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COVID-19, universi paralleli

Pochi i vaccini anti Covid donati all’Africa, ma pur sempre troppi

 

L’Oms lamenta la lentezza con cui i vaccini arrivano in Africa e promette di rimediare, ma al tempo stesso rivela che centinaia di migliaia di dosi disponibili sono state lasciate scadere

Svipop 18_07_2021

Ormai è come se esistessero due dimensioni, due universi paralleli, quando si parla di COVID-19. C’è l’universo dell’Organizzazione mondiale della sanità, con le sue richieste di donare all’Africa i vaccini necessari a immunizzare tutta la popolazione aderendo al Covax, un programma creato per dotare i paesi poveri di vaccini grazie a contributi in denaro e dosi da parte dei paesi ricchi. L’8 luglio il dipartimento africano dell’Oms ha organizzato una conferenza stampa a Johannesburg, Sudafrica, nel corso della quale l’amministratore delegato di Covax, Aurelia Nguyen, ha ricordato con rammarico che, a causa delle restrizioni alle esportazioni decise dall’India, uno dei maggiori produttori di vaccini del mondo, l’obiettivo iniziale di arrivare a 720 milioni di dosi entro fine anno non potrà essere raggiunto. Entro il 2021 il Covax consegnerà all’Africa 520 milioni di dosi – ha detto – che saliranno a 850 milioni nel primo trimestre del 2022, sufficienti a vaccinare il 30 per cento della popolazione. Finora, è stato spiegato durante la conferenza stampa, il programma ha recapitato soltanto  circa 25 milioni di dosi a 44 paesi africani e solo l’1,2 per cento degli africani sono stati vaccinati su una popolazione di oltre 1,3 miliardi. Passando all’ “altro universo”, parallelo, lì invece l’Oms ha rivelato che in Africa, in nove stati, sono già state distrutte 450.000 dosi di vaccini, o perché scadute o perché deteriorate per cattiva conservazione. Il direttore del programma di vaccinazione in Africa dell’Oms, il dottor Richard Mihigo, sostiene che la colpa è della data di scadenza troppo vicina. “Nessun paese ha sprecato dei vaccini per il gusto di farlo” ha detto. Ma i reali motivi per cui i governi africani non usano tutti i vaccini a disposizione sono l’estrema scarsità di medici, le infrastrutture inadeguate, l’insicurezza che impedisce alle squadre sanitarie di operare in certi territori, l’incuria e la mancanza di organizzazione. Gli stati di cui si sa che hanno distrutto dei vaccini (ma si teme che sia successo e che potrà accadere anche in altri) sono Malawi, Sudan del Sud, Liberia, Mauritania, Gambia, Sierra Leone, Guinea Conakry, Isole Comore e Repubblica democratica del Congo. Il Malawi è stato il primo il 15 aprile scorso ad annunciare di dover distruggere 16.440 dosi. Il 26 aprile è stata la volta del Sudan del Sud che ha distrutto 60.000 delle 132.00 dosi ricevute a marzo e per fortuna poi, vista l’impossibilità di usarle, ha deciso di donare 72.000 dosi al vicino Kenya. Il Congo che aveva ricevuto 1,7 milioni di dosi dal Covax a marzo ne ha restituite 1,3 milioni a fine aprile, accertato di non essere in grado di utilizzarle prima che scadessero a giugno.