Perché questa flat tax non è seria e penalizza la famiglia
Flat tax: una delle riforme più discusse fra quelle proposte dal governo giallo-verde, è al centro delle polemiche di sinistra, dove viene considerata come una “misura che avvantaggia i ricchi”. Ma sarà vera flat tax? A quanto risulta finora: no. E disincentiverà la famiglia. Ne parliamo con Carlo Lottieri, Istituto Bruno Leoni.
Tutti pazzi per la flat tax? Una delle riforme più discusse e potenzialmente rivoluzionarie proposte dal governo giallo-verde, è al centro delle polemiche di sinistra, dove viene considerata come una “misura che avvantaggia i ricchi”, ma lascia perplessi anche molti che, finora, avevano sempre sperato nella sua introduzione.
La tassa piatta (flat tax) è un sistema fiscale in cui tutti pagano le tasse in base alla stessa aliquota. Dunque, che si guadagnino 20mila o 100mila euro all’anno, si pagherà sempre la stessa percentuale (il governo propone il 15%). In teoria questa sarebbe la flat tax, così come viene applicata nei Paesi Baltici e in Russia, per fare esempi concreti. Ma il governo già parla di un tetto massimo di 55mila euro, oltre al quale si pagano aliquote superiori. Dunque si tratta pur sempre di un’imposta progressiva, come quella che abbiamo avuto sinora. E il reddito si calcola sulla famiglia, non sul singolo, quindi: marito e moglie con uno stipendio a testa hanno meno possibilità di rientrare nello scaglione di reddito che paga il 15%.
Fermo restando che ogni discussione sulla flat tax è attualmente solo ipotetica (finché la proposta non si tradurrà in legge) ne abbiamo parlato con Carlo Lottieri, direttore del dipartimento Teoria Politica dell’Istituto Bruno Leoni. Il think tank italiano aveva pubblicato in tempi non sospetti, un anno prima che si formasse questo governo, un volume in cui si studiava e si proponeva una riforma di tassa piatta (flat tax) con un’unica aliquota del 25% (Venticinque% per tutti di Nicola Rossi, 2017). La proposta della Lega è quella di una tassa piatta al 15%, quindi dovrebbe essere una riforma ancor più radicale. Ma c’è qualche dubbio in merito, come ci spiega il professor Lottieri.
“Serve una premessa – ci spiega Lottieri – la riforma della flat tax ha soprattutto due obiettivi. Il primo è ridurre il livello di tassazione, il secondo è la semplificazione del sistema fiscale. Il primo punto può essere equivoco: non è detto che la flat tax riduca la pressione fiscale. Possiamo anche avere tasse progressive più basse (come in Svizzera) rispetto a una tassa piatta come quella che verrà introdotta in Italia. In Potere e mercato, l’economista Murray Rothbard rende molto chiaro questo concetto: non importa tanto in che modo lo Stato mi sottrae risorse, ma quante ne sottrae. Il problema della quantità è legato a un altro punto fondamentale: puoi ridurre la pressione fiscale, ma solo se al tempo stesso tagli anche le spese. Altrimenti sei obbligato ad andare in deficit. Sempre che te lo lascino fare (perché contrario ai parametri europei), il deficit è un modo per far pagare il conto alle generazioni future. Le domande che ci dobbiamo porre, dunque, è: vogliamo ridurre veramente il prelievo fiscale? Le vogliamo ridurre seriamente, riducendo la spesa pubblica? Oggi sembra evidente che il governo non voglia rispondere in modo convincente alla prima e soprattutto alla seconda domanda”.
Sull’altra questione, la semplificazione, la tassa piatta del 15% sarebbe semplice, se non che: “le aliquote sono più di una, anche nella proposta del governo. C’è quel gradone di 55mila euro, così importante, che cambia tutto. Doveva essere una scelta a favore della società e soprattutto della sua cellula fondamentale, che è la famiglia. Così invece si replica il solito sistema disincentivante”. Parlando proprio del cruciale aspetto della pressione fiscale sulla famiglia, il reddito, per ora, viene calcolato sulla famiglia, non sul singolo. “Non è un livello di reddito altissimo, considerando che, nella coppia-tipo, si sommano due stipendi. Quante famiglie restano al di sotto di questa soglia? Sposarsi diverrebbe un disincentivo. Che un sistema fiscale induca a non sposarsi o addirittura a separarsi è una follia. Ma poi c’è anche un’altra questione…” Quale? “Soprattutto nel Sud Italia c’è ancora un basso tasso di occupazione delle donne. Questa riforma fiscale costituirà un ulteriore disincentivo per l'occupazione femminile. E non è certo con la promozione di un modello mono-reddito che si salva la famiglia. Semmai lo sarebbe un’aliquota bassa, per tutti, che permetta di risparmiare risorse per i figli”.
Una delle critiche più frequenti della sinistra è che la flat tax (anche se fosse correttamente introdotta) premierebbe solo i ricchi. “Qui si entra in un problema di filosofia politica. I fautori dell’imposta progressiva ritengono che ad un aumento della ricchezza debba corrispondere, non solo un aumento della contribuzione, ma anche un aumento della percentuale di contribuzione. Questa linea deriva una visione del mondo che considera l’arricchimento come un male e legittima la sottrazione di risorse a chi ha successo. Sono scelte basate sull’etica egualitaria che, al di là delle questioni di valore, all’atto pratico si rivelano fallimentari. In Europa abbiamo già conosciuto periodi di altissima progressività: in Svezia si arrivava ad aliquote del 90% e in Italia del 72%, quelli che avrebbero dovuto pagare così tanto hanno votato con i piedi, cioè si sono trasferiti altrove. Chi dovrebbe essere maggiormente colpito dall’imposta progressiva, ha risorse sufficienti per sfuggirvi completamente. La flat tax (purché sia vera flat tax), ha il merito di semplificare il fisco, ma soprattutto eliminerebbe tutto il sistema di detrazioni che è sempre al centro di un grande mercato politico, in cui chi urla più forte ottiene maggiori esenzioni”. Allora è bene che si proceda con la flat tax? “Sì, ma la vera flat tax è purtroppo assente dal dibattito attuale. Introdurre una tassa piatta è una rivoluzione dei rapporti fra lo Stato e il contribuente. Oggi, al contrario, si pensa solo a piccoli aggiustamenti, quindi non si vuol fare sul serio”.
Si dice anche che la flat tax avvantaggi solo il Nord. “Non credo, anche se si entra in un discorso più complicato”. Cioè? “Come insegna la scienza delle finanze, il sistema fiscale è uno strumento nelle mani della classe politica per estrarre il massimo possibile delle risorse dai privati. Dove si va ad estrarre il massimo delle risorse? Dove c’è una maggior produzione: nel Nord nel caso dell’Italia. Non c’è dubbio, quindi, che qualunque sistema unitario sarà sempre troppo alto per il Sud, perché sarà calcolato in base alla produzione del Nord. Se i maggiori tassi di evasione si registrano al Sud, non lo si deve tanto alla diffusione della criminalità o a fattori culturali, quanto al fatto che si impone una tassazione da Germania a una parte di Paese che ormai è al livello della Romania. Quindi ogni sistema fiscale unitario andrà sempre contro gli interessi del Sud. Una vera tassa piatta sarebbe certamente meno penalizzante, ma per ora un sistema di vera flat tax non è neppure all’orizzonte”.