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AL FONDO DELLA QUESTIONE

Perché senza Dio cala la natalità e crescono gli espatri

Nuovo record negativo in quanto a nascite: nel 2019 i nati sono 420.170 con una flessione del 4,5% rispetto all’anno precedente. Mentre i concittadini che si trasferiscono all’estero crescono: +8,6%. Le ragioni? Nel primo caso la riduzione della popolazione in età feconda e il fatto che un concepito su cinque viene abortito, nel secondo il sistema corrotto. Ma entrambi i fenomeni nascono dalla mancanza di una fede che unisce e che aiuta al sacrificio. 

Attualità 20_07_2020

Meno nati in Italia, più italiani che fuggono all’estero. Espresso in termini telegrafici questa è la fotografia scattata dall’ultimo rapporto Istat sullo stato demografico del nostro Paese. Nuovo record negativo in quanto a nascite: nel 2019 i nuovi nati sono 420.170 con una flessione del 4,5% rispetto all’anno precedente. I concittadini invece che si trasferiscono all’estero crescono: + 8,6%.

Perché così poche nascite? Un primo dato è oggettivo: «I fattori strutturali che negli ultimi anni hanno contribuito al calo delle nascite – scrive l’Istat - si identificano nella progressiva riduzione della popolazione italiana in età feconda, costituita da generazioni sempre meno numerose alla nascita, a causa della denatalità osservata a partire dalla seconda metà degli anni Settanta». È il cane che si morde la coda: meno figli uguale a meno adulti di domani che faranno figli. Un circolo vizioso che strangola se stesso.

Poi vi sono cause ben note solo nel mondo cattolico (in realtà solo in quello autenticamente cattolico). La prima: un concepito su cinque viene abortito. Volete che dall’inverno demografico si passi alla primavera? Vietate l’aborto. In secondo luogo è proprio vero che il chicco che non muore rimane solo e che quello che invece muore produce molto frutto. Oggi non si muore più, se non per se stessi, ossia non ci si sacrifica più per un qualsiasi “altro”. E così, prima viene la realizzazione personale e poi verso i 30 anni e più magari c’è spazio per la famiglia. Ma le lancette dell’orologio biologico spesso indicano alle donne che il tempo è ormai scaduto.

Ed anche quando non è scaduto il chicco non vuole ancora morire e quindi si dice "sì" ad un solo figlio, perché il secondo non ci sta sul piatto della bilancia insieme ad interessi, tempo per sé, propri spazi et alia. Tirare in ballo la mancanza di speranza nel futuro e i soldi è solo paravento: nel mondo e in Italia chi fa più figli sono le fasce sociali più povere, quelle che non avrebbero i soldi per sognare, per sperare, a dare retta ai sociologi.

Sull’altro lato di questo versante della denatalità ci stanno quelli che, spiccando il volo, hanno preso il parapendio per espatriare (e magari fare figli all’estero). Un triste gioco simmetrico: pochi potenziali italiani entrano nel nostro Paese, ma molti autoctoni se ne escono. Due dinamiche opposte ma che contribuiscono ad un medesimo risultato: l’Italia si sta svuotando di italiani. Come un bacino idrico che non riceve acqua e la cui acqua nel frattempo evapora copiosamente.

Questa anoressia di compatrioti, sia in entrata che in uscita, da cosa è dovuta? Lasciamo il lapis ai sociologi per dare esauriente risposta al difficile quesito, però, da parte nostra, vorremmo buttare lì una mera intuizione. Non è che manca la fede e una fede italica?

Ci spieghiamo. Al credente pare ovvio che se togli Dio tutto muore, tutto diventa sterile. Togli Dio ad un popolo e questo non solo perde la fede, il senso del trascendente, le leggi morali e molto altro, ma cessa di essere popolo. Anche le sue tradizioni, i suoi costumi, la sua sensibilità, il suo genio – tutti innervati di cristianesimo – muoiono. E dunque non solo non ci si apre più alla prole perché da dono del Cielo è diventato solo fardello (o un diritto) da trascinare su questa Terra, ma lo stesso suolo patrio perde di attrattiva, diventa più detestabile che amabile, perde di fascino proprio perché sono più le pecche che i meriti che troviamo in esso. Quando i giovani e non solo loro emigrano le ragioni sono dunque assai condivisibili: niente meritocrazia, poche opportunità lavorative, imposte esagerate, burocrazia asfissiante, infrastrutture antiquate, poca innovazione e poca flessibilità, corruzione, clientelismo e nepotismo, etc. E il motivo di tanto degrado? Forse nel fondo il motivo è semplicemente questo: l’Italia è diventata meno bella perché meno credente. Torniamo a credere, torneranno i giovani ed anche i neonati.