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Pontecorvo, la severa cattedrale di San Bartolomeo

Costruita prima dell'anno 1000, a ridosso di un ex sistema di fortificazioni militari (che ne conferiscono l'aspetto severo), la cattedrale di Pontecorvo venne danneggiata nella II Guerra Mondiale e restituito alla sua originaria bellezza.

Cultura 07_06_2014
San Bartolomeo

Sono custodite nell’archivio dell’abbazia di Montecassino le notizie più antiche relative alla Cattedrale di San Bartolomeo, l’edificio più significativo della città di Pontecorvo, in provincia di Frosinone. Tra gli scaffali benedettini un documento del 1052 cita, per la prima volta, la chiesa, la cui edificazione sembra essere addirittura antecedente il fatidico anno Mille. La poderosa torre campanaria addossata al fianco della facciata, già parte di un più articolato sistema di fortificazioni, fu eretta con finalità difensive nell’873 da Rodoaldo, il guastaldo di cui poi prese il nome. Oggi è un campanile dall’aspetto severo, integrato al prospetto principale su cui si inseriscono un ampio rosone centrale in pietra di Tivoli e una lapide, sul lato sinistro, che ricorda la ricostruzione del monumento gravemente danneggiato nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

L’accesso alla basilica è consentito tramite due porte bronzee di cui quella maggiore mostra, sui suoi battenti, due grandi rilievi con S. Bartolomeo, titolare della chiesa, e San Giovanni Evangelista, patrono della città latina. Entrando, la prima cappella che si incontra sul fianco sinistro è detta “degli Affreschi” per il prezioso ciclo pittorico proveniente dalla distrutta chiesa di S. Maria della Canonica e qui successivamente ricollocato. Ne è discussa l’attribuzione. C’è chi crede si tratti di un’opera di Giuseppe Cesari, alias il Cavalier d’Arpino, la cui bottega a Roma fu frequentata dallo stesso Caravaggio, e chi invece ritiene siano di mano del pittore Marco Mazzaroppi. Datate verso la fine del XVI secolo, le immagini della Vergine col Bambino, tra i SS. Pietro e Paolo, il Battista e la Maddalena, occupano il riquadro centrale, mentre nel sottarco un Padre Eterno benedicente campeggia tra la cacciata degli angeli ribelli e quella dei progenitori, Adamo ed Eva. Nella stessa cappella sono venerate le reliquie di San Liberato Martire, un santo locale vissuto nei primi anni dell’era cristiana.

Lo spazio è diviso in tre navate da pilastri sopra i quali vetrate istoriate lasciano penetrare una calda luce. All’incrocio del braccio longitudinale e di quello trasversale trova posto l’altare maggiore, ricostruito con pietre di epoca paleocristiana e medievale. Su di esse sono raffigurati un toro tra due grifoni, un agnello su un’ara sacrificale, due persone oranti e la lupa con Romolo e Remo,  a significare la diffusione del Cristianesimo in quel di Roma. Il catino absidale è rivestito da un grandioso mosaico realizzato nel 1951 dalla Scuola Vaticana che ha riprodotto il famoso dipinto del pittore spagnolo Ribera, al Museo del Prado di Madrid, con il martirio di San Bartolomeo.

Sotto il presbiterio la cripta dedicata alle vittime civili della Seconda Guerra Mondiale ospita il Museo storico artistico che conserva il Tesoro di San Bartolomeo, ricco di preziose testimonianze della fede e della devozione del popolo nei confronti della loro chiesa cattedrale.