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MEDITERRANEO

Più immigrati, più criminalità. Il problema scoppia in Spagna

La Spagna ha un problema ormai serissimo di sicurezza. Dall'inizio dell'emergenza immigrazione, gli spagnoli hanno assistito ad un repentino precipitare delle cose. E, come in tanti altri paesi dell'Unione, sono sempre di più i quartieri a predominio di stranieri. Intere zone dove i furti, lo spaccio, i crimini d'onore e violenze sessuali sono frequenti.

Esteri 24_05_2019
Il confine africano della Spagna a Melilla

La Spagna ha un problema ormai serissimo di sicurezza. Dall'inizio dell'emergenza immigrazione, gli spagnoli hanno assistito ad un repentino precipitare delle cose. E, come in tanti altri paesi dell'Unione, sono sempre di più i quartieri a predominio di stranieri. Intere zone dove i furti, lo spaccio, i crimini d'onore, le violenze sessuali e il divieto d'accesso per le donne bianche sono la nuova normalità. 

Ovviamente non esistono statistiche affidabili sui crimini legati all'immigrazione, perché i dati compilati dal ministero dell'Interno spagnolo su specifiche categorie (omicidio, stupro, rapina, ecc.) non classificano i criminali per nazionalità. Ma anche rispetto ai numeri e alle percentuali legati ai reati, c'è poca chiarezza. Le statistiche ufficiali raccontano, per esempio, di 865 stupri nel 2017, mentre altrove ne vengono registrati 1382 - una differenza del 60%. L'agenzia ufficiale di statistica spagnola (Instituto Nacional de Estadística, INE) ha indicato che gli immigrati rappresentano circa il 10% della popolazione spagnola totale, ma, allo stesso tempo, sono anche il 32% della popolazione carceraria di Spagna. I dati del ministero dell'Interno mostrano poi che la maggior parte degli immigrati arrestati nel 2017 proveniva da due soli paesi: Romania (18.032) e Marocco (17.464). Eppure, sebbene la mancanza di statistiche ufficiali, non è l'aneddotica ma la cronaca nera a disegnare la cornice di una Paese succube della criminalità straniera: dal piccolo furto all'assassinio e alle violenze sessuali, il problema cresce a livello nazionale. 

Un certo scalpore e rabbia ha provocato la vicenda legata alla violenza sessuale - particolarmente feroce - subita da una dodicenne vicino Madrid da sei immigrati africani. Lo scandalo maggiore, come accaduto già altrove in Europa, è stato però nel silenzio imposto dalle autorità spagnole per evitare di alimentare i sentimenti anti-immigrazione. I sei - tra i 15 e i 20 anni - inizialmente avevano rapito in un parco pubblico due ragazzine e una è stata liberata perché musulmana. El Mundo ha pubblicato i risultati dell'indagine e, secondo quanto riportato, i pubblici ministeri e i giudici hanno deciso che tre dei minori saranno trattenuti e poi "reinseriti" nella società spagnola, piuttosto che essere espulsi, uno è in detenzione preventiva, gli altri sono stati già rilasciati. Lo stupro di gruppo ha acceso i riflettori sulla spirale di criminalità legata agl'immigrati che sta angustiando la Spagna e smascherato, al contempo, un sistema giudiziario indulgente che continua a lasciare i criminali a piede libero, spesso solo perché stranieri.  

Ma i casi offerti ferocemente dalla cronaca fotografano una realtà rispetto alla quale non c'è statistica ufficiale capace di ridimensionare il problema. Solo nell'ultimo anno e mezzo gli spagnoli hanno assistito alla nascita del "branco di Allah", che con le aggressioni sessuali  ha terrorizzato la metropolitana di Barcellona.  La banda di quindici islamici, nonostante i diversi crimini con cui ha messo a ferro e fuoco la Catalogna, ha già otto dei suoi membri a piede libero. Gli stupri sono sempre più diffusi e c'è ormai una generazione di spagnole, perché bianche e non islamiche, ad esser stata segnata per sempre. Si passa da Alicante, quando tre algerini hanno stuprato una donna di 19 anni; a Tarragona, dove undici immigrati minorenni hanno stuprato una ragazza; ad Algeciras, dove tre dominicani sono stati arrestati per abusi sessuali ai danni di una quattordicenne; a Granada, quando ad aprile un marocchino di 45 anni è stato arrestato dopo essersi masturbato di fronte ai bambini durante una processione della Settimana Santa; fino a Blanes, dove un immigrato senegalese di 24 anni è stato arrestato per aver aggredito sessualmente una bambina di 11 anni. 

Ma si tratta solo di una selezione di alcuni dei casi più eclatanti degli ultimi mesi. A cui vanno aggiunti i crimini d'onore: omicidi e aggressioni dei quali gl'immigrati, ma non solo o almeno non sempre, sono i protagonisti indiscussi. Da Valencia Salamanca, da Laredo a Madrid , le mogli e le figlie di immigrati sono state picchiate o accoltellate. Decine e decine anche i casi di "immigrati minori non accompagnati", quelli che in Spagna chiamano i Menas (menores extranjeros no acompañados). Ad oggi però, oltre alla Catalogna, è Madrid a versare in una situazione davvero critica. A Lavapiés il quartiere della capitale noto per la spiccata multiculturalità, recentemente il consiglio comunale ha ordinato alla polizia di tenersi alla larga dalla zone per "evitare situazioni di tensione". Tutto è iniziato circa un anno fa, quando centinaia di immigrati senza documenti hanno invaso il quartiere in una rivolta contro le forze dell'ordine colpevoli di aver ucciso un venditore ambulante senegalese di 35 anni. 

L'uomo è morto, secondo le prime notizie, dopo essere stato inseguito dalla polizia da Puerta del Sol, nel centro della città, a Lavapiés, dove è crollato in fin di vita. Il 22 aprile 2019, tuttavia, un tribunale di Madrid ha confermato che Mbaye non è morto come conseguenza di un inseguimento della polizia. "Gli eventi non rivelano nemmeno la minima indicazione che il defunto è stato personalmente sottoposto a qualsiasi tipo di molestia.  Non ci sono dati oggettivi o testimonianze per affermare l'esistenza di tali molestie o persecuzioni, che non ha altro sostegno se non le semplici affermazioni di chi ha fatto il ricorso [una ONG chiamata SOS Racism Madrid]." La morte di Mbaye ha tuttavia scatenato violente proteste che sono durate per diversi giorni e che hanno causato diversi danni. E gl'immigrati sono anche forti del fatto che nessuna minaccia potrà ostacolare il loro controllo di un quartiere di una capitale d'Europa.

A tutto questo va ad aggiungersi la minaccia terrorismo. Allo stato attuale la polizia in Spagna monitora oltre 1.000 persone considerate pericolose, mentre i tribunali stanno indagando su 259 persone e 500 telefoni monitorati. Ma si tratta dei meri dati di cui è informato El Paìs. C’è ben altro sotto. Tra il 1996 e il 2013, quasi il 29% delle persone condannate per reati di terrorismo islamico è stato arrestato nella provincia di Barcellona. Un ennesimo recente rapporto ha indicato la Spagna come importantissimo centro finanziario per terroristi in Siria e in Iraq. E dal 2013 al 2017 niente è cambiato, anzi. Intanto Madrid vive in un eterno incubo ricorrente, subissata da minacce.