Persecuzione dei cristiani e lacrime di coccodrillo
Occorre tornare sul tema drammatico della persecuzione in atto, da parte delle fazioni più radicali del mondo islamico, contro i cristiani e, in particolare, contro la Chiesa cattolica. Ci sono, in proposito, alcune riflessioni da fare, volutamente dimenticate dai vari commentatori di questi giorni sui media nazionali.
Caro direttore,
è impossibile non ritornare tra di noi e con tutti i tuoi tanti lettori sul tema drammatico della persecuzione in atto, da parte delle fazioni più radicali del mondo islamico, contro i cristiani ed, in particolare, contro la Chiesa cattolica. Si pensava, da parte di molti, che fossero destinati al martirio solo i cristiani d’Oriente oppure dell’Africa. Ora è chiaro, a chi lo vuol vedere, che ogni cristiano anche della nostra disastrata Europa può essere destinato a versare il sangue per Cristo, come è avvenuto in una cittadina della Normandia.
Con don Jacques Hamel, la Francia dona al mondo un altro martire, che papa Francesco ha già qualificato come “santo”. Nel disegno misterioso di Dio, forse il fatto che vengano permessi altri martiri è per far capire all’ateo e nichilista mondo occidentale che occorre ritornare in fretta ad inginocchiarsi di fronte a Cristo, anziché eliminarlo sempre di più dal contesto culturale e sociale dei nostri popoli. Innanzi tutto, allora, preghiamo don Jacques e tutti i grandi santi dell’ultimo secolo (tra i quali, io personalmente pongo il servo di Dio don Giussani) affinché ci aiutino a uscire dal torpore in cui siamo caduti. Che il sangue dei martiri, almeno questo, ci faccia ritornare a Cristo e a tutto ciò che da Lui deriva. Nel contesto tragico di questi giorni, vorrei proporti alcune brevi riflessioni, sulle quali non mi pare che i vari commentatori di questi giorni (sono sempre più chiare l’inutilità e la pericolosità degli “esperti”) si soffermino.
1) La persecuzione dei cristiani non è una novità, non solo per motivi storici, ma soprattutto perché ci era stata preannunciata dallo stesso nostro Signore. Nel capitolo decimo del Vangelo secondo Matteo, Gesù ci invita ad avere coraggio nella persecuzione, che Egli dà per scontata. É solo il borghesismo dei cristiani d’Occidente che tende a dimenticare queste “promesse” di Gesù.
2) Di fronte alle persecuzioni, il cristiano non si abbatte, ma si rallegra perché aggiunge le proprie sofferenze a quelle di Cristo, come fecero Pietro e Giovanni dopo essere stati processati e picchiati dai capi del Sinedrio. Non solo: il cristiano, addirittura, perdona il proprio persecutore, come fece Gesù quando chiese al Padre di perdonare chi lo stava mettendo in croce, perché non sapeva quel che faceva. È il paradosso rivoluzionario del cristianesimo, impensabile prima di Cristo, paradosso che ha cambiato un’intera civiltà. La Chiesa in quanto tale non può che perdonare, come segno di un criterio diverso posto da Dio nel mondo.
3) Su questo punto mi pare, però, che si faccia un po’ di confusione. Mi torna in mente la laicissima posizione, a proposito di queste tematiche, tenuta dal compianto cardinale Giacomo Biffi. Ripensando a quella posizione, mi sembra che si possa dire che le vittime cristiane debbano, seguendo Cristo, perdonare i persecutori. Ma credo altresì che lo Stato, qualunque esso sia, debba difendere ogni cittadino, qualunque sia il suo pensiero, affinché vengano evitate vittime nel maggior numero possibile. La Chiesa deve perdonare, ma lo Stato deve difenderci. In particolare lo Stato italiano deve difenderci anche perché la nostra costituzione, all’articolo 2, «riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo che nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità». Lo Stato deve “garantire” tutte la nostre libertà, abbandonando ogni irresponsabile buonismo ed ogni remora dovuta alla concezione del “politicamente corretto”.
4) Sono lieto che Hollande abbia detto che l’attacco alla Chiesa è un attacco all’intera Repubblica. Peccato che il suo governo sia stato protagonista, in tutti questi anni, di un forsennato attacco alla Chiesa cattolica, la cui presenza pubblica è in pratica vietata, soprattutto nelle scuole ed anche nelle manifestazioni pubbliche religiose. La preoccupazione maggiore degli intellettuali francesi che sostengono il governo è quella di perseguire ogni atto che anche da lontano possa essere sospettato di islamofobia. Ed intanto alcuni islamici arrivano a tagliare la gola ad un prete cattolico mentre celebra la Santa Messa.
Caro direttore, innanzi tutto preghiamo nel dolore per un altro nostro martire, ma cerchiamo anche di non perdere la lucidità di un giudizio, senza del quale lasceremmo le porte aperte ad un male sempre più irrecuperabile.