all'AIGAV (Associazione Internazionale dei Giornalisti Accreditati in Vaticano). Al consiglio dell'AIGAV non deve aver fatto piacere e così ieri chi ne fa parte ha firmato una nota per cercare di chiarire l'accaduto. «Domenica scorsa – spiegano i vertici dell'associazione – il giorno prima della nostra udienza con il Santo Padre, la Sala Stampa ci ha chiesto di fornire una lista di trenta colleghi che sarebbero stati collocati nelle prime file, con la possibilità di salutare personalmente papa Leone XIV. La Sala Stampa ha specificato che i dieci membri del Consiglio dovessero essere inclusi e che tutti i gruppi linguistici dovessero essere rappresentati». La nota continua: «comprendiamo pienamente la delusione di molti di voi che non hanno avuto l'opportunità di salutare personalmente il Papa. Tuttavia, vi assicuriamo che i venti nomi rimanenti sono stati selezionati in modo completamente onesto e imparziale. È stato utilizzato un programma informatico per estrarre a sorte i nomi da sei elenchi di membri, suddivisi per gruppo linguistico».
Bisogna riconoscere ad AIGAV di aver dato quelle spiegazioni sulle modalità di selezione dei posti "baciamano" che invece Bruni, pur ricoprendo un incarico finalizzato a rispondere alle domande di chi segue le vicende della Santa Sede, non ha inteso fornire. Bisogna precisare che AIGAV è un'associazione privata che comprende circa 250 giornalisti, quindi non tutti i giornalisti accreditati presso la Sala Stampa.
Il lavoro di selezione che il consiglio dell'associazione afferma di aver fatto tenendo conto dei gruppi linguistici avrebbe potuto/dovuto esser fatto dalla stessa Sala Stampa che ha l'elenco di tutti gli accreditati. Cosa che invece non è avvenuta. Non solo. Perché la nota dell'associazione conferma i sospetti che avevamo sollevato negli articoli precedenti: «solo lunedì mattina - scrive AIGAV - abbiamo appreso che la Sala Stampa aveva autonomamente invitato altri colleghi nelle prime file. Comprendiamo la confusione e la frustrazione che ciò ha causato, poiché diversi colleghi sono apparsi in posizioni di rilievo senza spiegazioni. Desideriamo chiarire che non siamo stati coinvolti in queste decisioni. Abbiamo espresso la nostra delusione alla Sala Stampa».
Una sconfessione in piena regola dell'operato dell'organismo guidato da Matteo Bruni e che pare confermare come dietro all'assegnazione di posti in prima fila a determinati giornalisti ci sia stato un mero criterio di arbitrarietà. Addirittura la nota menziona la ricerca di «privilegi personali»attraverso l'esercizio di «pressioni sul personale della Sala Stampa».
Insomma, la gestione della prima udienza del Papa fatta dall'ufficio che si occupa delle comunicazioni ufficiali della Santa Sede è apparsa disastrosa persino per i vertici dell'associazione coinvolta nell'assegnazione dei posti. Una condotta che non ha certo provocato giovamento all'immagine della Santa Sede proprio nel momento di massima attenzione mediatica sul Vaticano, peraltro davanti a più di 5000 operatori dei media provenienti da tutto il mondo.
Questa delle «posizioni di rilievo senza spiegazioni» è una piccola storia, ma è anche un pessimo biglietto da visita per la comunicazione vaticana all'alba di un pontificato che non sarà la fotocopia del precedente. E i sorrisi e le strette di mano di lunedì difficilmente basteranno a mantenere lo status quo.
A quanto risulta alla Nuova Bussola, infatti, Leone XIV ha parlato espressamente della necessità di dare una svolta alla comunicazione e lo ha fatto nel corso dell'incontro coi cardinali dello scorso sabato. Un intento accolto con entusiasmo dal sacro collegio e che va nella direzione di quanto già emerso nel pre-conclave, quando durante le congregazioni un cardinale si era lamentato apertamente di alcune iniziative della comunicazione vaticana. Papa Prevost vuole che tutti i confratelli che lo hanno eletto trovino adeguato spazio nei canali ufficiali, senza corsie preferenziali per alcuni. Inoltre, li ha anche incoraggiati a mandare suggerimenti.
Un approccio davvero all'insegna della collegialità, molto apprezzato dal sacro collegio.
Lunedì, poi, Leone ha iniziato a studiare i dossier relativi alle finanze. A quanto ci risulta, il Papa ha incontrato i capi dei dicasteri competenti ed è difficile pensare che non abbia notato la voce di spesa per la comunicazione: nell'ultimo bilancio pubblico relativo al 2023 si registravano ben 44,8 milioni di euro per questo settore, molto di più di quanto è stato investito su servizi di carità e nunziature apostoliche. A fronte di questo sforzo, nemmeno Francesco riteneva soddisfacenti i risultati e manifestò questa preoccupazione ai diretti interessati, chiedendo loro di farsi ogni giorno questa domanda: «a quanta gente arriviamo?». Partirà da qui la «svolta» invocata da Leone XIV?
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