Persi dall’Africa 836 miliardi di dollari in 15 anni
I flussi finanziari illegali dal continente compromettono le possibilità di sviluppo, minano la credibilità delle istituzioni africane, aumentano povertà e disuguaglianze sociali
“I flussi finanziari illeciti e la corruzione stanno inibendo lo sviluppo africano prosciugando i cambi, riducendo le risorse interne, soffocando il commercio e la stabilità macroeconomica e peggiorando la povertà e la disuguaglianza”. Ad affermarlo è Mukhisa Kituyi, segretario generale dell’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, a commento del rapporto 2020 sullo sviluppo del continente africano. “I flussi finanziari illegali privano l’Africa e i suoi abitanti di prospettive – ha aggiunto – ne pregiudicano la trasparenza e l’affidabilità e intaccano la fiducia nelle istituzioni africane”. L’agenzia Onu stima che tra il 2000 e il 2015 siano andati persi, trasferiti illegalmente fuori dal continente, 836 miliardi di dollari, molto più del debito estero totale africano che ammonta a 770 miliardi di dollari. Dal 2013 al 2015, gli ultimi tre anni per i quali sono disponibili dei dati, in media l’Africa ha perso quasi 89 miliardi di dollari all’anno. Per un confronto, in quel periodo l’Africa ogni anno in media ha ricevuto in assistenza allo sviluppo e in investimenti esteri diretti un totale di 102 miliardi. Tre stati – Nigeria, Egitto e Sudafrica - sono responsabili di oltre i quattro quinti del totale dei flussi illegali. Di quei quattro quinti, metà provengono dalla sola Nigeria. I flussi finanziari illeciti sono costituiti principalmente da esportazioni di prodotti di elevato valore, furti, corruzione ed evasione fiscale. L’Unctad ritiene che, per quanto le somme stimate siano elevate, l’ammontare effettivo dei flussi illegali sia ancora superiore.