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SCENARI IN VISTA DEL VOTO

Politici al panettone, ma ormai pensano alla colomba

Ogni anno, in prossimità del Santo Natale, si è soliti chiedersi se alcuni personaggi della politica “mangeranno il panettone” o se usciranno di scena. Questa volta la domanda si può estendere anche alla colomba, considerato che fra pochi giorni il Presidente della Repubblica scioglierà le Camere e il 4 marzo si andrà a votare. Pasqua sarà il primo aprile e quindi chi non verrà ricandidato o non risulterà rieletto non mangerà la colomba.

Editoriali 24_12_2017

Ogni anno, in prossimità del Santo Natale, si è soliti chiedersi se alcuni personaggi della politica “mangeranno il panettone” o se usciranno di scena. Questa volta la domanda si può estendere anche alla colomba, considerato che fra pochi giorni il Presidente della Repubblica scioglierà le Camere e il 4 marzo si andrà a votare. Pasqua sarà il primo aprile e quindi chi non verrà ricandidato o non risulterà rieletto non mangerà la colomba.

Metafore a parte, la sorte di molti uomini politici sembra già segnata, mentre per la maggior parte di essi l’incertezza regna sovrana. La legislatura è ai titoli di coda e le manovre per la composizione delle liste sono già a buon punto.

Ma vediamo di tratteggiare uno scenario attendibile e realistico per la politica del 2018. Anzitutto partiamo dal premier, Paolo Gentiloni, che mangia il panettone e, con ogni probabilità, mangerà anche la colomba, visto che i sondaggi dicono che dalle urne non uscirà una maggioranza chiara e il Presidente della Repubblica farà molta fatica nell’affidamento dell’incarico. Si sa che, una volta insediate le nuove Camere, il Capo dello Stato inizia le consultazioni per formare un nuovo esecutivo e che questa fase può durare più o meno a lungo in base alle difficoltà di mettere d’accordo un numero sufficiente di partiti. Gentiloni resta in carica per il disbrigo degli affari correnti e potrebbe vedersi chiedere di restare un po’ più a lungo qualora dalle urne uscisse il caos e si rivelasse quasi impossibile formare un nuovo governo. Mangerebbe più di una colomba e resterebbe a Palazzo Chigi quasi per l’intero 2018 se il Quirinale, stante l’impossibilità di formare un nuovo governo, decidesse di convocare nuove elezioni a distanza di qualche mese, come successo peraltro già in Spagna. C’è anche chi non esclude che, in caso di pareggio elettorale tra due o più poli, le forze che sostengono l’attuale esecutivo possano tornare a sostenerlo per un tempo necessario a modificare la legge elettorale al fine di consentire al Paese di tornare a votare nel giro di un anno. A quel punto Gentiloni mangerebbe a Palazzo Chigi anche il panettone 2018.

Chi mangia il panettone e con ogni probabilità mangerà anche la colomba sono i Presidenti delle due Camere. Sia Pietro Grasso che Laura Boldrini, infatti, hanno deciso di candidarsi, peraltro nello stesso partito, Liberi e Uguali, e con ogni probabilità verranno rieletti. Sul fatto che possano tornare a occupare le attuali poltrone non c’è, però, da fare scommesse. Il primo è arrivato alla seconda carica dello Stato grazie al Pd di Bersani, la seconda è arrivata alla terza carica dello Stato grazie al partito di Sinistra Ecologia Libertà. Oggi entrambi militano in un nuovo partito, che potrebbe risultare determinante per la formazione di un eventuale governo di centrosinistra o di larghe intese. Improbabile che entrambi ritornino dove sono ora, ma magari uno di loro potrebbe farcela.

Matteo Renzi mangia il panettone come segretario Pd e mangerà la colomba quanto meno come parlamentare, anche se il Pd dovesse registrare il calo previsto da tutti i sondaggi. La sua segreteria, in caso di crollo dei consensi, potrebbe essere messa in discussione, ma per ora il suo obiettivo è che i dem rimangano al governo anche nella prossima legislatura. In questo caso, quindi, anziché parlare di panettone e colomba si potrebbe usare un’altra metafora: Renzi sarà costretto a bere la cicuta qualora il suo partito scendesse al 20% e Liberi e Uguali arrivasse al 10%? Quesito analogo si può porre anche a proposito di Maria Elena Boschi, che non si è dimessa, nonostante le imbarazzanti accuse di conflitto di interessi sul caso Etruria, e quindi mangerà il panettone. Ma si ricandiderà? Verrà rieletta? La sua colomba è a rischio, ma è certo che anche lei, qualora si candidasse nell’uninominale e non venisse rieletta, sarebbe finita politicamente e quindi berrebbe di fatto la cicuta.

Chi mangia il panettone ma certamente non mangerà la colomba è Angelino Alfano, che ha annunciato di non ricandidarsi e addirittura di abbandonare la vita politica. A questa seconda promessa c’è da credere un po’ meno, ma intanto l’attuale Ministro degli esteri ha fatto sapere che salterà un giro e non si presenterà in lista. Il suo ritiro è stato funzionale alla separazione consensuale tra centristi di destra (Maurizio Lupi) e centristi di sinistra (Lorenzin) ma anche in queste due pattuglie ci sono molti che mangeranno solo il panettone e ben difficilmente arriveranno a mangiare la colomba. Gli stessi Lupi e Lorenzin riusciranno a tornare in Parlamento? Otterranno collegi sicuri nell’uninominale, visto che nel proporzionale non è detto che possano superare lo sbarramento?

Per Silvio Berlusconi, invece, il discorso è un po’ diverso. Non è in Parlamento e non ci tornerà, a causa dell’incandidabilità che lo affligge per la nota condanna giudiziaria. Tuttavia, ha in mano la golden share del centrodestra e dopo le elezioni potrebbe risultare determinante per la costituzione di un governo di centrodestra (ove raggiungesse la maggioranza dei seggi) o di un esecutivo di larghe intese. In entrambe le ipotesi l’ex Cavaliere mangerebbe molto più di una colomba, mentre berrebbe la cicuta se si formasse un governo a guida Cinque Stelle appoggiato da spezzoni di sinistra o dalla Lega.

Infine, tra i pentastellati, Alessandro Di Battista mangerà il panettone ma non la colomba, perché, al pari di Angelino Alfano (e anche di Rosi Bindi e altri del Pd), ha annunciato di non ricandidarsi. A mangiare panettone e colomba sarà certamente Luigi Di Maio, che guida il primo partito d’Italia e che potrebbe ricevere, a urne chiuse, l’incarico di formare il nuovo governo. Nella peggiore delle ipotesi, sarebbe comunque il capo della principale forza d’opposizione.

Sarà bello rileggere queste considerazioni fra tre mesi, quando si avvicinerà la Pasqua e ci saranno già state le elezioni politiche.