Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL FILM

Piena di Grazia, che noia quegli apostoli così indecisi

Gli Atti degli Apostoli sono già una sceneggiatura. Ma nessuno resiste alla tentazione di interpretarli a modo suo. Coi soliti risultati soporiferi. Come in Piena di Grazia che racconta gli ultimi giorni della Madonna. Tra falsi storici e ricostruzioni improbabili. 

Cinema e tv 21_12_2018

Piena di grazia è l’ennesimo film sui vangeli, pozzo senza fondo che ormai è stato rivoltato in tutte le salse e angolazioni. E’ un film americano diretto da Andrew Hyatt, regista non famoso che ha usato attori altrettanto ignoti al grande pubblico. Il sottotitolo inganna: La storia di Maria, la madre di Gesù. In verità si parla solo degli ultimi giorni della Madonna. Tutto è girato a risparmio: campagna, grotte, catapecchie. Sappiamo che la Madonna dopo la Resurrezione di Cristo si è ritirata a Efeso, ospite dell’apostolo Giovanni. Invece nel film vive sola e accudita da Sara, un’orfana che Maria avrebbe adottato.

Le musiche sono le solite nenie orientaleggianti che ormai fanno da colonna sonora a tutti i film ambientati nell’antichità (o nel Medioevo, come Le crociate di Ridley Scott). In Piena di grazia la scena è occupata costantemente da Maria e Pietro. L’azione si svolge dichiaratamente nell’anno 43, quando la Madonna avrebbe sui cinquantotto anni. Pietro è dubbioso, angosciato, non sa quale direzione dare al cristianesimo nascente. Maria lo consiglia. Solo che i consigli sono quanto di più evanescente ci sia, tra il retorico e lo pseudomistico, col risultato complessivo che ci si capisce niente.

Il film è lentissimo, tutto dialoghi e primissimi piani dei volti. Insomma, quella roba che piace tanto ai circuiti d’essai e ai cineforum parrocchiali. Per tutti gli altri spettatori, una noia mortale. Gli altri apostoli non fanno altro che tormentare Pietro, assillandolo con richieste del tipo: e adesso che facciamo? Il fatto è che lui non lo sa: Cristo ha lasciato poche direttive e ora non si sa che pesci prendere di fronte all’insorgere delle prime difficoltà. Par di capire che tutti i problemi vengano dai pagani che si sono fatti battezzare: privi di comando, rischiano di sviluppare eresie (in alcuni luoghi si sono già sviluppate con, addirittura, promiscuità sessuali e sacrifici di bambini: il che, per la storia, non sono altro che le accuse dei pagani-pagani di Roma ai primi cristiani).

La Madonna non riesce più a chinarsi e deve pregare Sara di raccogliere per lei qualche pietra, che poi finisce in un mucchietto in campagna. Chissà perché? L’ultima di queste pietre viene data a Pietro, che la va a mettere sul mucchietto quando lei è morta. Boh. La metafora – se questo è - non è chiara. Quando Maria sta per morire, Pietro dice che «sarà senz’altro assunta nelle braccia del Signore». Ed è tutto sull’Assunzione. Nel film si vede solo che lei muore e la portano alla sepoltura. Prima le è stata data la comunione dopo una messa in stile neocatecumenale.

Ogni tanto viene riproposta una scena, sempre la stessa: Maria da giovane, vista di spalle, cammina accarezzando con la mano destra le cime dei cespugli. L’angolazione è la stessa del film Il gladiatore, e il gesto è il medesimo. Anche qui, non è chiaro che cosa ciò voglia dire (sempre che voglia dirlo). Al di là della barbosità del tutto, è sfuggito al soggettista che l’intero plot del film è basato su una premessa fallace: l’incertezza di Pietro e degli apostoli.

Si dimentica la Pentecoste. I Dodici, ripieni di Spirito Santo, sapevano esattamente quel che facevano e cosa dovevano fare. Nessuna incertezza, come si vede nell’episodio di Anania e Saffira. Gli Atti dicono che, quando si presentava qualche cosa di nuovo, gli Apostoli pregavano e poi decidevano infallibilmente: «…abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi…». Pietro, per giunta, battezzò il primo pagano, Cornelio, dietro suggerimento di una visione soprannaturale. Ancora una volta dobbiamo ribadire (inutilmente) il suggerimento per registi e soggettisti e sceneggiatori: gli Atti degli Apostoli sono già una sceneggiatura. Ma nessuno resiste alla tentazione di interpretarli a modo  suo. Coi soliti risultati soporiferi.