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intervista a lisei

«Piano pandemico, Italia protagonista, ma l'Oms cambi passo»

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Sull'astensione dell'Italia al piano pandemico intervista a Marco Lisei, presidente della Commissione Covid: «Sulle politiche sanitarie l'Italia è protagonista. E l'Oms deve cambiare passo perché sono emerse troppe opacità». 

Attualità 22_05_2025

«Non c’entra la scienza, ma la politica. Il governo non poteva accettare deleghe in bianco dall’Oms sul futuro trattato pandemico». Il presidente della Commissione bicamerale covid Marco Lisei commenta così con la Bussola l’astensione dell’Italia, che ha portato a non accettare la bozza di Piano Pandemico dopo 3 anni di trattativa. «Italia come Russia e Iran», titolavano ieri i giornali affidandosi ai commenti delle virostar Matteo Bassetti e Walter Ricciardi. Ma le cose stanno davvero così? Non proprio. 

Lisei, era diritto dell’Italia non aderire a questo piano su questioni scientifiche?
La politica ha il dovere di intervenire, queste sono scelte politiche, non c’entra la scienza e quell’accordo ha dei vincoli giuridici, quindi non si tratta di stabilire di seguire la scienza o no è una scelta di politica internazionale e interna sanitaria se avere una propria indipendenza o essere vincolati dagli accordi sovranazionali.

Perciò la decisione dell’Italia di astenersi non isolerà il nostro Paese?
L'Italia, anche sul fronte delle strategie di profilassi sanitaria, è finalmente tornata a svolgere un ruolo non più da gregaria, ma da protagonista nel consesso internazionale e tale episodio lo dimostra.

Può spiegarci il motivo?
In sede Oms ci siamo battuti affinché la bozza di questo documento fosse modificata. I riferimenti a lockdown e ad altre politiche restrittive sono stati rimossi, giacché le decisioni su strumenti che incidono pesantemente sulle libertà personali devono essere lasciate ai singoli Stati ed aggiungo che, diversamente da quanto avvenuto in Italia durante il Covid, dovrebbero passare dal voto parlamentare. Il testo ora, anche grazie agli interventi dell'Italia, è migliorato, ma ancora non a sufficienza.

Qual è l’obiettivo?
È stato giusto astenersi, anche in vista dei prossimi appuntamenti e negoziati. L'obiettivo italiano è giungere a un accordo che tuteli la sovranità degli Stati e possa conciliare i provvedimenti sanitari con le libertà costituzionalmente garantite.

In particolare, che cosa vi preoccupa?
Anzitutto il fatto che questo accordo non deve essere una delega in bianco, è un testo abbastanza generico che però richiama una serie di allegati, che devono essere oggetto di negoziato. Il Governo Meloni si è dato come priorità il garantire la sovranità nazionale perché dobbiamo essere padroni delle nostre scelte, soprattutto quando riguardano la tutela delle libertà personali e della privacy. Il governo vuole mantenere l’indipendenza dei singoli stati così come nelle scelte sanitarie.

È stata una scelta ragionata o viziata come si dice dalla decisione degli Stati Uniti di uscire dall’Oms?
Siamo entrati nel merito degli accordi della ratifica, abbiamo studiato tutti i passaggi, non ci siamo accodati per moda. Attualmente nonostante il Ministero della salute abbia fatto un grande lavoro per modificare questo accordo, abbiamo ritenuto che non ci fossero le condizioni per votarlo. Senza dimenticare che dovrà esserci anche un passaggio parlamentare.

E se il negoziato sugli allegati non dovesse portare a miglioramenti?
Con la stessa serietà valuteremo l’esito dei negoziati dei singoli allegati e il governo prenderà una decisione finale perché non possiamo negare che ci sono dei dubbi sull’operato dell’Oms.

A che cosa si riferisce?
Durante la pandemia è emerso chiaramente che ci sono stati problemi sulla correttezza e la tempistica dell’Oms oltre a tutti i dubbi economici che hanno portato Stati Uniti e Argentina ad uscire. Questo ci deve spingere a sostenere che l’Oms debba cambiare passo e anche noi dobbiamo contribuire.