Polonia, verso un governo omologato a Bruxelles
Secondo i sondaggi i conservatori del PiS (attualmente al governo) restano partito di maggioranza relativa, ma se i risultati venissero confermati non avrebbero i numeri per formare un governo. Che passerebbe a un'alleanza filo-UE (e pro-LGBTI).
I conservatori del PiS potrebbero aver vinto ma potrebbero anche esser spediti all’opposizione dalla coalizione dei perdenti abortisti e LGBTI. Ieri, domenica 15 ottobre, in Polonia ventinove milioni di elettori hanno votato, circa 600.000 all’estero, per decidere la nuova composizione del Sejm (460 rappresentanti della Camera dei deputati) e del Senato (100 component) ed il partito o la coalizione di partiti che dovranno guidare il Paese per i prossimi quattro anni. Gli exit poll per le elezioni parlamentari della notte indicano che il partito nazional-conservatore Diritto e Giustizia (PiS) ha ottenuto, come previsto, la quota maggiore di voti, con il 36,8%.
Tuttavia, se i dati verranno confermati ufficialmente nei prossimi giorni, è quasi certo che questo risultato non sarà sufficiente a garantire la maggioranza dei conservatori al governo. I potenziali alleati del PiS, la Confederazione di destra (Konfederacja) avrebbe appena il 6,2%.
La Coalizione Civica (KO) di Tusk è seconda con il 31,6% ma raggiungerebbe la maggioranza con i suoi potenziali partner Terza Via (13%) e La Sinistra (8,6%), secondo l'exit poll, condotto da Ipsos.
Sempre ieri, si votavano anche i referendum sulle privatizzazioni nel paese e la ‘golden share’, le politiche migratorie e ripartizione di migranti proposte da Bruxelles, il mantenimento delle barriere di confine con la Bielorussia e l’innalzamento dell’età pensionabile. Un exit poll sui referendum nazionali suggerisce che non si sia raggiunto il quorum minimo del 50% per la loro validità. Questo sarebbe un duro colpo per il governo in carica del PiS, che aveva indetto il referendum includendo domande sulle politiche migratorie dell'UE, anche per raccogliere maggiori consensi e confermare i propri distinguo nei confronti di Bruxelles.
Mentre l'affluenza alle urne per le elezioni ha raggiunto un livello record del 72,9%, secondo il sondaggista Ipsos, per il referendum è stata solo del 40%. In ogni caso, i risultati ufficiali saranno resi noti solo martedì mattina, non si escludono colpi di scena, soprattutto una crescita dei voti validi per PiS e la Confederazione i cui elettori sono generalmente restii a rispondere ai quesiti degli intervistatori delle società che compiono indagini elettorali.
La falsa narrativa dei soliti mass media occidentali, inclusi gli italiani, è stata chiara e potrebbe dunque aver avuto successo nel descrivere per settimane il voto polacco come un voto tra l’Europa democratica e il sovranismo autoritario. In questa bugiarda e fuorviante narrativa, il rilancio europeo poteva derivare solo dalla vittoria di Donald Tusk e dall’intesa della sua coalizione di centro sinistra con le sinistre e i liberali, mentre un voto che avesse confermato il buon lavoro della coalizione dei conservatori cristiani intorno al PiS, magari costringendoli ad una alleanza ulteriore nel prossimo governo con le destre identitarie del partito Confederazione, rappresentava isolamento polacco e accrescimento della crisi europea.
I risultati finali saranno certificati ed annunciati ufficialmente nella mattinata di martedì, tuttavia se fossero confermati i dati degli exit polls di domenica notte, a Varsavia i vincitori delle elezioni potrebbero rimanere all’opposizione e replica della coalizione “Ursula” che governa l’Europa andrebbe al governo, pur avendo programmi e valori alquanto distanti tra loro. La narrativa che abbiamo ascoltato dai mass media occidentali era falsa, la sfida era in realtà tra la libertà identitaria polacca ed europea delle nazioni ed invece un vassallaggio da Bruxelles e dipendenza culturale da Washington.
Tuttavia, proprio quella falsa immagine propagandata all’estero e anche in patria, grazie al network di mass-media nelle mani della sinistra e di Soros, potrebbe aver convinto qualche centinaia di migliaia di elettori polacchi che hanno votato all’estero. Vale la pena ricordare che secondo i sondaggi dei giorni precedenti, né il PiS né la Coalizione Civica sarebbero stati in grado di formare un governo da soli e, mentre la Sinistra e la Terza Via sembrano pronte a sostenere il movimento guidato da Tusk, è incerto il sostegno della Confederazione nei confronti del PiS: nonostante la vicinanza ideologica e di valori, persistono differenze marcate sulle politiche sociali.
Proprio di questa possibile alleanza post elettorale dei conservatori e del suo forte impegno per impedirla, il Presidente della Corte dei Conti polacca (NIK), Marian Banas aveva parlato con interlocutori vicini al capo della opposizione Donald Tusk, in una serie di telefonate intercettate e mandate in onda nella giornata di venerdì da diversi mass media, a riprova ulteriore che il Governo Conservatore di Jarosław Kaczyński e Mateusz Morawiecki è più che democratico e lascia alle opposizioni gli organismi di controllo, cosa che non avviene né in Germania, né in Italia, né in Francia né in altri paesi europei.
Cosa imparare dal voto polacco, stante i dati dei sondaggi di oggi? Possiamo trarre almeno tre insegnamenti.
Uno, quando la pressioni internazionali, le istituzioni europee e le lobbies abortiste, LGBTI e liberal mettono gli occhi su una nazione cristiana, prima o poi, come accaduto con l'Irlanda, la fagocitano.
Due, i sistemi elettorali non sempre premiano coloro che raccolgono la maggioranza dei voti e talvolta, come sta avvenendo anche in Spagna, premiano i perdenti a scapito della volontà popolare.
Tre, i conservatori del PiS non hanno voluto guardare al cambiamento sociale e culturale in corso nel paese soprattutto tra i giovani. Per certo, senza il governo dei conservatori in Polonia, il disegno omologatore e centralista di Bruxelles e le lobbies abortiste ed LGBTI saranno facilitate nel loro disegno di conquista.