Polonia, la vittoria di Trump è un brutto colpo per Tusk & Co.
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I leader dell’attuale governo polacco, dal premier Tusk al ministro degli esteri Sikorski, sono stati fino al recente passato non solo critici ma addirittura offensivi verso Trump. Una retorica, quella dei liberal, che influirà negativamente sui rapporti tra Polonia e Stati Uniti.
Per anni i politici dell’ex opposizione polacca, oggi al governo, hanno non solo criticato ma addirittura offeso Donald Trump. Il primo ministro Donald Tusk, il ministro degli esteri Radosław Sikorski e tanti altri politici “liberal” hanno odiato Trump come odiano i loro avversari politici in Polonia, cioè il partito conservatore e patriottico PiS (Diritto e Giustizia). Fino all’ultimo hanno tifato per Kamala Harris e adesso devono fare i conti con la sua sconfitta che peserà sui rapporti tra la Polonia e gli Stati Uniti.
Appena qualche mese fa, Tusk accusava Trump di essere filorusso e spiegava che la sua eventuale vittoria sarebbe stata un fatto negativo per la Polonia. Durante i comizi elettorali, come quello di Byton nel 2023, diceva che, secondo i servizi segreti americani, Trump fosse da tanto tempo, probabilmente da trent’anni, un agente russo e che la sua dipendenza dai servizi segreti russi non potesse essere messa in dubbio (oggi Tusk, mentendo, nega d’averlo detto). Per di più, per criticare il PiS al governo, Tusk ha paragonato i valori e le idee professate da quel partito alle idee di Donald Trump, da lui definito un personaggio «comico e grottesco». «Quello che proclama il PiS circa le minoranze, i diritti dell’uomo, la libertà di parola, eccetera, ricalca quello che dice Trump», ha detto testualmente Tusk.
Va ricordato che proprio durante la prima presidenza Trump è stata avviata la collaborazione tra la Polonia e gli Stati Uniti nel campo dell’energia nucleare (che adesso è sabotata dal governo Tusk); sono stati firmati gli accordi a lungo termine per la fornitura del gas liquido per rendere la Polonia indipendente dalle forniture della Russia. E proprio Trump ha deciso che in Polonia avrebbero stazionato stabilmente 5.000 soldati americani. Tutte queste mosse rafforzavano la sicurezza della Polonia.
Ma un attacco ancora più grave partiva dall’attuale ministro degli Esteri Radosław Sikorski e da sua moglie Anne Applebaum, giornalista americana che scrive sull’Atlantic (Laurene Powell Jobs, miliardaria, vedova di Steve Jobs, è comproprietaria del giornale) e ben conosciuta negli ambienti liberal mondiali: Sikorski ha chiamato Trump protofascista, la Applebaum lo ha paragonato a Hitler e Stalin.
Nel giugno 2022, il senatore Bogdan Klich, ex ministro della Difesa, che il ministro Sikorski ha mandato a Washington per rappresentare il Paese come direttore dell’Ambasciata di Polonia, scriveva così di Trump sull’ex Twitter: «Secondo il PiS (il partito conservatore al governo negli anni 2015–2023) l'amicizia con questo politico instabile e non rispettoso della democrazia avrebbe dovuto essere la garanzia della sicurezza della Polonia». Il caso di Klich è legato al grave problema relativo agli ambasciatori della Polonia. Il ministro Sikorski ha fatto rientrare a Varsavia tantissimi ambasciatori e ha mandato al loro posto i suoi uomini, sapendo che non poteva nominarli ambasciatori senza consultare il presidente Andrzej Duda (la Costituzione polacca parla della cooperazione tra il governo e il presidente in materia di politica estera e del presidente della Repubblica che nomina gli ambasciatori, firmando le lettere credenziali e di revoca). Ma Sikorski preferisce tenere una rappresentanza diplomatica ridotta in molti Paesi, indebolendo la posizione della Polonia, piuttosto che discutere le nomine con Duda, odiato dagli attuali governanti. E bisogna sottolineare che si tratta di Paesi-chiave per le relazioni internazionali come Stati Uniti, Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Ucraina, Ungheria, nonché organizzazioni come la Nato. Nello stesso tempo Sikorski non ha proceduto nemmeno con le nomine per una trentina delle sedi già precedentemente vacanti, come Israele.
Tutte queste dichiarazioni ostili al futuro presidente degli USA mettono in discussione le buone relazioni polacco-americane: la retorica anti-trumpiana dei politici liberal polacchi, oggi al governo, comprometterà i rapporti degli Stati Uniti con la Polonia del primo ministro Tusk, così ben visto a Bruxelles e Berlino. Che la nuova amministrazione americana cambierà il suo atteggiamento verso il governo “europeista” di Tusk lo possono testimoniare i commenti di James Vance circa la situazione in Polonia. Il futuro vicepresidente ha criticato l’attuale governo polacco accusandolo giustamente di distruggere la democrazia in Polonia. «Quello che vediamo in Polonia è un vero attacco alla democrazia». Vance ha denunciato anche il fatto che l’amministrazione Biden ha utilizzato l’ambasciata americana in Polonia per attaccare il governo del PiS. In effetti l’ambasciatore degli Stati Uniti a Varsavia, Mark Brzezinski, ha apertamente criticato il governo conservatore polacco e tifato per l’allora opposizione.
Bisogna sperare che in seguito a questo atteggiamento critico verso la prossima amministrazione USA, anche gli altri Paesi aprano gli occhi sull’emergenza democratica nella Polonia guidata da Tusk.