Per grazia ricevuta: l’eremo di Santa Caterina del Sasso
A strapiombo sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, a Leggiuno, in provincia di Varese, sorge un eremo di rara bellezza. Tra i suoi tesori, gli affreschi cinquecenteschi dedicati alla santa cui il Beato Besozzi consacrò la propria vita.
Forse uno dei più begli eremi d’Italia, in una posizione magnifica a strapiombo sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, in provincia di Varese, nel territorio di Leggiuno. Si tratta dell’eremo di Santa Caterina del Sasso, fondato secondo la tradizione dal ricco mercante Alberto Besozzi, che essendo scampato miracolosamente ad un nubifragio mentre attraversava il lago, decise di lasciare tutti i suoi beni e di dedicare la sua vita al silenzio e alla preghiera, ritirandosi in un romitaggio sulle sponde del lago.
Alberto Besozzi, poi salito all’onore degli altari con il titolo di Beato, visse nel XII secolo, e a questo secolo risale la più antica cappella del complesso di culto, dedicata a Santa Caterina d’Alessandria. Con il passare del tempo e la sempre maggior frequentazione del sito da parte di pellegrini e fedeli, si rese necessaria la costruzione di altre due chiese, attestate con certezza dal XIV secolo: la chiesa di San Nicola e la Chiesa di Santa Maria Nova. L’eremo viene gestito dalla chiesa milanese, che inviò prima monaci domenicani e successivamente, dal 1314 al 1645, i frati eremitani del convento milanese di San’Ambrogio ad Nemus. Fino alla fine del Settecento venne custodito dai Carmelitani, fino alla soppressione asburgica, avvenuta nel 1770. L’interesse per l’eremo rinacque nella seconda metà del Novecento, e, dopo i restauri degli anni Ottanta, è stato possibile reintegrare una piccola comunità domenicana fino al 1996 e oggi gli oblati benedettini.
L’eremo è raggiungibile dalla sommità dello sperone roccioso in cui è ubicato, utilizzando l’antica scala scavata nella roccia o, dal 2010, un moderno ascensore, oppure dal lago, nella stagione di navigazione.
Una volta raggiunto l’ingresso dell’eremo ci si trova di fronte a diversi edifici, costruiti a tra il XII e il XV secolo: il convento meridionale, il “convetino” e la Chiesa. Il convento meridionale è il corpo più recente e risale al XV secolo, anche se sono state apportate importanti modifiche da Padre Giulio Martignoni, a partire dal 1624. Segue il cosiddetto conventino, di origine duecentesca, dove è possibile riconoscere il refettorio e le celle dei frati. Dopo aver attraversato un ampio cortile belvedere, in posizione magnifica sul lago, si accede alla chiesa, preceduta da un elegante portico di primo rinascimento.
La chiesa è frutto dell’integrazione in un unico edificio delle diverse celle e cappelle costruite all’origine del romitaggio, e oggi presenta per questo motivo una pianta molto articolata. Cuore del complesso è comunque il sacello del Beato Alberto, che risale al 1195. Si trova ad un libello inferiore rispetto alle altre parti della chiesa e riprende le dimensione del sepolcro di Santa Caterina sul Monte Sinai. Le pareti riportano interessanti affreschi, per lo più degli inizi del XVI secolo, che raccontano la vita e il martirio della santa a cui Alberto Besozzi decise di consacrare la sua vita.