Piccoli aspiranti cantanti
Più sono bravi e più destano una sorta di imbarazzo nello spettatore i piccoli protagonisti di “Io canto” (Canale 5), il talent show condotto da Gerry Scotti. In tv i più piccoli funzionano sempre. Ma siamo sicuri che – a modo loro – queste proposte non nascondano una qualche forma di sfruttamento dei minori (a beneficio dell’audience)?
Più sono bravi e più destano una sorta di imbarazzo nello spettatore i piccoli protagonisti di “Io canto” (Canale 5, giovedì ore 21.10). Il talent show condotto da Gerry Scotti vorrebbe scoprire nuovi talenti canori fra i bambini dai 6 ai 16 anni, che scelgono liberamente le canzoni da eseguire.
Le esibizioni dei bambini vengono valutate da una giuria di qualità, con ospiti provenienti dal mondo dello spettacolo che cambiano di volta in volta. Il pubblico, come prevedono trasmissioni del genere, può esprimere le proprie preferenze con il televoto.
L’imbarazzo di cui si è detto in apertura deriva dal fatto che molti dei concorrenti in erba cantano con pose e atteggiamenti da affermate star, evidentemente mutuati dal mondo degli adulti. Inoltre, non tutti (anzi, ben pochi) danno l’impressione di divertirsi mentre si esibiscono nelle loro interpretazioni.
Il format non è originale, dato che si ispira molto da vicino (è un eufemismo…) a “Ti lascio una canzone”, condotto in tempi recenti da Antonella Clerici sulla Rai. Resta la scelta di privilegiare proposte che coinvolgono i bambini per attirare l’attenzione (anche) dei grandi.
In tv i più piccoli funzionano sempre, come dimostrano gli esempi di “Chi ha incastrato Peter Pan?”, del citato (e copiato) programma della Clerici, di “Bravo bravissimo” con Mike Bongiorno e, qualche lustro fa, di “Piccoli fans” con Sandra Milo. Siamo sicuri che – a modo loro – queste proposte non nascondano una qualche forma di sfruttamento dei minori (a beneficio dell’audience)?