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IL DUELLO/16

Perché il pagano Virgilio e non un grande santo fa da guida a Dante?

Perché Dante sceglie proprio Virgilio come sua guida nel mondo dell’aldilà? Non poteva scegliere un grande santo della storia della chiesa, magari un santo del Duecento come san Francesco? Perché Virgilio è stato come un ponte tra il paganesimo e la cristianità, un traghettatore tra il mondo antico improntato alla legge della sopraffazione, bagnato dal sangue sparso nelle guerre tra i popoli, e il nuovo mondo cui si aspira, dominato dalla pace e governato dalla bontà di Dio.

Cultura 02_05_2021

Guida e maestro di Dante nel viaggio nei primi due regni, Virgilio costituisce senz’altro il riferimento principale cui il poeta guarda per la stesura della Commedia. Caronte, Minosse, Cerbero e altri mostri infernali o le acque presenti nell’Inferno come l’Acheronte, il Flegetonte, la palude Stigia, il lago Cocito sono tutti già presenti nell’Eneide.

Quanti mostri virgiliani sono stati trasformati in demoni nell’Inferno dantesco! Quanti episodi dell’Eneide rivivono nella Commedia con una fantasia nuova! Pensiamo all’episodio di Pier della Vigna ripreso dalla celebre vicenda di Polidoro del III libro dell’Eneide. Le stesse Arpie che abitano la selva dei suicidi sono prelevate dalle isole Strofadi su cui giungono Enea e i suoi compagni sempre nel libro III dell’Eneide.

Ma certamente i richiami all’opera virgiliana sono molto più numerosi di quanto si potrebbe pensare. Uno dei massimi esperti contemporanei della Commedia, l’americano Robert Hollander, ha realizzato il Dante Dartmouth Project, database che raccoglie settantotto commenti redatti dall’epoca di Dante fino ai giorni nostri, e ha rintracciato addirittura trecentodieci riferimenti sicuri o probabili all’Eneide. Lo studioso ha raccolto i richiami nel saggio Le opere di Virgilio nella Commedia di Dante.

La presenza del magistero di Virgilio nei versi s’infittisce laddove il maestro è presente nel viaggio accompagnando Dante verso la cima del Purgatorio fino all’incontro con Beatrice nell’Eden, mentre diventa considerevolmente meno significativa nel Paradiso ove Virgilio non può accedere e ha così lasciato il compito di guida a quella donna dagli occhi splendenti «più che la stella». Lo studioso David Scott Wilson-Okamura ha verificato la presenza di centoottanta riferimenti all’opera virgiliana nell’Inferno, ottanta nel Purgatorio e cinquanta nel Paradiso

Virgilio entra in scena nella Commedia con una spettacolare agnizione, sciorinando particolari della sua vita gradualmente, rivelando di essere vissuto all’epoca dell’imperatore Augusto, quando ancora non si era compiuta la rivelazione, di essere stato poeta e di avere scritto l’Eneide. Il lungo percorso di accompagnamento di Virgilio attraverso l’Inferno e il Purgatorio avrà termine sulla montagna del Paradiso terrestre. Ad un certo punto il poeta latino ha adempiuto al suo compito, una volta portato Dante all’incontro con Beatrice. Non ha voluto legare a sé in maniera narcisistica il discepolo, ma al contrario gli ha indicato il bene per la sua vita e l’ha accompagnato per un tratto del percorso dell’esistenza. Virgilio ha portato Dante verso le stelle, verso il compimento del suo desiderio.

Perché Dante, fiorentino che vive tra Duecento e Trecento, sceglie proprio Virgilio come sua guida nel mondo dell’aldilà? Non poteva scegliere un grande santo della storia della chiesa, magari un santo del Duecento come san Francesco (che lui colloca subito sotto san Giovanni Battista nella Candida Rosa in seconda posizione) o san Benedetto (posto sotto san Francesco) o san Tommaso (filosofo di riferimento)? Perché scegliere un pagano, autore latino vissuto tredici secoli prima?

Autore dell’Eneide, grande poema dell’epoca latina, simbolo della romanità, emblema delle virtù della pietas, della gravitas, della fides, nel Medioevo Virgilio era percepito come un profeta, poiché si credeva che avesse anticipato l’avvento di Cristo nella IV egloga (oggi sappiamo con certezza che il poeta mantovano non si riferiva in quei versi alla nascita di Gesù, ma al figlio del console Asinio Pollione).

Proprio per questa ragione Virgilio è stato come un ponte tra il paganesimo e la cristianità, un traghettatore tra il mondo antico improntato alla legge della sopraffazione, bagnato dal sangue sparso nelle guerre tra i popoli, e il nuovo mondo cui si aspira, dominato dalla pace e governato dalla bontà di Dio. La quarta egloga delle Bucoliche è proprio l’auspicio del ritorno all’età dell’oro.

Per la stessa ragione Virgilio è trattato come un cristiano prima dell’avvento di Cristo, un profeta che per ispirazione divina preannuncia l’evento che sta per cambiare la storia: Virgilio ha una missione come Dante nella Commedia. Lo stesso sant’Agostino ne è convinto. Alcuni studiosi contemporanei stanno studiando le conoscenze che Virgilio aveva sulle aspettative  messianiche nel mondo ebraico.

Ma anche altre suggestioni possono aver spinto Dante alla scelta di Virgilio come maestro.

L’intera Eneide è percepita come un’opera profetica sotto il profilo storico-politico, perché preannuncia il destino di gloria dell’impero romano voluto dal cielo. La morte di grandi eroi di parte troiana e latina (Camilla, Eurialo, Turno, Niso) è stata la premessa per la fondazione dell’impero. Il poema nasce come espressione di un vero fatto spirituale: del profondo desiderio di pace, dell’aspirazione inespressa a un mondo governato dalla bontà di Dio piuttosto che dalle spinte conflittuali dell’uomo. […] Fu questo desiderio che preparò la via all’espansione del Cristianesimo, e non si può non riconoscere la grandezza di Virgilio che fin da giovane lo aveva intuito e immortalato in una poesia indimenticabile (G. A. Highet).

Lo stesso carattere di Virgilio e il suo sguardo incline alla malinconia, che mostra ripugnanza per la guerra e per lo spargimento di sangue, rendono il poeta mantovano perfetto precursore e anticipatore di Colui che porterà la Buona Novella (il Vangelo), che rivelerà la pienezza dell’uomo mostrandogli cosa significhi che sia stato creato a immagine e somiglianza di Dio.

Il pius Enea, che mostra riverenza nei confronti delle divinità, dei genitori, della patria, è ben più devoto all’ideale rispetto all’irato Achille o all’astuto Ulisse.

Il Virgilio, autore dell’Eneide, traghetta l’uomo antico, avvolto nelle paure e minacciato da dei ostili e cattivi, verso la nuova luce dell’avvento di Cristo, proprio come la guida di Dante viator lo accompagna dall’oscurità della selva oscura all’incontro con Beatrice, la donna cristofora, colei che è tramite perché il Fiorentino incontri Gesù.

Per questo Virgilio è la guida più adatta perché Dante esca dalla selva oscura: rappresenta le passioni più profonde, il talento, il desiderio più genuino di Dante; rappresenta al contempo un uomo che è stato inviato a lui dalla grazia.