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Quarto potere

Polonia, i tedeschi controllano gran parte dei media

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Gran parte dei media in lingua polacca sono controllati da editori tedeschi, tra cui spicca il gruppo Ringier Axel Springer. Attraverso questa rete, ambienti politici e culturali della Germania hanno tentato di condizionare le elezioni degli ultimi anni, cercando di favorire i liberal di sinistra.

Esteri 25_09_2025
Edicola a Varsavia, luglio 2012 (foto AP)

Dopo la svolta democratica del 1989, in Polonia cominciò un processo di privatizzazione dei beni dell’ex Stato comunista che spesso si rivelava una vera rapina: tanti ex membri della nomenclatura comunista si appropriavano delle aziende e delle fabbriche che successivamente svendevano al capitale straniero arricchendosi e indebolendo lo Stato. I processi di privatizzazione riguardarono anche i media, che nei regimi comunisti erano tutti controllati dallo Stato.

Nel campo dei media il capitale straniero è apparso in Polonia negli anni Novanta, inizialmente nel mercato della carta stampata. Nel 2014, 138 riviste e quotidiani pubblicati in Polonia erano di proprietà straniera, mentre solo 47 testate erano in mano polacca; in percentuale questo vuol dire che gli stranieri controllavano il 75% del mercato della stampa: e di questa ampia fetta, il 75% apparteneva a editori tedeschi. Fu una concentrazione di capitale straniero senza precedenti nei mass media su scala europea. Il rapporto della Federazione Europea dei Giornalisti di allora dimostrava che il capitale straniero, per tre quarti tedesco, aveva conquistato l'85% del mercato dei media nell'Europa centrale, incluso oltre il 50% del mercato della stampa.

In questo modo il monopolio dei media dello Stato totalitario comunista nell'Europa centrale si è trasformato in un monopolio del capitale straniero, dove i proprietari tedeschi di media in Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria hanno potuto facilmente imporre le loro idee, manipolando le notizie in vista dei loro interessi. In questa situazione ovviamente non si poteva parlare di giornalismo indipendente e libertà di stampa, ma, stranamente, nell’UE “democratica” nessuno si è posto il problema.

Invece, a porsi il problema è stato il governo conservatore arrivato al potere in Polonia nel 2015. I politici del partito Diritto e Giustizia (PiS) hanno sottolineato che l'afflusso di investimenti stranieri nei media polacchi ha causato un deterioramento della loro qualità e un calo della loro imparzialità, ma prima di tutto è stata minacciata la loro indipendenza. Negli anni del governo PiS (2015-2023) il sistema mediatico polacco ha subìto una serie di cambiamenti, principalmente per quanto riguarda la riforma dei media pubblici e i cambiamenti di proprietà nel segmento della stampa quotidiana regionale. Ma il governo non è riuscito a realizzare una delle promesse elettorali: evitare la concentrazione nei media e restituirli ai polacchi. L'unico importante risultato di questo processo fu l'acquisto, da parte del gruppo petrolifero polacco Orlen, delle attività di Polska Press Grupa, controllate dai tedeschi di Verlagsgruppe Passau.

Come ha sottolineato l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki la gran parte di questo sistema mediatico, controllato dal capitale straniero, è «impegnato da anni nella lotta non solo contro l'identità, la tradizione e il patriottismo polacchi, ma anche contro gli stessi interessi nazionali della Polonia».

I media in lingua polacca ma in mano straniera sono affiancati e spesso agiscono in sintonia con un giornale, Gazeta Wyborcza (La Gazzetta Elettorale), la principale arma mediatica degli ambienti liberal di sinistra, e con la televisione privata TVN, fondata da un agente dei servizi comunisti e attualmente nelle mani degli americani di Warner Bros. Discovery: una tv fortemente liberale di sinistra e avversa ai conservatori polacchi.

A proposito di media in mano straniera, bisogna parlare dell’importantissimo ruolo che svolge in Polonia il gruppo tedesco-svizzero Ringier Axel Springer, proprietario del più grande portale web, ONET, del settimanale Newsweek, del giornale Fakt, della rivista Forbes Polska e di tanti importanti siti web come per esempio Business Insider.  I proprietari di questi media stranieri, in maggioranza tedeschi, da anni influiscono sulla vita economica, sociale, culturale e interferiscono pesantemente nella vita politica della Polonia.

Anche attraverso l’uso dei media in lingua polacca, gli ambienti politici ed economici tedeschi sono intervenuti nelle elezioni parlamentari polacche del 2023 contribuendo a far vincere la coalizione capeggiata da Donald Tusk, il primo ministro più filotedesco della Polonia dopo la svolta democratica. Gli stessi ambienti tedeschi sono intervenuti anche nelle recenti elezioni presidenziali: volevano eleggere il “loro” presidente, cioè il vicepresidente del partito Piattaforma Civica (lo stesso di Tusk), il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski. Quando si è capito che la maggior parte dei polacchi non era disposta a votare questo personaggio radical chic, estremista verde legato agli ambienti LGBT, i media in lingua polacca ma in mano tedesca hanno scatenato una campagna di denigrazione dell’altro candidato, Karol Nawrocki. Il portale ONET ha condotto una gigantesca campagna in favore di Trzaskowski, attaccando Nawrocki in modo brutale. È stato proprio ONET, nelle ultime settimane della campagna elettorale, a lanciare una serie di false accuse conto Nawrocki: accuse che hanno fatto il giro del mondo e rimangono, anche se smentite, su Internet.

Ma Nawrocki ha vinto contro questo gigantesco sistema mediatico che doveva assicurare il potere agli ambienti liberal di sinistra. Tra i delusi, ci sono stati ovviamente i tedeschi che hanno “lavorato” per l’elezione di Trzaskowski. E non lo nascondono. Il cancelliere Friedrich Merz ha dichiarato apertamente di «non aver fatto mistero del fatto di aver sperato in un esito diverso alle elezioni presidenziali in Polonia». Secondo Merz, Nawrocki mantiene un atteggiamento riservato nei confronti dell'Unione Europea, aggiungendo che i leader come lui «pongono le maggiori sfide all'unità dell'Unione Europea». Bisogna chiedersi: di quale UE parla il cancelliere tedesco? Un superstato dominato dalla Germania?

Sul suo profilo X, Jack Strong spiega chiaramente cosa succede in Polonia: «Ciò che Onet, Newsweek e Fakt stanno facendo in Polonia non è giornalismo: questi media, sotto l'egida di Ringier Axel Springer, operano come strumento occulto del governo tedesco per influenzare illegalmente la situazione politica in Polonia, compresi i risultati elettorali. Tali attività sono probabilmente monitorate attentamente dai servizi segreti tedeschi, che operano in Polonia tramite Ringier Axel Springer».

Questa analisi, pur personale, dovrebbe far riflettere sul ruolo, sempre più ambiguo, della Germania non soltanto in Polonia ma anche nell’Unione Europea.