Pio X e la pace fondata sulla giustizia
Papa Pio X scrisse l’Esortazione apostolica «Dum Europa», rivolgendo la sua supplica a Dio affinché allontanasse «quanto prima le funeste fasi di guerra» ed ispirasse «ai supremi reggitori delle Nazioni pensieri di pace e non di afflizione».
Il 28 luglio 1914, con la dichiarazione di guerra al Regno di Serbia da parte dell’Impero austro-ungarico, iniziava la Prima Guerra Mondiale. Papa Pio X, pontefice della Chiesa universale dal 1903 al 1914, il 02 agosto di quell’anno, pochi giorni prima della morte, scrisse l’Esortazione apostolica «Dum Europa», rivolgendo la sua supplica a Dio affinché allontanasse «quanto prima le funeste fasi di guerra» ed ispirasse «ai supremi reggitori delle Nazioni pensieri di pace e non di afflizione».
Giuseppe Melchiorre Sarto, anticipando il suo successore, Benedetto XV (1914-1922), era consapevole che la pace, «opera della giustizia» secondo il profeta Isaia (Cfr. Is 32,17), non era solo assenza di guerra, ma soprattutto ricerca dell’essere, della Verità. Il Vicario di Cristo, con la lucida capacità di anticipare le degenerazioni del moderno, vedeva nel conflitto l’ennesimo tentativo di ricerca, da parte dello Stato moderno, di un fondamento prescindente dalla Verità, volto a ridurlo, conformemente all’insegnamento di Macchiavelli (1469-1527), ad una mera volontà di potenza.
La guerra, dunque, altro non era (e non è) che una delle «ipostasi» del pensiero politico «moderno» che ha ridotto la «πολιτική» ad un ingranaggio di mezzi costrittivi, i quali nel non giustificato e, quindi, capriccioso potere dello Stato troverebbero la ragione del loro esistere e del loro operare. Da qui la negazione del vero Stato, cioè di quella società naturale che nella politicità naturale dell'uomo trova, invece, la sua giustificazione. Papa Sarto non invoca una pace apparente, «maschera iniqua» di un ordine perverso, fondato sulla forza e sull’ingiustizia e risultato spesso di sovrastrutture ideologiche che sfociano nel c.d. «pacifismo», ma invita i Paesi travolti dal «guerrone» a rispettare tutte le dimensioni della persona umana, quando le riconoscono ciò che gli è dovuto in quanto tale, quando viene custodita la sua dignità e quando la convivenza è orientata verso il bene comune, il quale è certamente proprio della comunità politica, ma non è suo bene esclusivo, essendo subordinato a un bene di «ordine reale» che trova in Cristo il suo significato ultimativo.
Scrive il Papa: «Non è infatti possibile che le verità dell'ordine soprannaturale, onde la Chiesa è depositaria, non promuovano altresì tutto ciò che è vero, buono e bello nell'ordine naturale, e questo con tanta maggiore efficacia, quanto più tali verità si riferiscono al principio supremo di ogni verità, bontà e bellezza, che è Dio» (cit. san Pio X (1903-1914) dalla Lettera Enciclica «Icunda Sane» del 12 marzo 1904, festa di Gregorio I, Papa e Dottore della Chiesa).