Polonia, un'indipendenza che dà fastidio
Un mare di persone ha partecipato domenica alla marcia per l'indipendenza, che celebra la rinascita della Polonia nel 1918. Una iniziativa che è stata falsamente dipinta come nazionalsocialista, mentre ha bene espresso il patriottismo dei polacchi.
Ogni anno, l’11 bovembre, a Varsavia (ma anche, seppur in tono minore, in altre città) si tiene la Marsz Niepodległości, la marcia per l’indipendenza. Ha lo scopo di celebrare la rinascita della Polonia del 1918 dopo che le tre «spartizioni» (1772, 1793 e 1795) la cancellarono dalle carte geografiche.
Fino al 2009 la marcia contava un centinaio di partecipanti, tutti appartenenti alle associazioni nazionaliste che la organizzavano: la Gioventù Polacca (MW) e il Campo Radicale Nazionale (ONR). Entrambe queste associazioni fanno riferimento al politico Roman Dmowski (1864-1939), considerato uno dei padri della Polonia contemporanea.
Queste associazioni sono (come ha affermato la stampa) nazionalsocialiste? Solo chi non conosce la lingua, la storia e la politica polacca può affermare una cosa del genere. Un patriota polacco è, per forza di cose, anti-sovietico e anti-nazionalsocialista. Ma del resto, se per i giornalisti italiani il maresciallo Piłsudski (1967-1935) era socialdemocratico e il partito di Tusk, Platforma Obywatelska (PO) è un partito di centro-destra, tutto può essere...
Nel 2010 il quotidiano liberal Gazeta Wyborcza (l’equivalente polacco di Repubblica) ha iniziato una pesante campagna di opposizione nei confronti della marcia, chiedendone la chiusura. Quell’anno la marcia ha visto, per la prima volta, la partecipazione di migliaia di persone.
Nel 2011 gli organizzatori della marcia hanno abbandonato i toni politici per abbracciare quelli patriottici e i partecipanti hanno superato le ventimila unità.
Nel corso degli anni la manifestazione ha avuto un crescendo, raggiungendo e superando i centomila partecipanti.
Non sono mancati gli attacchi e le provocazioni. Nel 2014, ad esempio, un gruppo di persone incappucciate ha attaccato violentemente (e in modo professionale) sia il servizio d’ordine della marcia che la polizia.
Quest’anno la marcia ha celebrato il centenario dell’indipendenza e ha quindi creato molte aspettative (positive e negative). Sono aumentate le accuse di omofobia e razzismo da parte della stampa liberal; nei giorni precedenti la marcia circolava un post facebook che prometteva un compenso di mille złoty a chi avesse pubblicato immagini di ferite causate da disordini durante la marcia.
I colpi di scena, tuttavia, sono cominciati la settimana precedente la marcia.
Martedì 6 il sindaco di Varsavia, la signora Gronkiewicz-Waltz (PO) ha vietato la marcia perché «non è questo il modo di festeggiare il centenario dell’indipendenza della Polonia». Gli organizzatori si sono rivolti al tribunale per far valere i loro diritti ma ecco un nuovo coup de theatre: giovedì 8 il presidente Duda ha inserito la marcia nel programma ufficiale delle celebrazioni, ha dato il suo patrocinio e ha garantito la sua presenza. In questo modo ha sottratto la marcia dalle possibili interferenze politiche del sindaco di Varsavia e le ha dato un enorme risalto.
Ho quindi deciso di partecipare a questo evento con alcuni amici. Non mi soffermo sulla quantità di partecipanti testimoniata dalle foto (il numero ufficiale è 250.000). Sarà sufficiente dire che la marcia si è svolta con ordine, pacificamente e senza incidenti; molti manifestanti hanno salutato con gioia la nostra presenza italiana.
I media hanno scritto di incidenti; noi non ne abbiamo visti e la polizia ha smentito tale notizia (clicca qui).
Altri mezzi d’informazione hanno dato l’allarme a causa della presenza delle bandiere di Forza Nuova alla marcia (clicca qui).
Confermo la presenza di una manciata di bandiere della formazione politica italiana (invitata dagli organizzatori) e porgo i miei complimenti a chi è riuscito ad individuarle: non era facile, in mezzo a centinaia di migliaia di bandiere bianco-rosse. Per completezza è forse opportuno aggiungere che erano altrettante le bandiere di Solidarnośc, quelle con l’effigie di Cristo Re e quelle bianco-gialle del Vaticano. Più che una manifestazione fascista, si è trattato infatti di una manifestazione di popolo alla quale hanno partecipato anziani, bambini (anche in monopattino), famiglie, sacerdoti e suore; i quali, pur partecipando alla marcia patriottica, non sembravano molto interessati alle idee degli organizzatori.
Per sincerarsene sarebbe bastato accostarsi al palco davanti al quale si è conclusa la manifestazione, dal quale gli attivisti di MW e ONR arringavano i pochi presenti (tra i quali i militanti di FN): dov’erano le centinaia di migliaia di partecipanti? Tornavano a casa, stanchi ma soddisfatti per aver celebrato l’anniversario dell’indipendenza polacca.
Del resto, le due associazioni contano poche migliaia di militanti, mentre i partecipanti alla marcia erano più di duecentocinquantamila…
In sostanza, abbiamo partecipato ad una grandissima gioiosa manifestazione spontanea di popolo; abbiamo visto uno straordinario attaccamento alla bandiera e ai valori rappresentati dallo slogan della Marsz Niepodległości 2018: Bóg, Honor, Ojczyzna (Dio, onore, patria).
Riusciremo mai a vedere qualcosa di simile in Italia?